Fridays For Future di nuovo nelle piazze
L’emergenza climatica va collegata all’emergenza guerra. “STOP Ecocidio- STOP Genocidio”: questo il tema del nuovo sciopero globale dell’11 ottobre scorso
Venerdì 11 ottobre migliaia di studentesse e studenti hanno di nuovo manifestato in più di 40 città italiane. Particolarmente riuscite quelle a Milano e a Roma. Numerosi i presidi e o flashmob.
Non era scontata la riuscita del nuovo “strike”. Infatti il movimento dei “Venerdì per il Futuro” si organizza in particolare nelle scuole medie superiori e quindi deve anche tener conto di un continuo cambio generazionale degli attivisti. Il movimento è nato a Stoccolma nel 2018 con una iniziativa, a fronte di clamorosi eventi climatici estremi, dell’allora quindicenne Greta Thunberg con il primo sciopero per il clima, che ha poi ispirato studenti di tutto il mondo. La CGIL nel 2019 ha consegnato a Greta la tessera onoraria riconoscendo il suo ruolo importante nella mobilitazione dei giovani su una tematica così importante come l’emergenza climatica. Venerdì scorso Greta era a Milano e il suo forte intervento, che ha fatto il giro dei social internazionali, ha segnalato un salto importante del movimento, evidenziando come l’emergenza palestinese non è separata da quella climatica.
Ormai il cambiamento climatico, generato dal surplus delle fonti fossili, si evidenzia ogni giorno con alluvioni,siccità, eventi estremi, a cui ci si vorrebbe adeguare, anziché rimuovere le cause, facendo pagare ai cittadini assicurazioni private. Sarebbero da rispettare gli impegni sulla road map di decarbonizzazione assunti a Parigi nel 2015. Invece gli impegni assunti vengono rallentati appositamente. E il continuo rinvio si affianca di fatto al negazionismo.
Il movimento per la transizione ecologica aveva assunto ben presto un primo salto di qualità. Appariva sempre più evidente, infatti, che un cambiamento così profondo che riguardava la vita concreta di tutti doveva presentarsi come giusto e credibile, quindi socialmente sostenibile. Ma per essere credibile, senza generare resistenze e preoccupazioni nel cambiamento, appare evidente che occorre anche un salto nelle soluzioni tecnologiche, nelle produzioni, nei consumi, quindi un contributo straordinario del mondo della ricerca e della conoscenza. Anche per questo, e non solo perché compresente nelle scuole, la FLC CGIL è stata da subito in appoggio al movimento dei Fridays.
Con lo sciopero dell’11 ottobre i Fridays hanno evidenziato e messo a fuoco nuove emergenze che si collegano strettamente a quella climatica, la quale non deve certo perdere centralità e arretrare a vantaggio delle grandi lobbies del fossili. Da una parte assistiamo a disuguaglianze che si allargano a dismisura, in contraddizione evidente con un nuovo modello di sviluppo che deve avere come centralità il lavoro dignitoso. Ma ormai c’è il tema imprevisto e impellente della pace, perché un futuro sostenibile è impossibile con le guerre in corso, con popoli a cui viene vietato un riscatto anche dai debiti, con paesi che non hanno risorse per rimediare al disastro ambientale non da loro provocato. Per questo l’11 ottobre la Palestina è stata al centro delle manifestazioni degli FFF. Parte del mainstream editoriale italiano ha voluto evidenziare strumentalmente una presunta contraddizione di fronte ai forti richiami sulla condizione situazione dei palestinesi: “non sono più ecologisti, ora pacifisti”. In realtà i giovani dei Fridays hanno voluto sottolineare che non ci può essere un nuovo modello di sviluppo nelle guerre e nelle disuguaglianze.