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Riforma della scuola in Spagna: si avvia il dibattito sulle proposte del Ministero dell’Educazione

Spagna, novembre 2004

23/11/2004
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Riforma della scuola in Spagna: si avvia il dibattito sulle proposte del Ministero dell’Educazione

Anche in Spagna, come in Francia, è tempo di dibattito e di consultazione sui temi della scuola. Dopo aver bloccato l’attuazione della Ley de Calidad, varata dal precedente governo Aznar, la scelta del Ministro dell’Educazione spagnolo è stata di non prospettare una riforma globale della scuola, ma all’interno dell’attuale struttura, individuare i punti di debolezza ed identificare le possibili soluzioni, anche in prospettiva degli obiettivi definiti a Lisbona nel 2000. Rispetto all’attuale assetto del sistema scolastico spagnolo, le proposte più innovative sono relative al potenziamento della scuola dell’infanzia, al passaggio più graduale e flessibile dalla scuola primaria alla secondaria obbligatoria per garantire la continuità, alla personalizzazione dei percorsi attraverso anche una maggiore presenza di materie opzionali, all’attenzione data all’educazione ai valori e alla cittadinanza, all’acquisizione di nuovi alfabeti ormai indispensabili, come le nuove tecnologie comunicative e le lingue straniere. Una scuola, insomma, che dovrebbe saper coniugare equità e qualità, rispetto delle diversità e garanzia delle pari opportunità. Altro aspetto interessante, su una lunghezza d’onda diversa rispetto alle attuali tendenze, è la riaffermazione della collegialità e della partecipazione nella gestione scolastica. Nel riaffermare il ruolo centrale dei docenti e la necessità di un loro riconoscimento sociale, le proposte più importanti sono relative alla definizione di uno Statuto della Funzione Pubblica, come lungamente richiesto dai sindacati, una diversa definizione della carriera che consenta lo svolgimento di nuovi compiti a scuola o nel rapporto con l’Università. Previsti anche meccanismi di valutazione del lavoro docente e dei dirigenti.
Il documento varato dal Ministero è suddiviso in sette blocchi di tematiche, di cui pubblichiamo una sintesi delle proposte avanzate, su cui si è aperta la discussione.

Roma, 23 novembre 2004
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LE PROPOSTE
L’educazione precoce e la prevenzione delle disuguaglianze

1. Le caratteristiche della scuola dell’infanzia

  • L’educazione nella scuola dell’infanzia, corrispondente al periodo da zero a sei anni, è organizzata in due cicli triennali, facoltativi, ha finalità educative proprie e un orientamento personalizzato ai percorsi successivi.

  • I poteri pubblici articolano politiche di cooperazione tra le differenti Amministrazioni per organizzare un’offerta sufficiente di posti nel primo ciclo. Nel secondo ciclo, gratuito, sarà compito delle Amministrazioni educative garantire un numero di posti sufficienti negli istituti pubblici. Possibilità di concertazione con le scuole private nell’ambito di una pianificazione definita dalle amministrazioni locali.

  • Titolarità delle maestre specializzate in educazione dell’infanzia, con possibilità di collaborazione, nel primo ciclo, con altre figure professionali specificamente qualificate.

  • All’interno del curricolo del secondo ciclo, l’avvicinamento alla lettura e alla scrittura, ad una lingua straniera e all’uso del computer.

2. La prevenzione dei problemi d’apprendimento nell’educazione primaria

  • Gli esiti della valutazione continua saranno utilizzati per adottare strumenti preventivi specifici per gli alunni con speciali difficoltà nell’apprendimento: gruppi flessibili, aumento delle ore di presenza a scuola, attività complementari, piani speciali di sostegno nei periodi estivi o permanenza di un ulteriore anno nello stesso ciclo.

  • Alla fine del 2° ciclo (classe quarta), valutazione diagnostica da parte delle scuole dell’evoluzione degli apprendimenti degli alunni e del proprio operato. Utilizzo di tale valutazione per la formazione interna e per programmare gli aiuti necessari da parte delle stesse scuole o dell’amministrazione. I modelli per la realizzazione della valutazione diagnostica saranno elaborati dall’Istituto Nazionale di valutazione e qualità del sistema scolastico, in collaborazione con le Amministrazioni educative.

  • Eccezionalità della ripetenza e sua finalizzazione all’acquisizione degli obiettivi degli apprendimenti di base. Obbligo dei docenti a definire i percorsi formativi degli alunni ripetenti, atti a conseguire gli apprendimenti strumentali di base (lettura, scrittura e calcolo) e l’acquisizione delle capacità di lavoro e studio.

