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In Portogallo uno statuto dei docenti basato sulla valutazione

Il governo socialista portoghese, isolato tra gli insegnanti, porta a termine il precedente piano conservatore sulla scuola

05/02/2007
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La Fenprof, il principale sindacato degli insegnanti portoghesi, ha dichiarato il 19 gennaio giornata di lutto nazionale per la scuola portoghese. In quella data è stato approvato lo statuto docente, vale a dire il nuovo stato giuridico, contenente una serie di misure contro le quali i sindacati portoghesi degli insegnanti (non solo la Fenprof, ma anche la più moderata Fne) si sono battuti tenacemente, con una unità, che ha coinvolto anche numerose associazioni professionali, quale non si vedeva dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974.

Ma nonostante ciò e nonostante che il presente governo non sia il più il governo conservatore del Partito Socialdemocratico (il nome non tragga in inganno!) ma quello “di sinistra” del Partito Socialista, nel pieno isolamento rispetto al corpo docente portoghese, la legge è stata approvata.

Al centro della questione sta la valutazione dei docenti e una retribuzione basata sul merito e l’efficacia.

Il sistema di carriera dei docenti portoghesi prevedeva già una auto-valutazione, ma questa era stata considerata troppo soft già dal passato governo conservatore che aveva avviato l’esame di una legge che prevedesse una valutazione più severa e una progressione economica basata su di essa. Il governo socialista succeduto nel 2004 a quello conservatore ha portato a compimento l’opera.

La riforma, dice il ministro dell’educazione Maria Lourdes Rodrigues, introduce criteri di efficacia, merito e responsabilità nelle retribuzioni. Ma non si nasconde che costituisce una rottura con la cultura professionale del passato. Dice inoltre che molte cose sono state attenuate per accogliere le obiezioni dei sindacati. Porta suo sostegno la situazione disastrosa del sistema scolastico che vede un 40% di dispersione scolastica, di cui un 15% prima della scadenza dei nove anni di obbligo (in Portogallo l’istruzione obbligatoria termina a 15 anni).

Il programma scolastico del Partito Socialista prevedeva di dimezzare il tasso di abbandono, ma è stato attuato con misure quanto meno discutibili: lo scorso anno sono state chiuse infatti 1700 scuole con meno di 20 alunni e per il prossimo anno si prevede di chiuderne altre 900. Nello stesso tempo si prevede di arricchire il curricolo scolastico con nuove materie, di alzare a 18 anni l’obbligo scolastico, introducendo la formazione professionale nella secondaria, e creando la figura del docente unico nei primi due anni.

Lo statuto docente, oltre alla carriera per valutazione individuale, prevede anche tre livelli di docenza, un’intensificazione delle ispezioni, un maggior impegno dei docenti soprattutto in compiti di non docenza, la modifica dei consigli di istituto, che prima erano espressione dei soli docenti e ora saranno espressione di tutta la comunità scolastica e nuovi concorsi di reclutamento biennali anziché annuali.

L’introduzione di queste misure ha dato già luogo a ricorsi presso i tribunali e alle prima sentenza, anche favorevoli ai docenti. Ma si capisce che siamo solo all’inizio.

Roma, 5 febbraio 2007

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