La Francia in piazza a difesa delle pensioni.
Francia, Maggio 2003
Maggio
La Francia in piazza a difesa delle pensioni. Un milione persone hanno sfilato domenica 25 maggio a Parigi secondo i sindacati Cgt, Fsu, Fo e Unsa che hanno organizzato la manifestazione contro la riforma delle pensioni prevista dal governo Raffarin. Altre manifestazioni si sono tenute a Marsiglia ( 40.000 persone), Avignone (18.000), Tolone (20.000), Bordeaux (20.000), Montpellier (10.000), Lione (7.000), Tolosa, Nizza e Grenoble. Nelle manifestazioni la parte del leone l’hanno fatta i dipendenti pubblici e, tra questi, gli operatori dell’educazione nazionale. Sulla scuola infatti graverebbe non solo questo provvedimento, ma anche quello relativo alla regionalizzazione di una parte del personale e della gestione scolastica. Ed infatti la scuola era reduce da uno sciopero fatto in settimana, il 22 maggio scorso, l’ottavo dall’inizio dell’anno, il quarto nel mese di maggio, a cui, a detta degli organizzatori, avrebbe partecipato il 55% del personale ( a detta del ministero tra il 15 e il 39%). Il tutto in un clima in cui tra scioperi nazionali e agitazioni locali molte scuole sono bloccate e si paventa persino il boicottaggio degli esami. E per martedì 27 è indetto un altro sciopero, mentre le ferrovie sciopereranno il 2 giugno.
Gli 800.000 insegnanti francesi hanno comunque da perdere molto più degli altri lavoratori con questa riforma: oggi un insegnante può pensionarsi a 37 anni e mezzo, a partire dal 2008 potrà andarsene a 58 anni se avrà raggiunto i 40 anni, nel 2012 dovrà aver totalizzato 41 anni; una penalizzazione nei trattamenti vi sarà per coloro che non raggiungeranno il 100% dell’anzianità; la quota del 2% annuo verrà ridotta a 1,875% in ragione dell’allungamento della percorrenza; gli anni di studio e formazione non saranno più presi in considerazione, tuttavia potranno essere riscattati ma solo fino ad un massimo di tre; il beneficio di un anno per figlio rimarrà in vigore solo per i nati entro il 2004; i figli nati durante gli studi non saranno più tenuti in considerazione; non sarà più concesso l’anticipo a 15 anni per le madri di tre figli, ma solo un beneficio contributivo del 10%; verrà abolita la possibilità del part-time pensionistico per coloro che hanno 55 anni.
Il salasso previsto spiega quindi la radicalità del movimento nella scuola. Nondimeno il primo ministro Raffarin di rientro dal Canada si è detto determinato a portare avanti la riforma. E’ più facile che per la scuola un’attenuazione si abbia sull’altro fronte, quello della regionalizzazione di 150.000 operatori non docenti: questo numero potrebbe ridursi ai soli ausiliari, lasciando fuori le figure superiori come i coordinatori psicologici e i medici scolastici.
I sondaggi nell’opinione pubblica non sono tuttavia lusinghieri per il governo: il 65% dei francesi vede positivamente la manifestazione di Parigi, il 55% sostiene che il governo dovrebbe rivedere il progetto, il 18% ne chiede il ritiro totale e solo il 24% sostiene il progetto. Sempre secondo i sondaggi se Chirac, pur perdendo il 7% nell’apprezzamento dei francesi, mantiene il 58%, il primo ministro Raffarin col 47% è andato “in minoranza”.
Nel movimento nel frattempo crescono le polemiche con la Cfdt, la confederazione sindacale che si è defilata accettando la proposta governativa. Il dissenso nelle sue fila sta andando oltre a quello storicamente radicato nella federazione dei trasporti o nella regione dell’Alvernia. Si tenga presente che da non molti anni proprio nella Cfdt, tra i postelegrafonici , una delle categorie più mobilitate, si è avuta la scissione che ha portato alla nascita della Sud, specie di cobas francese. Molte sezioni locali del pubblico impiego aderiscono agli scioperi e alle manifestazioni e nella scuola la cosa è resa ancor più difficile dell’intreccio col tema della regionalizzazione, su cui lo Sgen-Cfdt è alleato con gli altri sindacati. Per queste tensioni interne alcune indiscrezioni paventano che il segretario nazionale della Cfdt non presenzi neppure al congresso della Ces a Praga.