  • Creazione di patti pedagogici tra famiglie e scuole in cui definire le attività che genitori e docenti si impegnano a sviluppare per migliorare il rendimento scolastico degli alunni.

  • Valutazione individuale, alla fine della scuola primaria, del processo d’apprendimento d’ogni alunno e sull’acquisizione o meno delle capacità indispensabili per proseguire gli studi.

  • La società della conoscenza non ammette esclusioni

3. Inserimento graduale dall’istruzione primaria alla secondaria

  • La scuola secondaria obbligatoria è costituita da quattro classi, con valutazione finale alla fine di ciascuna di esse

  • Promozione, da parte delle Amministrazioni educative, dei rapporti tra scuole primarie e secondarie aventi come obiettivo la positiva e graduale integrazione alla scuola secondaria e organizzazione dei programmi di rinforzo delle capacità di base per gli alunni in difficoltà.

  • Riorganizzazione delle materie nelle classi prime e seconde con un aumento massimo di due materie rispetto all’ultima classe della scuola elementare. In aggiunta, insegnamento facoltativo di una seconda lingua straniera

  • Potenziamento, da parte delle Amministrazioni educative, dell’équipe di professori di livello, coordinate da un tutor, e della collaborazione e del lavoro in équipe dei professori che insegnano ad uno stesso gruppo di alunni. Riduzione, inoltre, del numero di docenti per gruppo di alunni.

  • Rafforzamento della funzione del tutor nelle classi prime e seconde, mediante un aumento delle ore da dedicare al tutoraggio degli alunni, il cui sviluppo dovrà essere seguito a livello personale, anche attraverso il dialogo e la collaborazione più efficace con le famiglie.

  • Valutazione continua delle aree disciplinari o delle materie studiate. Il mancato superamento di alcune materie, alla fine di ogni classe, può portare alla ripetenza o alla proposta di un piano di lavoro specifico finalizzato all’acquisizione di una valutazione positiva.

  • Progettazione di un percorso curricolare e organizzativo specifico per gli alunni ripetenti e stipula di un patto formativo con le famiglie.

  • Valutazione diagnostica, da parte dei professori, degli apprendimenti degli alunni e del proprio operato alla fine della classe seconda. Utilizzo di tale valutazione per la formazione interna e per programmare gli aiuti necessari da parte delle stesse scuole o dell’amministrazione. I modelli per la realizzazione della valutazione diagnostica saranno elaborati dall’Istituto Nazionale di valutazione e qualità del sistema scolastico, in collaborazione con le Amministrazioni educative.

4. Diversità degli alunni, diversità delle soluzioni nella scuola secondaria obbligatoria

  • Sviluppo nei quattro anni della scuola secondaria obbligatoria di percorsi educativi flessibili e diversificati, ricorrendo all’adattamento dei curricoli per gli alunni in difficoltà, la divisione in gruppi per l’apprendimento della matematica e della lingua straniera, l’offerta di materie opzionali, tra cui una seconda lingua straniera.

  • Offerta a partire dalla classe terza di materie comuni e opzionali, in modo che l’offerta delle materie e la possibilità di scelta consentano di rispondere a necessità differenziate, alle attitudini e agli interessi degli alunni e garantire che tutti possano raggiungere gli obiettivi prefissati. L’offerta potrà includere, tra le altre materie, due opinioni alternative in matematica e nella lingua straniera.

  • Possibilità di organizzare programmi di diversificazione curricolare per gli alunni con maggiori difficoltà d’apprendimento, nelle classi terza e quarta. Necessità dl consenso delle famiglie

  • Possibilità di sperimentare, da parte delle Amministrazioni educative, ulteriori strumenti di rinforzo quali programmi di tutoraggio da parte dei genitori, o d’iniziative tese ad esplorare nuovi percorsi d’attenzione alla diversità

  • Programmi di formazione professionale, che portino ad una qualifica di primo livello, per i ragazzi dai 16 ai 21 anni che non abbiano raggiunto gli obiettivi di base della scolarità obbligatoria e non abbiano ottenuto il titolo corrispondente. Possibilità di acquisire anche il titolo della scuola obbligatoria attraverso la realizzazione simultanea o successiva di passerelle, alla cui programmazione partecipano le scuole, le municipalità, le associazioni professionali, le organizzazioni non governative ed altri soggetti, con la supervisione delle Amministrazioni educative.

