Un Sessantotto greco
Dalle testimonianze dei nostri insegnanti all’estero l’anno caldo delle scuole greche.
Continua ad essere molto calda la situazione in Grecia dove da una parte proseguono le manifestazioni settimanali che da quasi un anno stanno vedendo in piazza insegnanti e studenti contro il progetto di privatizzazione portato avanti dal governo Karamanlis.
Più di 200 le Università occupate da mesi, estremamente partecipati i cortei che vedono nelle strade ogni settimana da 10 mila a 40 mila persone.
Il ’68 greco, come amano definirlo da queste parti, ha fermato il cambiamento della costituzione che avrebbe permesso la privatizzazione, riuscendo a spostare la posizione del PASOK, che ha votato contro, pur avendo dato inizialmente la sua disponibilità alle misure.
A questo punto, il governo ha comunque varato una legge, che consente la privatizzazione di parte delle università. Però questa legge può rimanere inapplicata, dato che la responsabilità della decisione passa alle stesse università. Intanto un gruppo di giuristi studia la possibilità di far intervenire la Corte Costituzionale per annullare la legge di (contro)riforma approvata.
Di per sé dei successi questi visto che per tutta la durata dell’attuale Parlamento non può essere riproposto il voto sull’ormai famoso art.16 che garantisce la gratuità del diritto all’istruzione e pone dei vincoli ulteriori per la prossima legislatura. Infatti, la maggioranza qualificata per poter modificare un articolo della Costituzione si alza nella legislatura successiva.
Per chi guarda venendo dall’esperienza italiana sembra di rivivere gli anni ’70. I cordoni sono da queste parti d’obbligo visto che la repressione è stata ed è forte: utilizzando la provocazione di gruppi di “neri” come li chiamano da queste parti, la polizia ha spesso attaccato i cortei con nuvole di lacrimogeni che hanno avvolto il centro per ore, ha picchiato (anche Grigoris Kalomiris, segretario del sindacato degli insegnanti delle scuole medie è finito in ospedale due settimane fa) e arrestato anche a dieci, venti, cinquanta per volta giovani studenti che con il gruppo di “violenti” avevano nulla a che fare, arrivando fino a caricare i genitori di questi studenti che cercavano di entrare nell’aula del tribunale dove sarebbero stati processati i loro figli.
Roma, 3 aprile 2007