Missione internazionale sull’accoglienza dei rifugiati ucraini
FLC CGIL e ETUCE incontrano i governi di Moldavia e Romania.
La FLC CGIL, che ormai da tempo ha un’attività internazionale intensa e riconosciuta nelle Organizzazioni europee e mondiali, ha fatto parte della delegazione scelta di ETUCE - l’organizzazione europea che raggruppa i sindacati dell’Istruzione - per il confronto con i governi di Romania e Moldavia, i paesi al confine con l’Ucraina. L’obiettivo della missione era quello di controllare con i governi nazionali locali le condizioni di accoglienza dei rifugiati provenienti dalle zone di guerra, accertarsi delle condizioni reali e poi confrontarsi con le altre organizzazioni internazionali per calibrare e coordinare gli interventi successivi.
La delegazione era composta da Larry Flanagan, Presidente di Etuce, Claudio Franchi, membro del TUAC OCSE e del Committee di Etuce per la FLC CGIL, e Vicky Black, Presidente di UCU, il sindacato universitario inglese.
Queste erano le questioni prioritarie sulle quali lavorare: la legislazione generale, la gestione dell’accoglienza dei rifugiati (soprattutto nel caso siano coinvolti soggetti dell’istruzione o dei sindacati) e soprattutto si è discusso sulla possibilità di un accesso corretto e organizzato all’istruzione per studentesse e studenti di ogni ordine e grado, oltre che sul coinvolgimento dei docenti ucraini, rifugiati o ancora in patria.
A Bucarest, la delegazione ha incontrato la Commissione Europea in Romania, la responsabile per l’istruzione della Presidenza Rumena e il Segretario di Stato del Ministero dell’Istruzione con delega alla gestione dei Rifugiati ucraini. In Moldavia, a Chisinau, invece, la delegazione ha incontrato il Presidente del Parlamento Moldavo, il Ministro dell’Istruzione e il Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali. La Moldavia è un piccolo Stato, non ricco, che al momento ha dichiarato lo Stato di Emergenza. I problemi finanziari sono molti e un aumento salariale generalizzato nei settori pubblici di circa il 20% non ha coperto che in parte l’inflazione al 30% dovuta alla crisi energetica. Si pensi che le pensioni minime sono state addirittura raddoppiate ma in assoluto sono passate da 55 a 110 euro. Il Ministro dell’Istruzione ha descritto lo sforzo economico governativo, molti milioni di euro, e le azioni di modifica del quadro legislativo, ribadendo l’impossibilità per la Moldavia di accedere ai fondi comunitari. Con il Ministro del lavoro e dei Servizi sociali, invece si è analizzata la capacità del mercato del lavoro di includere i rifugiati, pochi dei quali, anche in percentuale, hanno dichiarato un contratto di lavoro. Ovviamente però la grande proporzione di mercato del lavoro nero nasconde gli effettivi rifugiati che hanno trovato un’occupazione.
A causa della situazione bellica e della legge marziale vigente in Ucraina, il numero dei rifugiati include essenzialmente madri, ragazzi e anziani, e i ragazzi sono sia con parenti o genitori, sia da soli, e moltissimi, soprattutto dalla seconda parte della migrazione, sono senza risorse economiche e senza documenti. Inoltre, per quello che si può prevedere, i rifugiati sono intenzionati a rientrare. Questo però rischia di non essere possibile sia perché spesso le case sono state distrutte, sia perché la guerra potrebbe non finire tanto presto, e in paesi non ricchi, gli aiuti potrebbero fortemente ridursi se non scomparire, dando luogo a possibili conflitti sociali molto pericolosi.
La maggior parte degli studenti hanno continuato a seguire la didattica online fornita dai docenti restati in Ucraina. Le varie amministrazioni hanno provveduto a distribuire agli studenti tablet e cellulari, e le connessioni necessarie per collegarsi online.