  • Percorsi personalizzati per alunni con necessità educative speciali o con gravi problemi comportamentali, con l’obiettivo di svilupparne le capacità ed evitare l’esclusione sociale.

  • Integrazione nella classe più adatta degli alunni stranieri che s’iscrivono per la prima volta ad una scuola, con attenzione al loro curricolo scolastico. Assegnazione di risorse specifiche a tutte le scuole finanziate con fondi pubblici, che accolgono alunni immigrati con difficoltà d’integrazione

  • Creazione di un osservatorio per l’educazione interculturale da parte del Ministero dell’educazione, in collaborazione con le Comunità autonome.

  • Creazione di un programma sperimentale nelle zone e nelle scuole con problemi d’integrazione degli stranieri.

  • Le competenze e i saperi per la società del secolo XXI

5. L’alfabeto del secolo XXI: educazione precoce alle lingue straniere, alle tecnologie informatiche e comunicative

  • Promozione dell’apprendimento di una lingua straniere già a partire dal secondo ciclo della scuola dell’infanzia e sua generalizzazione nel primo ciclo della scuola primaria. Studio di una seconda lingua straniera a partire dalla prima classe della scuola secondaria obbligatoria.

  • Sviluppo progresso di scuole bilingue, in cui una parte degli insegnamenti obbligatori sono svolti in lingua straniera. Piano di formazione dei docenti di tutte le materie, con l’impegno di insegnare poi nella lingua in cui si è formati

  • Rafforzamento delle competenze dei docenti di lingua straniera, favorendo la mobilità internazionale, lo scambio tra docenti, i soggiorni all’estero e l’utilizzo di docenti madrelingua

  • Sviluppo delle nuove tecnologie nella pratica educativa. Piano d’implementazione nelle scuole delle nuove tecnologie (strumentazione, figure specializzate di aiuto tecnologico alle scuole, formazione dei docenti)

6. Un bacillerato specializzato e formativo: modalità ed opzioni

  • Tre indirizzi - artistico, umanistico e scienze sociali, scientifico e tecnologico – con la presenza di percorsi distinti che portino gli alunni agli studi successivi o alla vita attiva, come risultato di una libera scelta delle materie da seguire, il cui numero complessivo (d’indirizzo e opzionali) corrisponderà a quello attuale.

  • Aggiunta in tutti gli indirizzi di una nuova materia allo scopo di fornire l’educazione scientifica necessaria nella società odierna

  • Diminuzione, in ciascun indirizzo, delle materie obbligatorie rispetto al modello attuale e aumento delle materie opzionali

  • Acquisizione del titolo di bacillerato, valido ai fini del proseguimento degli studi. Prova d’ingresso all’università o agli studi artistici superiori.

7. Il titolo di bacillerato e l’accesso all’istruzione superiore

  • Ingresso all’Università attraverso il superamento di un’unica prova sui contenuti delle materie comuni e d’indirizzo, con valutazione oggettiva delle conoscenze e della capacità degli studenti al proseguimento degli studi.

  • Organizzazione della prova in collaborazione tra le Amministrazioni educative, le università e le scuole secondarie. Commissioni composte da professori della scuola secondaria ed universitari.

  • Il superamento della prova garantisce l’accesso a tutte le università e costituisce il criterio fondamentale nel caso che le domande superino le offerte di posti

  • Definizione delle caratteristiche delle prove d’accesso da parte delle Università, delle Amministrazioni Educative e del Consiglio di Coordinamento delle Università

  • Definizione da parte del Governo, previa consultazione delle Comunità autonome e degli istituti coinvolti, delle prove necessarie all’accesso agli studi artistici superiori.

8. La risposta della Formazione professionale alle necessità di qualificazione

  • Promozione, da parte del Ministero dell’educazione in collaborazione con il Ministero del lavoro e degli Affari sociali e con le Comunità Autonome, di azioni atte ad integrare i tre sottosistemi della formazione professionale, anche attraverso l’attuazione della Legge in vigore.

  • Aggiornamento continuo del catalogo della formazione professionale e dei curricoli corrispondenti con riferimento al catalogo nazionale delle qualifiche professionali.

  • Attenzione, da parte delle Amministrazioni educative, alla formazione continua dei docenti della formazione professionale, soprattutto nel campo dei processi produttivi e delle trasformazioni in atto.

  • Accesso ordinario ai programmi di formazione professionale per gli alunni che alla fine dell’obbligo scolastico, all’età di 16 anni, non vogliono proseguire gli studi nella secondaria superiore.

