Trattato di riforma dell’Unione Europea. Per la Ces si tratta di un progetto senza grandi ambizioni
Pur comprendendo la volontà della presidenza portoghese di evitare il prolungamento della paralisi istituzionale, giudizio poco entusiasta della Confederazione europea dei sindacati.
In occasione del Consiglio europeo di Lisbona del 18 ottobre, con all’ordine del giorno il testo del Trattato di riforma, e del tradizionale incontro con le parti sociali, la Ces ha emesso un comunicato poco lusinghiero sull’accordo raggiunto. Le Ces, infatti, lamenta la mancanza d’ambizione della maggior parte del Trattato di riforma, soprattutto in materia d’Europa sociale. Sono due i punti su cui la Confederazione concentra le proprie preoccupazioni: la Carta dei Diritti fondamentali e il Dialogo sociale. La Carta, infatti, sparisce dal testo (presente nella proposta di Trattato Costituzionale), ad eccezione di un semplice richiamo in un articolo che ne dichiara il valore vincolante, che, però, si accompagna all’accettazione dell’opt-out britannico e polacco. Fatto, secondo la Ces, che solleva una serie di preoccupazioni sul carattere vincolante della Carta stessa.
Quanto al dialogo sociale, la preoccupazione del sindacato europeo è che esso non sia derubricato rispetto al valore riconosciutogli dai trattati precedenti e che sia chiaramente applicabile al di là del quadro della politica sociale. Positivo, invece, il giudizio sul nuovo protocollo sui servizi d’interesse generale, di cui la Ces sottolinea la necessità d’un loro quadro regolamentare europeo. La Ces chiama, inoltre, l’Unione europea a proseguire, a Trattato firmato, sulle questioni più importanti per i lavoratori europei: dagli effetti della globalizzazione, al funzionamento dei mercati finanziari, da una politica industriale al rilancio dell’Europa sociale. A questo scopo, la Confederazione intende mobilitarsi su un programma sindacale in vista delle elezioni europarlamentari del 2009.
Roma, 5 novembre 2007