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Si è riunito a Bruxelles il Comitato Europeo Permanente sull'Università e la Ricerca

Politiche internazionali, finanziamenti, governance, previdenza complementare tra i temi discussi: una breve sintesi dei lavori

20/09/2016
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Se osservato nel contesto internazionale, il sistema italiano dell’istruzione terziaria e della ricerca mostra tutte le sue debolezze. Abbiamo già commentato i dati OCSE che rendono conto della drammatica riduzione della spesa pubblica in istruzione e ricerca nel nostro paese. Ulteriore segnale allarmante – in realtà a conferma di un trend ormai stabile negli ultimi anni – la distribuzione dei finanziamenti per progetti Starting Grant da parte del Consiglio Europeo delle Ricerche.  

I progetti finanziati sono 325 e i ricercatori di nazionalità italiana vincitori sono ben 22, terzi dopo i tedeschi (49) e i francesi (39). Eppure, ancora una volta, tra i vincitori solo in 10, (11esimi in classifica) scelgono di svolgere le loro ricerche nel nostro paese e quasi tutti (8) sono italiani.

L’assenza di strutture adeguate, di prospettive di carriera, di finanziamenti, impone alla gran parte dei nostri più validi ricercatori di investire le competenze acquisite nel nostro paese all’estero e rende pressoché impossibile, per studiosi di altri paesi, di investire nel nostro paese.  

La FLC CGIL ha da tempo individuato nel contesto internazionale, in particolare a livello europeo, uno dei contesti strategici per l’intervento sindacale. Si è tenuto a Bruxelles il 19 e 20 settembre 2016 il periodico incontro del Comitato Europeo permanente sull’Università e la Ricerca dell’Internazionale dell’ETUCE (Higher Education and Research Standing Committee). All’incontro hanno partecipato più di 30 rappresentanti di oltre 23 paesi del continente. La riunione è stata l’occasione di fare il punto sulle politiche europee sull’Università e la ricerca. Il comitato ha discusso e approvato una bozza di risoluzione su Enhancing the status and recognition of teaching in Higher Education da presentare come documento politico alla conferenza dell’Internazionale dell’Educazione che si terrà a Belgrado dal 5 al 9 dicembre. Il documento denuncia l’uso crescente di strumenti standardizzati di misurazione delle competenze o della qualità dell’offerta formativa. Ancora, il documento pone l’attenzione sull’appesantimento burocratico prodotto dalle politiche di assicurazione della qualità, sulla crescente precarizzazione del lavoro, sulla separazione sempre più rigida tra ricerca e didattica. Il documento individua, invece, alcuni principi di intervento sui quali si impegna l’Internazionale dell’Educazione, e i membri partecipanti, a fare pressione sui singoli governi, e le istituzioni internazionali, per garantire condizioni di lavoro e di studio degne e una maggiore attenzione alle dimensioni qualitative e relazionali del processo educativo.

Un secondo punto in discussione è stato l’adozione da parte della Commissione Europea della Communication to the EU institutions on News Skills Agenda for Europe e dei testi programmatici che l’accompagnano.

Il pacchetto di interventi proposti dalla Commissione è ampio e articolato, ma è fortemente condizionato da una visione che subordina i processi formativi all’acquisizione di competenze immediatamente connesse alle necessità delle aziende. Il percorso di confronto su queste proposte è ancora aperto e resta forte l’impegno delle organizzazioni sindacali europee a modificare sensibilmente l’approccio della Commissione.

Si è quindi fatto il punto con i lavori del cosiddetto semestre europeo, relativamente al finanziamento dei sistemi dell’istruzione. Anche in questo caso la spinta è alla riduzione dei finanziamenti pubblici e all’aumento dei finanziamenti terzi – in particolare provenienti dal mondo dell’impresa. La tendenza è chiaramente esplicitata nelle country specific recommentation (European Semester 2016-2017 - Education-related Country Specific Recommendations). Qui il report preparato da Etuce che sintetizza le raccomandazioni per ognuno dei paesi europei.

