Spagna: Ripensare la scuola secondaria. Un piano d’urto proposto dalla federazione degli insegnanti delle comisiones obreras.
Spagna - Febbraio 2005
A seguito degli scadenti risultati degli alunni spagnoli nella ricerca PISA 2003, in Spagna si è aperto un ampio dibattito sui problemi della scuola, soprattutto a livello di ESO (la scuola secondaria obbligatoria dai 12 ai 16 anni), per alcuni aspetti simili a quelli della scuola italiana.
Se, infatti, gli esiti sono positivi per quanto riguarda la garanzia dell’equità dei risultati, da connettersi al carattere inclusivo della scuola spagnola, non altrettanto si può dire per quanto riguarda i livelli degli apprendimenti. Come in Italia, il problema da affrontare è in quale modo coniugare equità con qualità e superare le diversità esistenti a livello territoriale.
Nel lanciare un Patto di Stato per l’educazione che protegga il sistema educativo dai cambiamenti politici ed economici e che costituisca uno strumento di progresso per tutti, la Federazione degli Insegnanti delle Comisiones Obreras concentra l’attenzione sulla scuola secondaria, proponendo un vero e proprio Piano d’Urto. Ne pubblichiamo il testo, perché molte proposte avanzate dal sindacato spagnolo possono essere d’interesse anche in casa nostra, ammesso che ci sia qualcuno veramente interessato a riflettere sulle cause, e sui possibili rimedi, degli scadenti risultati dei quindicenni italiani nella ricerca PISA.
La federazione degli insegnanti delle Comisiones Obreras propone un Piano d’urto per la scuola secondaria obbligatoria (ESO) che si dovrebbe concretizzare in un insieme di strumenti organizzativi, pedagogici e curricolari tale da favorire e potenziare un insegnamento più individualizzato, più centrato sull’alunno e di conseguenza maggiormente in grado di migliorare l’attenzione educativa.
Si tratta di un progetto ambizioso, che prevede molteplici iniziative, costoso per quanto riguarda le risorse finanziarie, per la cui attuazione è necessario un impegno dal parte del Ministero dell’educazione e delle Amministrazioni educative regionali. Non si deve, infatti, scordare che la situazione di partenza non è la stessa in tutte le comunità, a causa, da un lato, della gestione autonoma che ha favorito politiche educative eterogenee e , dall’altro, di un diverso sviluppo sociale. Se non è semplice fare una proposta universale in tale contesto, è però fattibile una formulazione ampia che consenta l’adattamento e l’adeguamento al contesto specifico di ogni comunità.
Le proposte
Opzionalità - Dovrebbe costituire uno dei pilastri di base per garantire l’attenzione alla diversità, ottenere il raggiungimento degli obiettivi definiti nelle diverse fasi del percorso scolastico e il conseguimento del titolo di studio per la maggior parte degli alunni. Gli istituti scolastico dovrebbero disporre di un numero di ore, oltre quelle stabilite nel curricolo ufficiale, per consentire un’offerta diversificata e adeguata agli alunni.
Diversificazione curricolare - Costituisce uno dei grandi fattori di successo per gli alunni che presentano difficoltà specifiche in alcuni apprendimenti. Ogni scuola dovrebbe poter gestire un numero di ore finalizzate all’organizzazione dell’insegnamento per gruppi, con non più di dodici alunni.
Attività di rinforzo e di appoggio per gli studenti ripetenti - Costituisce un’altra possibilità per evitare la segregazione e recuperare gli alunni che presentano dei deficit formativi. Partendo dal presupposto che non serve a nulla riproporre, con metodi analoghi, gli stessi contenuti, le scuole dovrebbero avere risorse sufficienti.
Roma, 23 febbraio 2005