Manifestazione degli insegnanti di lingue straniere.
Francia, Marzo 2001
Marzo
Manifestazione degli insegnanti di lingue straniere. Circa 200 insegnanti di lingue straniere hanno risposto all'appello di Fsu, Sud-education, Cgc e Fo e si sono riuniti il 14 Marzo a parigi per difendere la diversità nell'apprendimento delle lingue e denunciare la situazione di quasi monopolio dell'inglese a danno degli altri idiomi. Domandano misure urgenti: creazione di posti, sdoppiamento delle classi, maggiore informazione sulle lingue da apprendere e il ritorno ai più consistenti orari precedenti. Le lingue straniere che si possono portare alla maturità (baccalaurèat) sono teoricamente 47 ma l'inglese la fa da padrone. Nella scuola primaria 1.487.000 bambini studiano l'inglese, 298.000 il tedesco, 53.600 lo spagnolo, 27.000 l'italiano e 181 il russo. A 11 anni, all'inizio della secondaria l'86,71% degli alunni francesi sceglie l'inglese, 11,33% il tedesco e 1,22% lo spagnolo. A 13 anni come seconda lingua straniera il 51,96% sceglie lo spagnolo, il 26,62% il tedesco, il 19,85% l'inglese e il 5,35% l'italiano. Tutte le altre lingue sono confinate in un insignificante 0,67%. Tra i più colpiti sono gli assistenti di russo dei licei, che per lo più lavorano come contrattisti e che chiedono la immissione in ruolo. Spesso si tratta di profughi e rifugiati arrivati dall'Urss negli anni settanta: nel 1990 avevano circa 29.000 allievi, che nel 1998 sono precipitati a 17.500.
Sciopero generale del 22 marzo. Successo inferiore al previsto per lo sciopero generale unitario del pubblico impiego svoltosi il 22 marzo, soprattutto a confronto con quello precedente del 30 gennaio. Secondo il quotidiano Liberation nelle manifestazioni che si sono svolte in diverse città della Francia hanno partecipato complessivamente circa 55.000 persone: a gennaio erano state almeno il triplo. Nella scuola lo sciopero ha avuto circa il 28% di adesioni nella primaria, il 24% nel college e il 20% nel secondo grado: a gennaio le percentuali erano almeno il doppio. Lo sciopero era stato indetto nel quadro della vertenza salariale che sta opponendo governo e sindacati, di fronte ad un silenzio del governo sulla convocazione delle parti.