La Francia verso lo sciopero generale
Francia - Marzo 2006
Dopo le grandi manifestazioni di sabato e di giovedì scorso il 28 marzo la Francia scenderà in sciopero contro la precarietà
Come era prevedibile sabato scorso, 18 marzo, in Francia la mobilitazione è stata massiccia. Circa un milione e mezzo di persone sono complessivamente scese in piazza in tutto il paese rispondendo all’appello di pressoché tutti i sindacati, delle organizzazioni studentesche (tranne UNI e FAGE ) e dei partiti di sinistra. Le manifestazione più grosse si sono svolte naturalmente a Parigi, dove gli organizzatori parlano di 350.000 manifestanti, e a Marsiglia (130.000 manifestanti). A Parigi ed in qualche altra città le manifestazioni sono terminate anche con scontri tra gruppi di manifestanti e polizia. Nel corso di uno di questi un sindacalista del sindacato postelegrafonici della confederazione SUD è stato gravemente ferito e si trova attualmente in coma.
La giornata di sabato era stata preceduta dalla mobilitazione studentesca di giovedì 16 marzo che da sola aveva già portato in piazza messo milione di persone.
Si sta presentando dunque un movimento che si amplifica sempre più coinvolgendo strati sempre maggiori di popolazione, dalle decine di migliaia di persone coinvolte a febbraio, alle prime avvisaglie della legge, alle centinaia di marzo fino al milione e mezzo di persone, con una partecipazione che da prevalentemente giovanile e studentesca si estende al movimento sindacale e agli altri strati di popolazione. E se sabato è stato inequivocabilmente un successo, l’eco avuto sulla stampa ne ha costituito un’ulteriore amplificazione. Le Monde di domenica non solo fa la cronaca della giornata ma riporta nella pagina della cultura una lunga intervista al sociologo Francoise Dubet che, sottolineando il profondo disagio che attraversa il paese, dice: “Il movimento anti-CPE è la replica tra le classi medie di quello delle banlieues”. Ma è soprattutto la stampa locale a dare spazio al fenomeno. Così Le Dauphinè Liberé parla di grande manifestazione tra i 7 e i 77 anni, La Depèche du Midì dice che la manifestazione ha stupito chi pensava a una gioventù stravaccata davanti a Mtv, Le Courier Picard si chiede chi tirerà fuori dalla crisi la destra prima delle presidenziali del 2007, Le Parisien dice che il primo ministro ha contabilizzato il record di 160 manifestazioni in provincia e di un corteo di sei 6 Km nella capitale, La Provence e Le Progres de Lyon parlano di un primo ministro in impasse, Sud-Ouest parla per il primo ministro di “attrattiva della solitudine”, e L’Est Republicaine dice “impossibile pensare un’uscita dalla crisi con un uomo che vuol difendere l’immagine di colui che osa e con i sindacati che rifiutano il dialogo”. Tutti titoli che dimostrano come il movimento stia influenzando l’opinione pubblica in tutti gli angoli della Francia. I sondaggi effettuati dai vari giornali confermano la cosa: a favore del ritiro della legge sul CPE sarebbe il 71% dei francesi secondo Liberation, il 60% secondo La Depeche du Midì, il 68% secondo Le Parisien: cambiano un po’ i numeri ma la maggioranza è inequivocabile.
E all’opinione pubblica portano il loro contributo personaggi eccellenti: ai 46 rettori d’università che consigliavano al governo di scendere ad accordi, all’arcivescovo di Digione, a molti docenti universitari e intellettuali si è aggiunta persino l’attrice americana Sharon Stone, in Francia per la presentazione di un film: “Anche se sono bionda o forse proprio perché sono bionda mi batto per cose evidenti- ha detto – la legge è chiaramente inadatta, la gente ha diritto di sapere perché viene assunta o licenziata”.
Si capisce perché la destra non ha neppure interesse a utilizzare gli scontri di piazza in chiave propagandistica, anche se non mancano gli ultras che chiedono di applicare la legge già applicata nelle banlieues. Il clima è troppo sfavorevole al governo e il movimento troppo vasto per scherzare col fuoco col rischio che l’incendio si propaghi senza che nessuno lo controlli più. Anche le contromanifestazioni non hanno avuto molto successo: alcune centinaia di studenti hanno manifestato sabato mattina davanti all’Hotel de la Ville di Parigi a favore della riapertura delle università, ma questo non esclude un’opinione diversa sui CPE. La FAGE, seconda organizzazione studentesca universitaria dopo l’UNEF, pur non aderendo ad occupazioni e movimento si dice però contraria ai CPE e sembra che anche militanti del Fronte Nazionale animassero gli scontri con la polizia al Quartiere Latino di giovedì 16 marzo.
Sono molte di più anche a destra le voci che chiamano alla conciliazione, anche per giochi interni allo schieramento: qualche distanza dalla rigidità del primo ministro De Villepin hanno cercato di prenderla sia il presidente Chirac sia il ministro degli interni Sarkozy, ma anche parecchi parlamentari in difficoltà nei loro collegi.
Sul fronte opposto il successo di sabato ha rinvigorito il movimento: 67 università e 313 licei di cui 15 a Parigi non funzionano o funzionano a singhiozzo. E ha dato forza al partito dello sciopero generale: si era sbilanciata per prima la FSU proponendo la giornata di giovedì 24 per uno sciopero generale della scuola, la CGT aveva alzato il tiro per uno sciopero generale intercategoriale, mentre la CFDT proponeva cautela e la FO parlava di sciopero intercategoriale ma no necessariamente generale. Finché tutti riuniti nella casa, insospettabile, della cattolica CFTC i sindacati hanno fissato la data: il 28 marzo, una data abbastanza avanti nel tempo per una buona organizzazione della cosa, ma forse un po’ lontana per i più impazienti. Non mancano infatti in questi giorni tentativi di dare vita ad altre iniziative spontanee o organizzate, come dimostrano gli scontri che per tre ore lunedì 20 hanno opposto liceali e forze dell’ordine a Drancy, nella periferia nord di Parigi.
Roma, 22 marzo 2006