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Le richieste al G20 del Labour 20 sull’Istruzione

Il vertice dei sindacati dei paesi del G20 chiede investimenti per un sapere gratuito e universale e le risposte non sono soddisfacenti

03/11/2021
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Il 27 e 28 ottobre si sono tenuti a Roma gli incontri del Labour 20, uno dei vertici del più cruciale degli Engagement Groups del G20, promosso dalle organizzazioni nazionali sindacali di tutti i paesi coinvolti e le organizzazioni globali, confederali e di categoria, in particolare l’ITUC (International Trade Union Confederation, la Confederazione Internazionale Sindacale) e il TUAC (Trade Union Advisory Committee, il Comitato Consultivo Sindacale) all’OCSE, di cui la FLC CGIL è componente da molti anni.

Due giorni di confronto serrato su temi fondamentali, dal punto di vista mondiale e da quello nazionale: dal multilateralismo alla ripresa oltre l’austerity, dalla lotta alle disuguaglianze e agli investimenti nella salute e nell’istruzione pubblica, finendo poi con le misure per costruire dei sistemi economici che evitino la crisi climatica e con le politiche del lavoro per governare l’economia digitale.

Il panel sulla salute e sull’istruzione era coordinato da David Edwards, il segretario generale di Education International, l’organizzazione globale che rappresenta più di 32 milioni di lavoratrici e lavoratori dei sistemi educativi di tutto il mondo, e uno dei discussant è stato Maurizio Landini, Segretario Generale nazionale della CGIL, insieme a David Boys, Vicepresidente di Public Services International, l’organizzazione globale dei sindacati dei servizi pubblici, della quale è Segretario Generale Rosa Pavanelli che proviene dalla Funzione Pubblica della CGIL.

Il summit ha prodotto un documento generale che è stato presentato al vertice del G20 di Roma, una vera e propria Agenda delle Priorità, con ‘Le richieste dei lavoratori per distribuire la prosperità alle persone e proteggere il pianeta’, come recita il titolo stesso della dichiarazione. Per ogni questione il Labour 20 ha esplicitato le azioni necessarie e richieste ai governi del G20.

Per quanto riguarda l’ambito dell’istruzione due sono state le principali richieste specifiche, contenute nel testo:

  • investire in servizi pubblici di qualità e sostenere servizi sanitari, educativi e assistenziali gratuiti e universali
  • sostenere la creazione di nuove competenze e opportunità di apprendimento investendo nell’istruzione pubblica di qualità e nella formazione professionale e permanente, con particolare attenzione all’apprendistato e ai giovani, nonché operare con le parti sociali per garantire la formazione permanente.

Nel suo documento finale, la riunione dei leader mondiali ha inserito due punti riservati all’istruzione:

L’istruzione. L’accesso all’istruzione è un diritto umano e uno strumento fondamentale per una ripresa economica inclusiva e sostenibile. Ci impegniamo a garantire l’accesso a un’istruzione di qualità per tutti, con particolare attenzione alle donne e alle ragazze e agli studenti vulnerabili. Aumenteremo i nostri sforzi per rendere i sistemi educativi inclusivi, adattabili e resilienti, e miglioreremo il coordinamento tra istruzione, occupazione e le politiche sociali per migliorare la transizione dall’istruzione all’occupazione di qualità, anche attraverso l’apprendimento permanente.

 Riconosciamo il ruolo critico dell’educazione per lo sviluppo sostenibile, inclusa la gestione dell’ambiente, nel dare alle giovani generazioni le competenze e la mentalità necessarie per affrontare le sfide globali. Ci impegniamo a rafforzare la cooperazione e a promuovere a tal fine misure più forti ed efficaci.

Si accetta quindi il ruolo chiave dell’apprendimento permanente, ma si continua a legare l’istruzione individuale e collettiva solo agli esiti occupazionali, che come ben acclarato, limitando lo sviluppo personale come persone e cittadini, limita in ultima istanza anche l’apporto effettivo che la cultura diffusa può conferire alle società.

Va rilevato però anche che viene riconosciuto il rapporto stretto e inscindibile tra lo sviluppo sostenibile, il nuovo vero drive economico mondiale, e l’istruzione, che è l’unico mezzo per radicare profondamente principi e meccanismi e trasformare positivamente le economie di produzione e sviluppo.

Sull’Università e la Ricerca, invece, nonostante ben tre paragrafi dedicati insieme all’Economia Digitale, si discute solo di imprese e imprenditori e di proteggere e rafforzare i consumatori, e di fortificare la trasformazione digitale di produzione, processi, servizi e modelli di business. Attenzione particolare viene data anche alla questione dell’Intelligenza artificiale, della quale si promuove ricerca, sviluppo e applicazione, ma in un’altalena linguistica (che è l’indice di una reale difficoltà politica) tra cooperazione e l’incoraggiamento di competizione e innovazione. La terza questione inclusa è quella della gestione dei dati sensibili, rispetto ai quali ci si propone di rafforzare la privacy, la protezione la sicurezza e la difesa della proprietà intellettuale. In conclusione, un vero e proprio passo indietro rispetto alla funzione possibile e necessaria di Università e Ricerca su scala mondiale, senza mezzi termini.