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Legge bipartisan per il finanziamento alle scuole.

Stati Uniti, Luglio 2001

24/07/2001
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Luglio

Legge bipartisan per il finanziamento alle scuole. Ha destato un grande scalpore l’accordo al Senato tra i repubblicani di Bush e i democratici Ted Kennedy, dopo che nei mesi scorsi i rampolli delle due grandi famiglie politiche d’America se le erano dette e date di santa ragione sulla questione del buono scuola, in uno scontro da cui il presidente era uscito alquanto malconcio, con la sconfitta sul buono scuola ad opera dell’elettorato californiano e con la perdita del controllo del Senato, grazie all’uscita dal partito repubblicano di Jim Jeffords, presidente del comitato per l’educazione, causata proprio dal rifiuto di Bush di aumentare i fondi per l’educazione speciale.

L’accordo riguarda i finanziamenti federali alle scuole.

L’educazione negli Stati Uniti è competenza di ogni stato: di qui le differenze di qualità tra il Massachussets e la Florida, per esempio. I fondi per le scuole sono però misti: una parte arriva dallo stato e una parte dal governo federale. Il finanziamento federale di solito non supera il 10% del totale, ma va direttamente a finanziare gli interventi a favore delle fasce più povere. Per questo la riforma avviata potrebbe avere alla lunga un grande impatto sociale: Washington assume per la prima volta un ruolo maggiore nell’educazione imponendo nazionalmente un sistema di valutazione a cui va condizionata la concessione dei fondi. Finora solo 18 dei 50 stati valutavano in qualche modo l’andamento degli alunni.

La normativa infatti prevede un aumento dei fondi ma prevede anche che tutte le scuole siano sottoposte ad una valutazione degli standard raggiunti. Tuttavia se entro tre anni non progrediranno entrerà in azione una serie di contromisure. Il mancato raggiungimento degli standard comporterà il ritiro dei fondi, l’obbligo di rimuovere sia il personale sia il piano educativo e la possibilità per gli alunni di cambiare scuola o usare sussidi federali per pagare tutors privati. Le scuole che continueranno a non andare bene per cinque anni perderanno la loro autonomia e passeranno alle dipendenze dirette dello stato che si farà carico della direzione o la passerà ad un gestore privato.

Si vuole così farla finita col meccanismo delle promozioni sociali che finora ha permesso agli alunni di avanzare di classe anche senza aver raggiunto lo standard minimo al solo scopo di rimanere insieme ai propri compagni: secondo il Dipartimento Federale dell’Educazione dal 1983 più di 10 milioni di studenti sono arrivati alla dodicesima classe (18 anni di età) senza aver raggiunto il livello basico di lettura. Spaventati da questo gap di preparazione nei confronti degli studenti europei ed asiatici, i senatori americani hanno stabilito perciò che gli alunni dovranno passare obbligatoriamente un esame annuale di lettura e di matematica tra gli otto e i tredici anni. Solo per incentivare la lettura affinché i bambini siano in grado di leggere otto anni l’investimento per i prossimi cinque anni sarà di un miliardo di dollari l’anno.

Ma le cose non sono così semplici. Prima di tutto è praticamente impossibile definire un metodo uniforme di valutazione in un paese di 300 milioni di abitanti ed in cui l’educazione dipende principalmente dai singoli stati. Robert Chase, presidente del principale sindacato americano degli insegnanti, Nea, ha detto "Questo è il quid della questione. E’ importante confezionare attentamente il test di valutazione, altrimenti creeremo una situazione peggiore dell’attuale." Ciascuno dei cinquanta stati confezionerà il proprio esame seguendo direttive federali , ciascuna scuola poi si autocomparerà con scuole della propria area socio-culturale e del proprio stato.

In secondo luogo vi è la difficoltà del fattore tempo. Si tratta di una scommessa a lungo termine. "Non si vedranno gli effetti che tra 10 o 15 anni, perché una volta partita la riforma bisognerà aspettare per vedere i risultati delle scuole e poi bisognerà dare loro il tempo di correggerli. " dice Chester Finn della Fordham Foundation, che ha preso parte alla stesura del progetto.

In terzo luogo vi è la questione dei fondi. Il Senato vuole destinare all’operazione 33 miliardi di dollari, la camera bassa 24, Bush solo 19: ci sarà quindi un tira-e-molla politico che può fare scivolare tutto al calendario legislativo dell’anno prossimo.

Comunque vadano le cose l’operazione ha alcune caratteristiche innegabili. Mette fine alle velleità repubblicane di lasciare la mano più libera ai singoli stati, di introdurre buoni scuola federali e di valutare individualmente gli insegnanti, valutando invece il collettivo scolastico. Allo stesso modo frena le petizioni democratiche di costruire più scuole, di reclutare più insegnanti e di ridurre il numero di alunni per classe. Ma, sia quel che sia, soprattutto finisce col destinare al miglioramento del sistema educativo 48 miliardi di dollari in dieci anni.

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