  • Presenza, in alcuni centri d’istruzione secondaria, di corsi preparatori all’accesso ai cicli formativi di grado superiore per coloro che sono in possesso di un titolo di studio tecnico. Le qualifiche ottenute in tali corsi rappresenteranno una parte importante della valutazione finale per l’accesso agli studi superiori.

  • Sviluppo dell’offerta di formazione per tutta la vita da parte del Ministero dell’educazione, in collaborazione con le Comunità Autonome e le Amministrazioni locali.

  • I valori e l’educazione alla cittadinanza

9. Quali valori e le modalità educative

  • Sviluppo dei valori necessari alla crescita personale (autostima, dignità, libertà, responsabilità) e alle relazioni con gli altri (rispetto e lealtà, convivenza e cooperazione) e potenziamento dell’educazione ai valori sociali che consentano la partecipazione attiva nella società democratica: conoscenza dei diritti e dei doveri di cittadinanza

  • Sviluppo dell’educazione ai valori in due ambiti: all’interno del progetto educativo d’istituto e attraverso la pratica didattica quotidiana (favorendo lo sviluppo dello spirito critico, della solidarietà e della giustizia) e all’interno di una nuova area d’educazione alla cittadinanza, in cui approfondire i principi dell’etica personale e sociale, tra cui quelli relativi ai diritti e alle libertà garantite dai regimi democratici, al superamento dei conflitti, all’uguaglianza tra uomini e donne, alla prevenzione della violenza contro le donne, alla tolleranza e all’accettazione delle minoranze, delle culture diverse e dell’immigrazione, in quanto fonti d’arricchimento sociale e culturale.

  • Nella scuola primaria, l’educazione alla cittadinanza sarà impartita dal professore tutor di ciascun gruppo, a livello delle ultime due classi

  • Nella scuola secondaria obbligatoria, l’educazione alla cittadinanza sarà inserita nel dipartimento di geografia, storia e filosofia e sarà insegnata in due classi, una in ciascun biennio. Analogamente sarà insegnata in una delle classi del bacillerato.

10. L’insegnamento della religione

  • Inclusione dell’insegnamento non confessionale delle religioni nei curricoli di alcune aree, in particolare modo storiche, geografiche, filosofiche e di educazione alla cittadinanza

  • Obbligo dei centri ad offrire l’insegnamento confessionale delle religioni, impartito da docenti secondo gli accordi definiti con i responsabili delle diverse religioni, e volontarietà della scelta. Esclusione dell’insegnamento della religione dalla valutazione ai fini dell’accesso all'università o per l’assegnazione di borse di studio.

  • Responsabilità dei centri ad organizzare gli insegnamenti e le attività in modo di consentire la frequenza delle distinte opzioni. Obbligo di offrire attività alternative agli alunni che non seguono alcun insegnamento religioso.

  • Richiesta di parere, da parte del ministero dell’educazione, al Consiglio di stato sulla possibilità di non seguire attività alternative, su richiesta individuale

  • Titolo di studio valido ed abilitazione per i docenti che insegnano religione. Contrattazione e condizioni di lavoro saranno conformi ai diritti fondamentali stabiliti nello Statuto dei lavoratori.

  • L’imprescindibile protagonismo degli insegnanti

11. Qualità e valorizzazione della professione docente

  • Formazione iniziale organizzata sulla base del modello universitario europeo, laurea di primo e secondo livello, e presenza di un docente tutor ai livelli iniziali della carriera. Garanzia della formazione continua per tutti i docenti.

  • Definizione di uno Statuto della Funzione Pubblica, negoziato tra il Ministero, le Rappresentanze degli insegnanti e le Comunità autonome, che regoli l’insieme dei diritti e dei doveri dei docenti, definisca i profili professionali adeguati al servizio pubblico educativo e stabilisca gli impegni che si contraggono e le condizioni di svolgimento della professione.

  • Definizione, da parte del Ministero dell’educazione in collaborazione con le Comunità Autonome, di un nuovo modello di carriera, in cui i docenti possano assumere nuove responsabilità senza necessariamente abbandonare il settore educativo in cui lavorano. Sviluppo della collaborazione tra docenti della secondaria con l’Università, tramite la definizione di un rapporto d’insegnamento part time nelle scuole. Importanza della valutazione del lavoro docente per lo sviluppo professionale, con effetti sulle retribuzioni.

