La Grecia vota NO contro il ricatto della Troika
Storica affermazione del voto democratico voluto da Tsipras, in appoggio alla posizione della Grecia nelle trattative internazionali sulla ristrutturazione del debito pubblico greco.
Dopo mesi di trattativa senza tregua e senza esito, Tsipras e il governo greco di Syryza avevano tentato di ribaltare il continuo ricatto e di appellarsi al voto popolare. Era stato quindi indetto un referendum attraverso il quale il popolo greco avrebbe dovuto esprimere la sua opinione, positiva o negativa, sulle proposte fatte dai creditori ad Atene per ottenere ulteriori finanziamenti.
Il risultato delle urne è stato una schiacciante vittoria del "no" (OKI, in greco) per 61.3 %. Un incredibile successo dei no a questa proposta di accordo assolutamente inimmaginabile alla vigilia del voto, soprattutto con queste proporzioni.
L’ultima settimana infatti era stata molto difficile in Grecia: banche chiuse, limiti molto bassi (60 euro) al prelevamento nei bancomat con conseguenti lunghe file agli sportelli. Il governo aveva addirittura deliberato la gratuità dei trasporti pubblici per una settimana per alleviare le difficoltà della popolazione.
Già dopo l’applicazione nel febbraio 2012 del "memorandum d’intesa" imposto dalla Troika (il nome che convenzionalmente indica il concerto di Unione Europea, Banca Europea, Fondo Monetario internazionale), che dettava dure condizioni per il conferimento di un prestito di 130 miliardi di euro, la popolazione greca e, in particolare, i lavoratori dei settori pubblici (Sanità e soprattutto i lavoratori di tutti i comparti della conoscenza) avevano subito incredibili vessazioni, dalla decurtazione dello stipendio fino al 40% al licenziamento in tronco. Le direttive da rendere esecutive erano quelle convenzionali dell’approccio tecnocratico neoliberista: nessun ostacolo alla circolazione di capitali, riduzione del costo del lavoro, orari di lavoro più flessibili, nessun limite alle azioni delle imprese private, tagli alle pensioni e al salario minimo fino alla riduzione delle spese per i medicinali salvavita.
Già a maggio 2015 il governo guidato da Tsipras aveva segnato una netta e radicale inversione di tendenza, assumendo nuovamente con un Decreto governativo ben 2.143 insegnanti che erano stati licenziati negli anni precedenti, reintegrando contemporaneamente anche medici, infermieri e assistenti sanitari.
Il segretario generale della FLC CGIL, Domenico Pantaleo, era già intervenuto con una lettera all’allora governo Samaras per perorare e supportare la causa dei lavoratori della conoscenza greci. Appena ritornato da Atene, dove aveva partecipato insieme alle altre delegazioni internazionali al 17 congresso dell’OLME, il sindacato greco dei docenti delle scuole superiori, Pantaleo ha oggi espresso chiaramente la sua soddisfazione per il risultato del referendum: “come avevamo detto la scorsa settimana ai nostri colleghi greci, ancora molto dobbiamo imparare dalla Grecia e dalle sue lotte per la democrazia reale, a favore di un Europa di diritti e di valori e non sottomessa alle logiche economiche di tecnocrati, banche e capitalisti rampanti. È ora che anche in Italia si inizino ad applicare i principi di equità, giustizia e solidarietà che si professano nei documenti europei e non solo i diktat che impongono la liberalizzazione selvaggia e una cieca riduzione della spesa pubblica e sociale. Il governo italiano impari dalla lezione greca: i sindacati, che sono stati una parte fondamentale del risultato elettorale greco, sono una forza di progresso e di civiltà reale. Impari ad ascoltare noi e non chi non ha a cuore il futuro dell’Italia, della vera Europa e dei nostri figli.”