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La "nuova destra" peggiora l’educazione.

Nuova Zelanda, gennaio 1999

13/01/1999
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GENNAIO

La "nuova destra" peggiora l’educazione. Nel 1989 il sistema educativo neozelandese è stato profondamente rimaneggiato. Le scuole sono state decentrate nel quadro di una ristrutturazione radicale dell’economia e del settore pubblico. Dieci anni dopo le rifome hanno generato gravi ingiustizie ed hanno aumentato i carichi di lavoro degli insegnanti, senza raggiungere gli obiettivi promessi. Questo è il senso di una denuncia comparsa sul mensile dell’Internazionale dell’Educazione ad opera del sindacato dei docenti della secondaria Nzppta e del New Zealand Education Institute. Secondo tale denuncia la montagna della riforma che prometteva maggior partecipazione dei genitori e maggior aderenza ai bisogni locali ha in realtà partorito il topolino di un sistema frammentato e competitivo, in cui genitori partecipano solo all’organizzazione delle feste e il tempo degli insegnanti viene assorbito da un’enorme mole di problemi organizzativi, soprattutto quello degli insegnanti-direttori, che lavorano 61 ore alla settimana. La competitività tra le scuole unita all’abolizione dei bacini di utenza ha spinto a valorizzare gli aspetti più appariscenti della vita scolastica e meno importanti sul piano pedagogico nella speranza di attrarre più alunni, dal cui numero dipende anche il volume dei finanziamenti. Conseguenza: le scuole già avvantaggiate ne hanno tratto vantaggi ulteriori, mentre le scuole che avevano problemi hanno sempre meno risorse, ed è in queste ultime che si concentra la popolazione scolastica maori e polinesiana.

Nello stesso tempo, nonostante il 97% dei genitori continui a preferire per i propri figli la scuola statale, il governo ha deciso di finanziare le scuole private le quali chiedono di essere integrate nel sistema dell’offerta pubblica ed ha cercato di "privatizzare" la scuola statale introducendo il principio della "sovvenzione globale". Quest’ultimo consiste nell’attribuzione ad ogni scuola di un budget complessivo comprensivo di tutte le attività ed anche degli stipendi del personale. Ma solo un terzo delle scuole secondarie ha accettato questo principio: gli insegnanti sono convinti che la sovvenzione globale sia on modo malcelato di sopprimere i contratti collettivi e di produrre un ritorno all’epoca in cui il salario dipendeva dalla regione o dalla città in cui si lavorava, col risultato che alcune regioni del paese non potrebbero esercitare nessuna attrattiva sugli insegnanti.

Nel 1982 un’indagine dell’Ocse aveva constatato che il sistema educativo neozelandesesi basava sulla cooperazione tra i docenti e tra le scuole, sul consenso di operatori e utenti, sulla crescita e sullo sviluppo dell’individuo. Oggi il sistema educativo aderisce sempre più a valori mercantili: competitività e consumismo. Fortunatamente per i piccoli neozelandesi, concludono i due sindacati, gli insegnanti si sono in larga misura rifiutati di sottoscrivere questa visione delle cose e contiunuano ad affermare e praticare valori pedagogici.