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Turchia: sempre piu grave la repressione antisindacale

Nuovi arresti di esponenti sindacali della scuola e del pubblico impiego. Proteste internazionali e della FLC Cgil.

03/07/2009
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Negli ultimi tempi, come abbiamo già segnalato, la repressione antisindacale si è fatta sentire in Turchia con l’arresto di numerosi membri degli organismi dirigenti della confederazione dei lavoratori pubblici KESK e del sindacato dell’educazione Egitim-Sen. Attualmente sono 22 gli esponenti di questi sindacati arrestati tra cui anche alcune donne che ricoprono gli incarichi di segreteria.

La repressione ha avuto tre ondate:

  • il 29 maggio la polizia ha fatto irruzione negli uffici del KESK di Ankara, Smirne, Istanbul Van e Manisa arrestando 30 persone (tra cui una segretaria dell’Egitim-Sen) sotto la pretestuosa copertura di una operazione anti-terrorismo contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). 16 degli arrestati furono rilasciati nei giorni successivi ma 14 sono rimasti in carcere.

  • il 5 giugno la polizia ha aggredito un corteo dell’Egitim-Sen che marciava verso il Ministero dell’educazione, nell’ambito di una vertenza per la rivendicazione del diritto alla contrattazione. Numerosi manifestanti, tra cui alcuni dirigenti del sindacato sono rimasti feriti.

  • il 16 giugno otto dei sedici arrestati del 29 maggio poi rilasciati sono stati riarrestati, tra loro alcune donne.

Contro i primi arresti sono già state avviate proteste internazionali, tra cui quelle della nostra organizzazione, che ha ripetuto l’iniziativa anche in quest’ultima occasione. In particolare il 29 maggio l’Internazionale dell’Educazione ha inviato una lettera al governo Turco e il 9 giugno l’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO) ha stigmatizzato la situazione che si sta creando in Turchia.
Come abbiamo già spiegato in realtà la scelta repressiva è piuttosto ascrivibile alle difficoltà del partito del premier Erdogan, la cui maggioranza è uscita ridimensionata dalle recenti elezioni amministrative soprattutto nelle grandi città e nel Kurdistan, dove anche le amministrazioni delle principali città come Van e Diyarbakir, sono passate nelle mani del Partito della Società Democratica (DTP), già preponderante nelle altre aree kurde. Nello stesso tempo però queste repressioni contribuiscono ad allontanare la Turchia dall’Europa, mettendo in discussione proprio quell’ingresso nell'Unione che era l’obiettivo principale di Erdogan.

Roma, 3 luglio 2009