Nuovo sciontro pero coil governo. Lunedì 19 maggio. Discussione nel parlamento francese sulla legge che modifica il regime pensionistico, portando a 40 anni il limite minimo per il pensionamento nel pubblico impiego, oggi a 37 anni e mezzo. E nuovo sciopero del fronte sindacale ( da cui però si sono ritirati Cfdt e Cgc, mentre Fo si è riaggregata) nel pubblico impiego: secondo la Fsu lo sciopero ha visto la partecipazione del 70% del personale nella scuola primaria e tra il 50% e il 60% nella secondaria. Ma oltre alla riuscita di questo sciopero, il terzo interprofessionale in poco più di un mese, il settimo per la scuola in questo anno scolastico, è il movimento che sta prendendo corpo che colpisce l’opinione pubblica. Ci sono situazioni che dopo il precedente sciopero del 13 maggio non hanno ancora ripreso il lavoro in forma stabile. Lo scorso week-end è stato punteggiato da numerose manifestazioni di insegnanti e impiegati pubblici a Montpellier, Besançon, Tolone, Le Mans, Poitiers. Più che la solita Parigi sembra essere la provincia a fare la parte del leone. E ancora una volta l’epicentro è il Midì: a Perpignano sono scese in piazza secondo la polizia 2.000 persone, a Salon de Provence 150 insegnanti hanno contestato Chirac che celebrava le vecchie glorie dell’aviazione francese in un aeroporto del luogo. A Montauban e nell’Ariege ci sono state manifestazioni locali. E’ la stessa zona che nel 2000 diede la stura alle proteste che portarono alla caduta di Allégre. E la scuola fa la parte del leone in questo movimento. Oltre alle pensioni nella scuola c’è anche la questione della decentralisation, vale a dire l’attribuzione di un numero maggiore di competenze scolastiche alle regioni e, a breve, il trasferimento a queste ultime di 150.000 bidelli. Gli insegnanti minacciano di bloccare con lo sciopero la fine dell’anno scolastico. E il Ministro dell’educazione Ferry si è affrettato lanciare dalle trasmissioni di France 2 una sfida al movimento dichiarando inaccettabile il boicottaggio degli esami: ha annunciato che il 20 maggio avrebbe riunito i dirigenti e gli ispettori per mettere in atto tutte le misure necessarie per lo svolgimento normale degli esami e che il 27 maggio una riunione del Consiglio dei Ministri sarebbe stata dedicata alla situazione della scuola.
Da parte sua anche il Ministro della funzione pubblica Delevoye dalle trasmissioni di Rtl ha ribadito che l’architettura della riforma non potrà essere smontata. Infatti, se la scuola rappresenta il “corpo d’armata” principale in questa battaglia, non è il solo settore pubblico in campo: ci sono altri settori che non sono da meno. Gli ospedali per esempio: secondo i sindacati numerosi ospedali a Parigi, La Rochelle, Limoges, Angers sono in sciopero illimitato. Così come l’Agenzia nazionale per l’impiego. Si sono attenuati invece gli scioperi nelle ferrovie e nei trasporti metropolitani, anche se qua e là vi sono ancora fermate sporadiche.
In questo quadro al congresso socialista di Digione, che ha visto l’affermazione del nuovo leader Hollande, il partito ha deciso di “sposare” il cosiddetto “movimento sociale” , vale a dire l’insieme dei movimenti che dai social forum al movimento sindacale stanno ravvivando nelle strade e nelle piazze la vita politica francese. Grande impressione ha fatto l’accoglienza riservata nel congresso alla Cgt di Bernard Thibault, l’indipendente che sembra accreditare la fine del ruolo di cinghia di trasmissione del Pcf della principale confederazione sindacale. Le Monde parla di un nuovo partenariato Ps-Cgt. Cosa non da poco se si pensa che ai tempi della Sfio e fino al 1971 l’ascesa a ruoli dirigenti nel sindacato filocomunista era costata l’espulsione dal partito a esponenti socialisti e che nel Ps di Mitterand solo il 6% degli iscritti risultava iscritto alla Cgt e mentre il 24% era iscritto alla Cfdt.