  • Dovere delle Amministrazioni educative di controllare che i docenti lavorino nelle condizioni ottimali e di fornire l’assistenza necessaria

  • Assistenza ai docenti che lavorano in situazione di particolare difficoltà per migliorare le condizioni di lavoro e i mezzi a disposizione. Riconoscimento dei periodi d’insegnamento svolti presso scuole o a gruppi di alunni in situazioni di particolare attenzione

  • Definizione delle procedure organizzative nelle scuole tali da consentire ai docenti di dedicare maggior tempo ai compiti connessi all’insegnamento.

  • Ogni scuola, un universo di possibilità

12. La scelta come diritto e il pluralismo come valore

  • Diritto di tutti gli alunni a frequentare una scuola finanziata pubblicamente e definizione di meccanismi per armonizzare tale diritto con l’esigenza di pianificazione dell’offerta formativa, quale conseguenza dell’educazione come servizio pubblico.

  • Accoglienza di alunni stranieri, migranti o appartenenti a minoranze etniche e culturali in tutti i centri funzionanti con finanziamenti pubblici ed impegno ad evitare forme di loro esclusione, sia nell’inserimento a scuola sia nei percorsi successivi

  • Obbligo di tutti i centri finanziati con soldi pubblici di formare gruppi eterogenei di alunni che facilitino la convivenza e l’educazione alla cittadinanza, all’interno della vita scolastica

  • Promozione, da parte delle Amministrazioni educative, di programmi integrati di compensazione educativa nelle zone o nei centri con situazioni di particolare attenzione, che mirino alla prevenzione dell’insuccesso scolastico

  • Definizione, da parte del Ministero dell’educazione in collaborazione con le Amministrazioni educative, di programmi di collaborazione con le scuole, i servizi oscilli locali, le imprese e le istituzioni, per l’apertura dei centri scolastici al territorio e per la dotazione e l’uso delle biblioteche scolastiche.

13. Partecipazione e direzione: la corresponsabilità

  • Partecipazione dell’insieme della comunità ai compiti di governo della scuola e di controllo sociale del suo funzionamento, attraverso il recupero delle competenze e delle capacità decisionali del Consiglio d’istituto, fermo restando le competenze decisionali dei docenti sui temi affidati al Collegio

  • Direzione collegiale e partecipata degli istituti scolastici, con distribuzione adeguata delle competenze proprie della direzione tra tutti i membri che compongono l’équipe di governo e gli organi collegiali: collegio e consiglio d’istituto.

  • Designazione del direttore attraverso un procedimento che tenga conto della partecipazione dei diversi settori e che selezioni i candidati più idonei. Definizione, da parte del ministero, di meccanismi atti a garantire che il peso della comunità educativa nel processo di selezione sia pari almeno al 60%.

  • Diritto alla formazione iniziale per lo svolgimento del compito di direzione e piani di formazione continua per i direttori in servizio, il cui superamento sarà necessario per la conferma nella funzione direttiva

  • Data l’importanza della direzione scolastica per migliorare la qualità dell’insegnamento, definizione di un procedimento di valutazione e valorizzazione della stessa, con carattere fondamentalmente formativo, per identificare i problemi e migliorare i risultati. Sulla base di una valutazione positiva, il direttore potrà avere una maggiorazione economica. Riconoscimento degli anni di lavoro, come direttore, ai fini dell’accesso in posti dell’Amministrazione educativa.

14. Autonomia e valutazione

  • Definizione, da parte delle Amministrazione educative, di modelli aperti e flessibili per lo sviluppo di progetti educativi finalizzati all’attenzione alla diversità e alla convivenza. Titolarità delle scuole nel decidere i criteri d’elaborazione degli orari, il raggruppamento degli alunni e altri aspetti contemplati nella programmazione generale annuale.

  • Sviluppo, da parte delle Amministrazioni educative, di progetti che gradualmente favoriscano metodi di lavoro e organizzativi tali da consentire un migliore utilizzo delle risorse umane, economiche e materiali

  • Collaborazione del corpo ispettore ai processi di autovalutazione delle scuole e al loro miglioramento

  • Definizione, da parte del Ministeri dell'educazione in collaborazione con le Comunità Autonome, di piani di valutazione delle scuole che contribuiscano al miglioramento del loro funzionamento

  • Definizione, da parte dall’Istituto Nazionale di valutazione e qualità del sistema scolastico, di programmi pluriennali di valutazione del sistema educativo che includano studi di rendimento al fine di ogni ciclo scolastico, sua partecipazione a progetti internazionali e definizione di un sistema statale di indicatori educativi.

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