Si è riunito a Bruxelles il Comitato Europeo Permanente sull’Università e la Ricerca. Il nostro resoconto
Libertà accademica, precariato, Processo di Bologna i principali temi in agenda.
L’11 e il 12 settembre 2017 a Bruxelles si sono svolti i lavori del Comitato Europeo Permanente sull’Università e la Ricerca (HERSC) con la partecipazione di oltre 30 organizzazioni in rappresentanza di circa 22 paesi europei. Il comitato coordina le attività dei sindacati che in Europa organizzano i settori dell’Università e della Ricerca, raccoglie le organizzazioni aderenti all’Internazionale dell’Educazione Europea e sostiene il Bureau Europeo dell’ETUCE (European Trade Union Committee on Education). Gli obiettivi del Comitato sono di offrire suggerimenti e consigli qualificati alle attività di ETUCE sul settore dell’alta formazione, dell’Università e della ricerca; ma anche condividere informazioni, esperienze e buone pratiche per rafforzare non solo il lavoro sindacale europeo ma anche quello nei singoli paesi.
Tra i principali temi in agenda in discussione: le iniziative a sostegno delle organizzazioni sindacali turche sotto attacco; le recenti raccomandazioni della Commissione Europea in materia di Università e ricerca; i lavori del Bologna Follow Up Group in previsione della prossima Conferenza Ministeriale del Processo di Bologna; le possibili iniziative europee per il contrasto della precarietà; aggiornamento sull’attuazione dello schema RESAVER con l’avvio dei negoziati in alcuni paesi (tra questi l’Italia).
Si è innanzitutto fatto il punto delle attività di solidarietà alle organizzazioni sindacali in Turchia, i cui membri sono licenziati dai luoghi di lavoro o posti in arresto. Due membri del sindacato Eğitim sono impegnati in uno sciopero della fame che ne ha gravemente pregiudicato le condizioni di salute. In questo quadro, sono diverse le missioni diplomatiche svolte in loco, le attività di pressione sui singoli paesi membri e sulle istituzioni europee così come le attività di raccolta fondi o accoglienza. Il Comitato ha stilato una lettera di solidarietà ai due sindacalisti che sarà presto resa pubblica. In secondo luogo, si è posta nuovamente l’attenzione sui tentativi del governo ungherese di chiudere la Central European University; anche in questo caso le iniziative di solidarietà sono molteplici, ma tutte tese a mettere in evidenza la necessità di garantire l’autonomia delle istituzioni universitarie e la libertà di ricerca e didattica.
Un secondo punto di confronto riguarda le politiche europee sulla Ricerca e l’Università. Infatti, la presidenza estone del Consiglio Europeo ha definito alcune priorità per il proprio mandato
1. An open and innovative European economy;
2. A safe and secure Europe;
3. A digital Europe and the free movement of data;
4. An inclusive and sustainable Europe.
Nell’ambito di queste priorità il Consiglio ha recentemente presentato una serie di documenti, in particolare:
- Proposal for a COUNCIL RECOMMENDATION on tracking graduates
- Communication on a renewed EU agenda for higher education
Peraltro, la Presidenza del Consiglio è impegnata nell’ aggiornamento della Direttiva europea sul copyright. Su ognuno di questi testi sono stati preparati documenti di analisi e commento dal Comitato che saranno approvati da ETUCE e resi pubblici. A questi documenti dovranno far seguito azioni di informazione e attività di pressione sui singoli governi sui punti più controversi. Sulla direttiva europea sul copyright, ETUCE organizzerà il prossimo aprile un seminario di approfondimento e di studio a Bruxelles sulle sue possibili ricadute per la ricerca scientifica.
Molto spazio di confronto nei due giorni di lavoro del Comitato è stato dato ai lavori del Bologna Follow Up Group (BFUG - Il comitato istituzionale di “accompagnamento” al Processo di Bologna), e dei relativi gruppi di lavoro. La prossima Conferenza Ministeriale sullo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore (EHEA) si terrà a Parigi il prossimo anno e, per la successiva conferenza che si terrà nel 2020, si prevede di tenere i lavori in Italia, a Napoli. Con Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore s’intende un accordo intergovernativo sottoscritto nel marzo 2010 che amplia quello che nella conferenza dei ministri tenutasi a Bologna nel 1999 era stato chiamato Processo di Bologna. L’obiettivo è costruire un’area comune tra i paesi aderenti basata sull’introduzione di un sistema di titoli comparabili, su un comune sistema di crediti, sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio, su politiche comuni sull’assicurazione della qualità. La presidenza maltese del BFUG ha preparato due rapporti, ancora in bozza, sullo stato dell’implementazione del Processo di Bologna e sulle priorità per il triennio 2018-2020; questi testi dovranno confluire nel prossimo Rapporto sull’attuazione del Processo di Bologna e nella Dichiarazione di Parigi. Grazie al lavoro svolto da ETUCE e del Comitato, il tema della libertà accademica – come principio fondamentale del Processo di Bologna – dovrebbe essere tra quelli sanciti nella prossima dichiarazione (nella presentazione allegata un breve resoconto dei lavori del Comitato). Su questo tema, il Comitato ha costituito un gruppo di lavoro con l’obiettivo di stilare un documento di analisi sullo stato della libertà accademica nei diversi paesi d’Europa. Tra i principi che le organizzazioni sindacali europee si sono impegnate a far inserire tra quelli fondati il Processo di Bologna c’è quello del governo collegiale e democratico delle istituzioni.