Sempre sul terreno politico, ma sul fronte opposto, l’Ump, il nuovo partito che raccoglie tutta la Destra intorno a Chirac, ha deciso che avvierà una campagna per “ristabilire la verità”: è evidente che, in Francia come in Italia, tutte le volte che la Destra al potere si trova in difficoltà accusa gli avversari di travisare la realtà . Una sua organizzazione giovanile ha lanciato una campagna contro lo strapotere dei sindacati. sostenendo che una minoranza blocca il paese: tutto il mondo è paese e, nonostante qualcuno sostenga il contrario, l’assenza di fair-play non è una caratteristica della sola vita politica italiana. Nondimeno l’opinione pubblica non sembra credere molto ai governanti. Secondo un’inchiesta pubblicata da Le Monde il 42% dei francesi per ora sostiene gli scioperanti e il 22% simpatizza con loro, mentre solo il 20% è indifferente e il 15% è ostile o contrario. Si tratta di percentuali di consenso agli scioperanti più alte persino di quelle che nel 1995 portarono a bloccare il progetto Juppè.
Scioperi e manifestazioni per le pensioni. L’intenzione di modificare il regime pensionistico francese sta mettendo in ebollizione la scuola d’oltralpe. Dopo le manifestazioni di febbraio, i lavoratori francesi sono scesi in sciopero il 3 aprile rispondendo all’appello di Cgt, Cfdt, Fo, Unsa, Fsu e Gruppo dei 10. Si sono svolte in quella data 117 manifestazioni con circa 600.000 partecipanti complessivi, secondo gli organizzatori (320.000 secondo il governo). Le manifestazioni più grosse si sono svolte a Parigi e a Marsiglia (80.000), a Tolosa (35.000), a Pau (20.000), a Bordeaux (15.000). La Cfdt non ha partecipato ai cortei trane che col personale del pubblico impiego e della scuola. Scuola e pubblico impiego erano più interessati dalla rivendicazione perché lì la riforma comporterebbe le modifiche maggiori. Gli statali francesi infatti vanno in pensione a 37 anni e mezzo di servizio, gli altri lavoratori a 40. Per questo l’adesione allo sciopero nella scuola è stata molto alta: 66%. Nei settori pubblici allo sciopero hanno aderito anche i sindacati di categoria della cattolica Cftc e dei quadri Cfe-Cfc. Il sindacato della secondaria Snes in congresso nazionale a Tolosa ha sospeso il congresso per partecipare alla manifestazione. Altri settori di rilievo dell’agitazione i trasporti aerei (55%) e ferroviari (50%). Lo sciopero ha rinfocolato la polemica politica: i socialisti hanno definito il primo ministro Raffarin “un Robin Hood dei ricchi”, ma questi si è detto intenzionato a portare avanti la riforma, eufemisticamente definita “armonizzazione”, entro il 2008.
Meno partecipazione del previsto allo sciopero del 6 maggio. Lo sciopero del 6 maggio era il quarto sciopero di categoria della scuola francese, il quinto se si calcola anche quello generale sulle pensioni del 3 aprile. L’adesione non è stata alta: 23% nelle elementari, 25% nei licei, 33% nella scuola media. Una partecipazione decisamente più bassa degli altri scioperi tenuti in precedenza. Almeno secondo i dati ministeriali. Il Ministero tira così un respiro di sollievo, pronosticando la fine rapida del movimento. D’altro avviso sono i sindacati che imputano lo scarso successo al sopraggiungere dell’agitazione sulle pensioni, che costringe insegnanti e personale della scuola a un doppio sforzo. L’alta adesione allo sciopero del 3 aprile (66%) lo confermerebbe e per il 13 maggio è prevista un’altra fermata generale.
