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La situazione scolastica in Argentina

Argentina, gennaio 2002

08/01/2002
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Con una popolazione di età inferiore ai 15 anni che ammonta al 27% e un analfabetismo al 3,7%, in Argentina l’82% dei bambini frequenta la scuola materna, l’88% la scuola primaria, il 73% dei maschi e l’81% delle femmine si iscrivono alla secondaria. Il 12,6% delle spese statali, pari al 3,5% del Pil, sono destinate alla scuola e su 100.000 abitanti 5.430 sono studenti. L’Argentina conta 26 università pubbliche frequentate da 946.000 studenti e 49 università private molto piccole con circa 166.000 studenti. Esistono inoltre 1.664 scuole di istruzione superiore alle quali nel 2000 erano iscritti 870.615 studenti.

La scuola primaria è gratuita ed obbligatoria e va dai 5 ai 14 anni ed è normalmente seguita da almeno due anni di scuola secondaria, ma il finanziamento della scuola pubblica è insufficiente ed in alcune zone rurali è difficile accedere ad un'istruzione qualitativamente valida. La Confederazione dei Lavoratori dell’Educazione della Repubblica Argentina (Ctera), ha organizzato una campagna durata mille giorni e terminata agli inizi del 2000, denominata “La carpa blanca”, con l’obiettivo di ampliare i finanziamenti alla scuola pubblica. Nel 1999 anche gli studenti di Buenos Aires sono scesi nelle strade per protestare contro i tagli agli investimenti federali destinati all’educazione.

Secondo la legislazione argentina la popolazione indigena avrebbe diritto ad un’educazione bilingue, ma per questo compito mancano gli insegnanti e questo gruppo, che varia dalle 700.000 persone a 1.500.000, ha un tasso abbastanza alto di analfabetismo.

La legislazione argentina riconosce la libertà di insegnamento, che normalmente è rispettata dal governo federale, ma che si tende ad aggirare sempre più con la generalizzazione dei contratti temporanei.

L’Argentina ha uno dei tassi più alti di disoccupazione dell’America latina, con la conseguenza di un incremento del lavoro infantile. Secondo un’inchiesta del 1998 circa quattro milioni e mezzo di bambini vivono in condizioni di povertà. Il censimento ha rilevato che circa il 5% dei bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni lavorano, in maggioranza insieme agli adulti della famiglia, ma secondo le Ong le cifre ufficiali andrebbero raddoppiate. Organismi governativi legati al Ministero del lavoro, con la partecipazione di associazioni imprenditoriali e sindacati hanno cominciato ad indagare su questo fenomeno così come sulla prostituzione infantile, soprattutto in relazione a fenomeni di immigrazione. Nel 2000 la polizia scoprì 200 bambine paraguaiane avviate alla prostituzione e 40 bambini peruviani che lavoravano in condizioni di schiavitù in un’azienda tessile.

La legge proibisce di lavorare al di sotto dei 14 anni, anche se in casi eccezionali il ministero può autorizzare al lavoro dei bambini come parte dell’unità familiare. Tra i 14 e i 16 anni si può lavorare solo in alcuni impieghi e per non più di 6 ore al giorno e 36 ore alla settimana.

Tutti i lavoratori hanno diritto di costituire sindacati e di scioperare. Nella scuola i sindacati sono due, entrambi membri dell’Intenazionale dell’Educazione: la già citata Ctera, che conta 230.000 affiliati e la Confederazione degli Educatori Argentini (Cea) che ne conta 20.000. La Ctera ha svolto negli ultimi anni un grande lavoro contro il lavoro infantile, assumendo un ruolo di rilievo nell’organizzazione della Marcia Mondiale contro ilo Lavoro Infantile.

Le riforme nel diritto del lavoro degli anni novanta hanno dato luogo ad una crescente insicurezza sociale e alla perdita di diritti basilari. I successivi governi, compreso quello eletto nel 1999, hanno accettato le pressioni degli imprenditori e del Fmi, introducendo niente meno che 23 emendamenti alla legislazione sul lavoro di grave pregiudizio ai lavoratori. I salari e i benefici sociali ne sono risultati pregiudicati e la stessa negoziazione collettiva è in pericolo. Le statistiche ufficiali parlano del 14,7% di disoccupazione e del 15,4% di sottoccupazione. Nello stesso tempo il 40% dei lavoratori occupati lavora più di nove ore al giorno e il 22% più di undici. Nell’agosto del 1999 vi sono state agitazioni in varie province per il mancato pagamento degli stipendi pubblici. Nella provincia di Corrientes nel 1999 ci fu uno sciopero pubblico, insegnanti compresi, perché il governo locale si rifiutava di pagare gli stipendi. Il governo federale fu costretto ad assumere direttamente la reggenza della provincia. Ma le cose invece di migliorare sono peggiorate in tutta l’Argentina e dal 2000 la situazione è potenzialmente esplosiva.

(tratto dal Barometro 2001 dell’Internazionale dell’Educazione sui diritti umani e sindacali)

Roma, 8 gennaio 2002

Tag: argentina