No alla direttiva Bolkestein sui servizi nel mercato interno
Paesi Bassi, novembre 2004
No alla direttiva Bolkestein sui servizi nel mercato interno:
Manifestazione 25 novembre a Bruxelles
In contemporanea con la riunione del Consiglio competitività si tiene oggi a Bruxelles una manifestazione, indetta dalla Federazione Europea dei lavoratori costruzioni e legno (FETBB/ EFBWW) e dalla Federazione Sindacale Europea dei Servizi Pubblici (FSESP/ EPSU).
I manifestanti presenteranno una petizione sui rischi derivanti dalla direttiva Bolkestein al Ministro belga per l’occupazione, Mrs Freya Vandenbossche, al Commissario europeo per gli affari sociali ed al Presidente del Consiglio competitività, Laurens Jan Brinkhorst, Ministro dell’economia olandese.
Roma, 25 novembre 2004
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IL CONSIGLIO COMPETITIVITA’ DISCUTE LA DIRETTIVA IL 25-26 NOVEMBRE 2004
Il Consiglio dell’Unione Europea Competitività (mercato interno, industria e ricerca) discuterà, per la prima volta, il 25 e 26 novembre 2004, a Bruxelles, nella sia 2624ma sessione, della direttiva sui servizi nel mercato interno.
Nelle note di preparazione al Consiglio, partendo dal Gruppo di lavoro del Consiglio su Competitività e Crescita del 16 novembre 2004 si evidenzia:
a) …tutti gli Stati membri sostengono la necessità e l’obiettivo generale della proposta;
b) …appare che una maggioranza delle delegazioni sostiene in generale quelle sezioni della Direttiva collegate con la semplificazione amministrativa, i diritti dei destinatari dei servizi – con l’eccezione della copertura delle spese relative all’assistenza sanitaria – qualità dei servizi e cooperazione amministrativa, sebbene un certo numero di questioni tecniche abbiano ancora bisogni di essere elaborate;
c) tuttavia, un numero di altre questioni è ancora irrisolta. Tra queste quelle che sono state individuate dalla Presidenza come importanti e che richiedono ulteriore lavoro:
- il campo di applicazione della proposta di direttiva;
- disposizioni in materia di distacco dei lavoratori.
Si propone ai Ministri di discutere tre questioni in particolare, con alcune domande in particolare:
-il principio del paese d’origine:
possono gli Stati membri sostenere il principio del paese d’origine come elemento di base della direttiva, pur tenendo conto del bisogno di ulteriori chiarificazioni e dello sviluppo dell’esatto campo d’azione di questo principio e delle deroghe ad esso?
- la cooperazione amministrativa;
- la semplificazione amministrativa.
LA FSESP: LA COMMISSIONE RITIRI LA SUA PROPOSTA
La Federazione Sindacale Europea dei Servizi Pubblici (FSESP) ha espresso con chiarezza il suo no alla proposta di direttiva. Ci sono almeno dieci buoni motivi, dice la più grande federazione di categoria della Confederazione europea dei sindacati (CES).
I cittadini europei vogliono un’Europa equilibrata, Questo è un momento cruciale per la costruzione dell’Unione Europea. l’ideologia della concorrenza a qualsiasi prezzo occulterà ogni altro aspetto? La FSESP è per un Europa che si ricolleghi ai suoi cittadini e che bilanci la concorrenza con gli altri valori, principi e standard che pure si trovano nel Trattato.
Le promesse non sono state mantenute la proposta di direttiva mette fine al dibattito sui servizi di interesse generale, la Commissione promise di consultare ampiamente la società civile sulla libertà dei servizi sociali per adempiere alle loro responsabilità liberi da una politica che li incateni alla concorrenza. La consultazione deve avvenire prima che siano proposte altre misure che influiscano sulla loro operatività.
La proposta non è equilibrata; Persino i sostenitori della bozza di direttiva hanno dubbi sul suo contenuto. La FSESP ritiene che ci sia poco da guadagnare e molto da perdere nel cercare di migliorare una brutta proposta.
La Commissione dovrebbe ritirare la sua proposta: gli standard dei servizi pubblici, le buone condizioni di lavoro e gli accordi collettivi sono porte, non ostacoli, alla qualità.
Piuttosto che lanciare una proposta “fragorosa”, si dovrebbe trovare un percorso diverso per sviluppare la crescita, l’occupazione e la sostenibilità nella fornitura dei servizi – un percorso che distingue tra barriere “buone” e “cattive” e che rispecchi un ampio interesse pubblico - la qualità: l’ingrediente mancante. Ci sono molti interrogativi sul modo in cui la direttiva influirà sulla qualità di tutti i servizi, non soltanto su quelli pubblici.
Nell’assenza degli standard di qualità, la direttiva non migliorerà il livello dei servizi forniti agli utenti ed ai cittadini. I Servizi di Interesse Generale non devono diventare un ghetto; La FSESP ritiene che le sfide di fronte all’UE riguardo alle cure sanitarie o alla cura degli anziani siano troppo importanti per essere lasciate al mercato. Le autorità pubbliche devono essere in grado di esercitare il controllo; non è questione di “economico “ e “non economico”.
Tutte le attività hanno un aspetto economico. Questo non è il punto, quello che conta è se queste attività abbiano prevalentemente scopi commerciali o meno. Nell’affermare che non avrà alcun effetto sui SIG ‘non economici’ la Commissione evade la questione reale: gestori pubblici e privati non sono uguali.
La FSESP respinge con forza un concetto di ‘neutralità’ che pone i gestori pubblici e privati su un piano paritario. Il settore pubblico non può abdicare dalle sue responsabilità verso i cittadini, laddove gli operatori privati possono sia scegliere, sia limitare le loro. Questa è una differenza fondamentale; le sentenze della Corte di Giustizia Europea non possono essere l’unica fonte d’ispirazione, mentre si dovrebbero prendere sul serio le sentenze della Corte di Giustizia Europea esse non avrebbero dovuto costituire la base principale della bozza di direttiva. Le sentenze sono, và da sé, fondate su casi specifici mentre la proposta di direttiva propone un ampio quadro (de)regolatorio.
Sono necessarie la solidarietà e la sussidarietà, Per affrontare le sfide future, serve un approccio europeo positivo sui SIG. Oggi ci sono dibattiti separati che si sovrappongono, sui SIG, sui partenariati pubblico-privati, gli appalti pubblici, le attività in-house, gli aiuti di stato, la bozza di direttiva sui servizi, ecc..
Un quadro legislativo sui SIG farebbe convergere tutti questi dibattiti.
I principi di parità, costi abbordabili, accessibilità, continuità, efficienza, responsabilità e partecipazione dei cittadini nei servizi pubblici – e l’inclusione di garanzie economiche – sono il punto d’inizio per tale dibattito.