In ultimo, segnaliamo la pubblicazione dei risultati dell’indagine condotta su Social Dialogue and Collegial Governance in Higher Education . Il rapporto è il frutto di un’indagine condotta tra le organizzazioni sindacali europee con l’obiettivo di descrivere e analizzare nei diversi paesi le forme del dialogo sociale tra istituzioni (nazionali e locali) e le caratteristiche dei rispettivi sistemi di governance. Quello che emerge è uno spaccato variegato, con significative differenze tra paesi e – in generale – la tendenza alla riduzione degli spazi di dialogo e confronto prodotta dall’affermarsi da una gestione “manageriale” delle istituzioni e dalla progressiva centralizzazione dei sistemi dell’alta formazione e della ricerca.

Importante tema di confronto nella due giorni è stato l’avvio dello schema pensionistico supplementare europeo (RESEAVER). La Direttiva Europea del 3 giugno 2003 ha lanciato la costruzione di uno schema pensionistico pan-europeo che rispondesse alle necessità di tutela previdenziale di tutti quei ricercatori, tanto dei settori pubblici quanto di quelli privati, in mobilità tra i diversi paesi. Lo schema si colloca principalmente nel cosiddetto “secondo pilastro”, ossia è composto come un sistema complementare individuale cui concorrono il singolo lavoratore (a tempo indeterminate o determinato, non necessariamente solo ricercatore) e i suoi datori di lavoro, e non deroga alle leggi o alle norme previdenziali e fiscali definite dal contratto nazionale di lavoro del paese dell’istituzione aderente. Lo schema prevede anche la costruzione di piani individuali pensionistici o di investimento (“terzo pilastro”). Reseaver è quindi un fondo d’investimento, con base in Belgio, composto da due opzioni di rischio basate sulle caratteristiche dell’aderente. I dubbi legati all’implementazione di questo schema restano forti e il Comitato aveva presentato nei mesi scorsi una serie di questioni politiche e tecniche (in allegato) cui non è stata data risposta scritta. Per tale ragione si è svolto un incontro con Andreas Dahlen (European Commission) e Andrea Crivelli (Central European Research Infrastructure Consortium CERIC-ERIC). Reseaver è partito ufficialmente nel luglio scorso e al momento le istituzioni italiane aderenti sono: Elettra-Sincrotrone Trieste S.C.p.A; Central European Research Infrastructure Consortium (CERIC-ERIC); Fondazione Edmund Mach; Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia. Ulteriori informazioni, e tutti i documenti rilevanti, sono comunque su https://www.resaver.eu/

Le organizzazioni sindacali sono impregnate in un difficile lavoro di confront con le istituzioni europee, in particolare con l’obiettivo di monitorare il processo in atto e di garantire nella governance di RESEVER – ai diversi livelli – la presenza di un’adeguata rappresentanza delle parti sociali con una specifica funzione di controllo e garanzia. Al momento, infatti, nel governing body europeo sono presenti esclusivamente le rappresentanze datoriali, sebbene Reseaver costituisca, a tutti gli effetti, parte del salario del lavoratore. A livello locale, invece, la rappresentatività è invece definita da accordi nazionali, o di ente, basati sulle regole del paese aderente. Su questo tema, la Flc Cgil è intenzionata ad organizzare un incontro pubblico su questo tema.

La riunione del Comitato è stata infine l’occasione di lancio del rapporto A joint vision for Secondary and Higher Education for All in Europe. The road towards realizing sustainable development goal 4 in Europe, promosso dalla Internazionale dell’Educazione Europa, dall’European Students’ Union (ESU), dal Buerau of European School Student Unions (OBESSU), dal Organising dalle Open Society Foundations. Il rapporto delinea un programma di azioni comuni, a livello europeo e nei diversi contesti nazionali, tra le organizzazioni sindacali aderenti all’IE e organizzazioni sindacali studentesche, con l’obiettivo di favorire il raggiungimento degli obiettivi indicati dalla 2030 Agenda for Sustainable Development adottata dalle Nazioni Unite nel settembre 2015.