Francia bloccata contro lo smantellamento delle pensioni. Un successo incredibile lo sciopero generale contro la riforma delle pensioni del 13 maggio scorso. Due milioni di persone sono scese nelle strade a protestare. Una mobilitazione e una riuscita dello sciopero che non si vedeva dal maggio 1968 e con una tendenza a non smobilitare: infatti in molti settori lo sciopero è continuato anche il 14 e un nuovo blocco è previsto da tutti sindacati per il 19, giorno in cui la legge verrà discussa in parlamento. Di fronte alla forza del movimento e alle spinte a continuare ad oltranza, tutti i sindacati, tranne la Cfc e la Cfdt, hanno assunto un atteggiamento di disponibilità. Il sindacato della scuola Fsu ha dato indicazione di continuare la lotta con scelte e iniziative locali. Le poste sono ancora in larga parte bloccate visto che il secondo sindacato del settore (Sud Ptt) ha dato l’indicazione nazionale di continuare, Così come è continuato lo sciopero della metropolitana di Parigi.
Il successo della giornata del 13 nella scuola (80% di scioperanti secondo gli organizzatori, dal 52% al 74% secondo le autorità) ha fatto dimenticare il cattivo andamento dello sciopero di categoria del 6 maggio ( dal 23% al 34% secondo le autorità) e ha dato ragione alle giustificazioni addotte dai sindacalisti che mettevano in luce l’approssimarsi di questo più duro confronto: con il 13 maggio la scuola francese è entrata in sciopero per la sesta volta in un anno scolastico ( quattro volte per scioperi di categoria e due per scioperi interprofessionali) e il fronte sindacale scolastico ( Fsu-Unsa-Faen-Cgt-Cfdt) ha deciso comunque di aderire compattamente anche allo sciopero di lunedì prossimo.
Francia: qualcosa di più che scioperi e manifestazioni. Lo sciopero della scuola francese di martedì 27 maggio ha rappresentato un altro successo per gli organizzatori e per il movimento di lotta: oltre il 50% del personale ha aderito, nonostante si trattasse del 9° sciopero nell’arco di un anno, in una sequenza di iniziative tale da sfiancare la più combattiva delle categorie. Ma questo non sembra il caso degli insegnanti francesi. A Parigi hanno sfilato 50.000 persone, ma la manifestazione più grossa si è avuta a Marsiglia con oltre 200.000 persone in piazza, secondo gli organizzatori. Altre manifestazioni consistenti e appariscenti si sono svolte nelle principali città. Molte scuole continuano ad essere bloccate da almeno 15 giorni. In Provenza ci sono scuole elementari e materne autogestite dai genitori in attesa del rientro degli insegnanti in sciopero. Chi ha visto in queste serate i tg francesi ha avuto modo di vedere persino scuole barricate.
La tensione continua ad essere alta, l’agitazione continua ad occupare le prime pagine dei giornali e il Ministero dell’educazione minaccia ritorsioni se il movimento dovesse sfociare nel boicottaggio degli esami nazionali ( il corrispettivo dei nostri esami di stato).
La giornata di martedì scorso, che ha avuto al centro più i temi scolastici che quello intercategoriale delle pensioni, ha visto il ricompattamento del fronte sindacale: oltre a Cgt, Fsu, Unsa e Fo anche la Cfdt, assente dalla manifestazione di domenica scorsa, aveva indetto lo sciopero.
La piattaforma comunque riguarda l’opposizione alla decentralisation (la regionalizzazione contestata di 110.000 non docenti), all’ampliamento dell’autonomia universitaria ( che prevede la chiusura delle piccole università), alla riforma delle pensioni (che poterebbe il minimo da 37 anni e mezzo a 40), al blocco del reclutamento (Ferry ha sospeso il piano pluriennale di Lang), al licenziamento dei sorveglianti e degli aiutoeducatori ( circa 25.000 precari paradocenti verrebbero sostituiti da 16.000 ultraprecari).
Il Ministero, che a parole non rifiuta il confronto, rimane irremovibile. Per questo un’altra giornata di lotta è indetta per il 3 giugno da parte di Cgt, Fsu, Unsa e Fo, che promettono “un rendez-vous majeur de gréves et de manifestations”.