La ripresa dell’anno scolastico.
Spagna, Settembre 2002
Settembre
La ripresa dell’anno scolastico. Inizio d’anno scaglionato per 6,6 milioni di alunni spagnoli (100.000 in meno dello scorso anno) a seconda del grado di scuola e della comunità regionale di appartenenza: l’arco di tempo si è situato tra il 5 di settembre con gli alunni della scuola elementare e materna de La Rioja e il 23 di settembre con la secondaria inferiore di Andalusia Catalogna e Baleari. Ma la maggior parte delle regioni ha concentrato l’inizio delle lezioni il 9 o il 10 di settembre. La fine è prevista quasi ovunque il 20 giugno. La legge prescrive almeno 175 giorni di lezione per scuola materna ed elementare e 170 per secondaria e formazione professionale. Il record di giornate sarà detenuto da Catalogna, Comunità Valenziana e Murcia nella primaria con 177 giorni e dalle Province Basche nella secondaria inferiore con 175 giorni.
Varie associazioni si sono preoccupate di fare un bilancio dei costi per il mantenimento di un figlio agli studi: le stime portano ad una spesa di 347 euro in una scuola pubblica, 768 in una scuola non statale convenzionata, 945 in una privata. Il tutto per iscrizione, libri, materiale scolastico e divisa. A questi si aggiungono le spese mensili per la mensa stimate rispettivamente in 46, 87 e 107 euro e per i trasporti stimate in 33, 63 e 100 euro.
Sarà un anno segnato da polemiche. Il dibattito sulla legge di qualità (Loce) e le mobilitazioni contrassegneranno il nuovo anno scolastico spagnolo. Il testo della riforma approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 26 luglio inizia proprio ora l’iter parlamentare. La polemica adesso verte sul finanziamento della riforma: c’è il sospetto che il tutto venga scaricato sulle comunità regionali e che lo stato centrale non si accolli l’onere previsto. Si prevedeva che la riforma che contempla lo sdoppiamento degli ultimi due anni della secondaria inferiore obbligatoria in due indirizzi fosse avviata con appena 2.800 insegnanti in più (uno ogni 800 alunni) e con un costo di 75 milioni di euro annui (52 per le scuole convenzionate e 23 per quelle pubbliche). La riforma non modifica radicalmente tutto il sistema ma agisce soprattutto sull’istruzione secondaria inferiore obbligatoria, la cosiddetta Eso: permette che a 12 anni gli alunni peggiori siano inviati a progetti speciali, introduce la possibilità di essere bocciati anche più di due volte, separa gli alunni di 14 anni in percorsi diversi a seconda del rendimento, i peggiori potranno essere mandati a programmi speciali fuori dalla Eso ( la attuale garanzia sociale), introduce un esame finale alla fine del corso di istruzione secondaria di secondo grado (bachillerato). La legge vede l’opposizione non solo dei partiti di sinistra (Iu e Psoe) e delle comunità da questi governate ma anche da parte delle comunità basca e catalana.