Per quelli invece che hanno voluto studiare in presenza, a causa dei problemi di lingua sono state trovate soluzioni differenziate e è stato modificato il quadro normativo, sia rispetto al numero massimo di studenti per classe, che rispetto alla possibilità di iscrizione durante l’anno scolastico o accademico. Per la primaria e il 3-6, la capacità dei bambini di integrarsi anche linguisticamente in poco tempo, ha consigliato di inserire nelle classi con insegnamenti in Rumeno o in Moldavo massimo uno o due bambini. Nella scuola secondaria, invece, si è stati costretti spesso a organizzare delle classi in Ucraino, con una grande difficoltà nel reperimento dei docenti. Per le università sono stati promossi programmi di mobilità e possibilità di seguire i corsi.
In ogni caso al momento non si prevede di potere tenere gli esami finali dei cicli scolastici, rendendo così difficile la valutazione delle competenze necessarie per i vari avanzamenti. Si ricordi che oggi a causa della difficoltà di reperimento di attestati scolasti, l’immissione nelle varie classi viene effettuata con una valutazione praticamente individuale da parte dei docenti.
La delegazione ha poi visitato quattro strutture di accoglienza.
Il primo campo visitato che accoglieva duecento persone (più di tremila erano passati per poi dirigersi in altri paesi) era proprio nel Politecnico di Bucarest. Nella riunione con il Rettore Costoiu, ex Ministro dell’Università e della Ricerca, si è discusso sia delle questioni legate al supporto per gli studenti universitari, che delle difficoltà reali della gestione del campo. All’incontro ha partecipato anche un ‘rappresentante’ degli studenti universitari ucraini con il quale si è discusso delle modalità di organizzazione della vita studentesca, dai gruppi Whatsapp e Telegram, agli spazi riservati per seguire i corsi online, etc. Nel ‘Mihai Viteazul’, un liceo di Bucarest, la delegazione ha incontrato l’Ispettore generale dell’Istruzione di Bucarest, e Anastasia Konovalova, un docente rifugiato da Odessa che sta organizzando l’istruzione fornita alle ragazze e ai ragazzi ucraini, dall’asilo alle superiori.
Due sono stati i centri visitati in Moldavia. Il primo era il Sanatorium Bucuria Sind, a Vadul lui Vada, una cittadina a 30 km da Chisinau, una residenza termale curativa di proprietà della confederazione sindacale, dove sono accolti diverse centinaia di rifugiati.
Storicamente, le Confederazioni sindacali dell’Est Europa possiedono strutture alberghiere, agenzie di viaggi, residenze estive, un’eredità del periodo di influenza sovietica sulle strutture dei sindacati, e queste rappresentano una fonte di finanziamento diretto o indiretto da parte dello stato attraverso l’emissione di voucher.
Le confederazioni hanno messo a disposizione i propri centri sotto richiesta del Governo e dietro promessa di risarcimento, restituzione che al momento non è nemmeno in previsione. Le risorse finanziare sindacali, pertanto, stanno per terminare e non si sa cosa succederà. Il secondo era una residenza universitaria, della Technical University, che al momento accoglie un centinaio di rifugiati, più un paio di migliaia che sono passati durante gli ottanta giorni di guerra, che si sono poi diretti verso altri paesi europei, di solito passando attraverso la Romania.
In generale, una delle difficoltà tecniche maggiori, soprattutto in Romania, è stata il coordinamento tra le diverse istituzioni e soggettività coinvolte: Governo, Enti Locali, Ministeri diversi, Unicef, UNHCR (cioè l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati), il Rotary, le amministrazioni dei centri (quelle scolastiche, quelle universitarie, quelle sindacali). L’assenza di uno spazio di confronto tra questi soggetti spesso impedisce anche solo l’emergere dei piccoli problemi quotidiani, che potrebbero addirittura essere risolti senza un grande sforzo.
Nei prossimi giorni inizieranno poi i confronti internazionali con le organizzazioni mondiali e europee coinvolte e la FLC CGIL, insieme a ETUCE e a International Education, continuerà a portare la voce dei valori della pace e della democrazia, agendo in prima persona anche sullo scenario internazionale