Particolarmente utile è stato il dialogo con Thérese Zhang Pulkowski (EUA European University Association) che ha presentato il progetto EFFECT – Learning and Teaching principles, di cui ETUCE è partner, che vuole individuare principi, strategie, i metodi, le buone pratiche per accrescere la qualità della didattica e dell’insegnamento nelle università europee. Nel dibattito si è discusso di quelle condizioni strutturali - la crescente precarizzazione, della scarsità di risorse e di opportunità di carriera, la separazione sempre più profonda tra didattica e ricerca – che minano lo sviluppo di percorsi didattici innovativi, inclusivi e student-oriented e dei rischi insiti nell’uso di indicatori quantitativi, di politiche di “misurazione”, di un uso ingenuo delle nuove tecnologie. Nella prossima riunione del Comitato uno spazio specifico di discussione sarà dedicato alle sfide professionali poste oggi dalle attività didattiche ma anche al loro riconoscimento professionale e nella carriera, per costruire su questi temi un punto di vista comune delle organizzazioni sindacali europee.
Tra i temi in discussione anche il ruolo delle organizzazioni sindacali nel sostegno e accoglienza di rifugiati e migranti e il loro ruolo nel contrasto di razzismo, xenofobia e discriminazioni. A partire dalle attività messe in campo da ETUCE e da quelle svolte nei singoli paesi. Un’ampia discussione si è svolta sulla bozza di Raccomandazione sulle Migrazioni dello European Economic and Social Committee (EESC) legali di cui ETUCE è stata chiamata a dare un parere, in particolare sulla problematica distinzione tra rifugiati e migranti economici. Un secondo tema di confronto è relativo nuove strategie didattiche e dei percorsi di accoglienza scolastica e universitaria da mettere in campo. A tal fine è decisivo il confronto tra le diverse esperienze e sperimentazioni messe in campo in Europa su cui si è avviata un’indagine comparativa, nonché lo scambio di esperienze.
Nei mesi passati ETUCE ha discusso con i rappresentanti della Commissione Europea il Report on mobility of researchers’ pension Fund prodotto da ESSDE. Ampia parte del confronto ha avuto come oggetto l’attuazione dello schema pensionistico RESAVER e il ruolo delle parti sociali nei suoi organismi direttivi. A tutt’oggi, in tutti i paesi in cui è stato presentato RESAVER è lontano dall’avere una significativa partecipazione da parte di istituzioni. Le difficoltà di armonizzazione dello schema con le legislazioni dei diversi paesi non sono state risolte, e i dubbi sulla sua natura privatistica, i sui suoi costi, sulla sua trasparenza sono ancora molto forti. Per l’Italia, solo alcuni istituti di ricerca privati sono affiliati, ma i rappresentanti di RESAVER nel nostro paese hanno avviato un confronto serrato col MIUR per l’implementazione dello schema.
Tra le principali emergenze del sistema universitario e della ricerca europeo è la crescita costante del lavoro precario. Da tempo ETUCE è impegnata nell’analisi del fenomeno a livello europeo, in attività di pressione e lobby, e nel favorire lo scambio di informazioni, esperienze e buone pratiche tra le diverse organizzazioni sindacali. Le più recenti risoluzioni Empowering Education Trade Unions: The Key to Promoting Quality to Education e Enhancing the Status and Recognition of Teaching in Higher Education hanno posto con chiarezza la relazione tra condizioni di lavoro e qualità della didattica e della ricerca impegnando le organizzazioni aderenti a un maggiore impegno su questo tema. Nel corso della riunione una serie di gruppi di lavoro tematici hanno quindi presentato e discusso i diversi casi nazionali, le iniziative in atto dalle diverse organizzazioni sindacali, le loro strategie organizzative, le modalità diverse di definire il lavoro “precario” nei diffenti contesti nazionali.
La prossima riunione del Comitato si terrà ad aprile 2018 a Bruxelles.