Spagna: Chi scegliera’ il preside?
Spagna - Aprile 2005
Tra le questioni aperte dalla nuova riforma della scuola spagnola (Loe) che abrogherà l’ancor recente riforma della destra (Loce) vi è quella della nomina dei capi di istituto.La Loce prevedeva che la nomina dei presidi fosse praticamente avocata alle amministrazioni delle singole comunità regionali dalle quali in Spagna dipende la scuola, mentre la nuova legge restaura in qualche modo le prerogative elettorali del corpo docente.
La Loe infatti prevede che presidi e direttori siano scelti da una commissione per un terzo eletta dai collegi dei docenti, per un terzo dai consigli di istituto e per l’ultimo terzo dall’Amministrazione.La Loce invece prevedeva (e la cosa è già in vigore da quest’anno) che fino al 70% delle prerogative appartenessero all’Amministrazione e almeno il 30% alle singole scuole.
Di quest’ultima parte almeno il 50% doveva scaturire dalla scelta dei collegi dei docenti.Però, come si diceva poco prima, le amministrazioni scolastiche spagnole sono regionali e questo aveva già portato a comportamenti differenti a seconda che la regione fosse amministrata dalle sinistre o dalle destre. Nel primo caso l’amministrazione si accaparrava dal 25% al 50% dei poteri, mentre nel secondo si andava dal 40% al 60%.Prima ancora della Loce invece i presidi venivano praticamente eletti dai consigli di istituto.Già sotto il franchismo mentre per i direttori della primaria esisteva un ruolo specifico, i presidi della secondaria erano scelti dall’Amministrazione, allora ancora centrale, ma dentro una terna di candidati proposta dal collegio dei docenti.
Subito dopo il franchismo, nel 1980 la legge sullo statuto degli istituti scolastici (Loece) stabiliva che all’elezione dei capi di istituto concorressero per il 50% l’Amministrazione e per il 50% i rappresentanti dei docenti.Nel 1985 la legge sul diritto allo studio (Lode) passò questo potere tutto ai consigli di istituto.Nel 1990 la prima riforma della scuola varata dai socialisti (Logse) non modificò tale norma.
Ma nel 1995 la legge sulla partecipazione (Lopeg) introdusse per i candidati alla carica la preventiva frequenza di un corso di 50 ore di gestione e amministrazione, la valutazione ispettiva sull’aspirante e la presentazione di un programma da parte del candidato, che poteva anche presentarsi già con il suo staff (vicepreside e segretario amministrativo).A questa democraticità non è sempre corrisposta altrettanta disponibilità sul fronte dei docenti.
Sicchè circa il 40% dei capi di istituto attuali sono in realtà stati nominati d’autorità da parte dell’Amministrazione.La scelta attuale è osteggiata naturalmente dalle destre ma è condivisa dai due principali sindacati degli insegnanti, Comisiones Obreras e Stes. Anzi quest’ultimo sarebbe favorevole a ridare tutto il potere ai consigli di istituto.
Secondo un’inchiesta svolta tra tutte le componenti scolastiche, il 45% degli intervistati sarebbe favorevole a ridare il potere ai consigli d’istituto, il 34% ad attribuirlo ai collegi dei docenti e solo il 5% è d’accordo a darlo all’Amministrazione.
Roma, 20 aprile 2005