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Aperta la 51° sessione della Commissione ONU sullo status delle donne

L’Internazionale dell’educazione, l’Internazionale dei servizi pubblici e la Confederazione internazionale dei sindacati inviano una dichiarazione congiunta

28/02/2007
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Più di 50 milioni di donne provenienti da 160 paesi sono iscritte ad organizzazioni sindacali, rendendo il movimento sindacale l’unica voce largamente rappresentativa delle lavoratrici. I sindacati rappresentano tutte le diversità del mondo del lavoro, dai livelli più professionali ai lavoratori con scarse qualifiche, a quelli che lavorano nell’economia informale.

In occasione della 51° sessione della Commissione dell’ONU sullo status delle donne, vogliamo esprimere le nostre preoccupazioni per la situazione delle bambine e delle ragazze nei paesi in via di sviluppo, costrette a lavorare a causa della povertà delle famiglie, in particolare della povertà delle donne, e a causa della mancanza di accessi ai servizi pubblici essenziali, in particolar modo un’educazione di qualità e l’acqua.

Le bambine e il lavoro minorile
Secondo l’OIL, nel 2006 il lavoro minorile ha interessato 218 milioni di bambini, un dato sottostimato in quanto il lavoro delle bambine è spesso nascosto, non considerato e non calcolato. I lavori che svolgono, sotto forma di lavoro domestico, agricolo, svolto all’interno delle case, compreso il lavoro clandestino, come il lavoro forzato e la costrizione al lavoro sessuale, non sono rappresentati in modo sufficiente nelle statistiche ufficiali. Il lavoro della bambine e delle ragazze, ufficiale e no, continua a costituire il maggior ostacolo per accelerare i progressi verso l’acquisizione degli obiettivi educativi per il 2015. Le bambine costituiscono il 60% dei 100milioni di bambini che attualmente non vanno a scuola. Dato che la maggior parte di loro non frequentano in quanto lavorano, gli sforzi miranti ad accrescere la presenza femminile nelle scuole devono andare di pari passo con quelli finalizzati all’eliminazione del lavoro minorile, con un ampio approccio preventivo.

Le bambine e l’educazione
La povertà, i pregiudizi sociali, la mancanza di documenti identificativi, il lavoro minorile e altri fattori impediscono a circa 41 milioni di bambine ( 53%) di completare la scuola primaria. In aggiunta, più di 542 milioni di donne sono analfabete (64%), molte di loro a causa di una scolarizzazione inadeguata o incompleta (Unesco2006), che non è d’aiuto alle bambine, in quanto, come è noto, una madre alfabetizzata è in grado di aiutare i propri figli sotto molti aspetti.

La Conferenza mondiale sull’educazione per tutti di Dakar, del 2000, ha definito un obiettivo affrontabile ed acquisibile “ il completamento dell’educazione per tutti nella scuola primaria entro il 2025” e ha dichiarato che “ nessun paese debba veder compromessa in modo serio l’acquisizione di tale obiettivo per mancanza di risorse”. Ci sono, invece, ancora molte sfide da affrontare, incluse quelle delle risorse, specialmente una crescente mancanza di insegnanti qualificati.

La reale sfida non è solo mandare le bambine a scuola, ma far sì che ci restino. Ciò dipende dal fatto che alle bambine sia garantito un percorso casa scuola privo di pericoli, da una cultura non violenta all’interno delle scuole, da un curricolo attento alle tematiche di genere e ad un atteggiamento dei docenti che incoraggi le bambine. L’educazione alla salute e l’acquisizione di abilità fondamentali devono costituire un focus in un ambiente educativo rispettoso ed inclusivo.

La qualità dell’educazione pubblica
Gli Obiettivi di sviluppo per il millennio per la parità di genere nell’educazione non sono stati acquisiti entro il 2005, come promesso. L’educazione non solo garantisce le conoscenze e le abilità di base per migliorare la salute e il tenore di vita, ma anche rafforza le donne ad assumere il posto cui hanno diritto nella società e nei processi di sviluppo, a livello sia economico sia sociale. L’educazione consente di salvare delle vite, dando alle donne la sicurezza e il potere di fare scelte più opportune per sé stesse e per i loro figli. Senza educazione, il ciclo della povertà si auto perpetua.

I sindacati ricordano agli stati membri dell'ONU le loro promesse e i loro obblighi relativi ai diritti umani internazionali, inclusi i diritti economici, sociali e culturali. In particolare, l’acquisizione del diritto all’educazione dovrebbe procedere di pari passo con le azioni nel quadro di Dakar, la Convenzione dell’Onu sui diritti dei bambini, la Dichiarazione dei diritti umani, la Convenzione sull’età minima e sulle peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile.

Il movimento sindacale internazionale è impegnato a sostenere fortemente la qualità dei servizi pubblici universali, in particolare un’educazione gratuita, universalmente accessibile, obbligatoria, attenta ai bisogni dei bambini e delle bambine, e che includa il settore secondario oltre quello primario, almeno fino all’età minima lavorativa.

La qualità dell’educazione comporta che ai bambini insegnino docenti qualificati, in classi con un numero di alunni ragionevoli, con più testi, materiale didattici ed aule appropriate. Rendere le scuole più sicure, un posto sicuro per le ragazze è questione essenziale per accrescere l’iscrizione delle bambine, ma per far sì che rimangano a scuola occorre un insieme di misure comprensive. Tra cui:

  • assicurare sicurezza e rispetto per i diritti fondamentali e per la dignità delle bambine a scuola, a casa e nella società nel suo complesso;

  • allocare maggiori risorse alla formazione iniziale ed in servizio degli insegnanti e dei lavoratori della sanità perché siano in grado di affrontare le nuove sfide, tra cui la violenza, la salute e l’educazione sessuale;

  • assicurare servizi pubblici di qualità, inclusa l’educazione, che facciano un uso delle risorse umane attento al genere, e considerino le questioni di genere nell’allocazione delle risorse;

  • assicurare risorse e curricoli orientati alle questioni di genere;

  • allocare risorse per avere nelle scuole strutture di supporto sia agli studenti sia agli insegnanti e un maggiore coinvolgimento delle comunità nella prevenzione della violenza.

La mancanza dell’accesso all’acqua e l’impatto sulle bambine
L’accesso all’acqua è fondamentale se vogliamo ridurre la povertà, migliorare la salute delle madri, diminuire la mortalità neonatale e migliorare la situazione delle ragazze nei paesi in via di sviluppo. Ogni anno, 3 milioni di persone, la maggior parte bambini, muoiono per malattie prevenibili, dovute all’acqua contaminata. Ancora di più soffrono per malattie connesse all’acqua inquinata. C’è una chiara inter-dipendenza tra il diritto all’acqua e altri diritti sociali, economici e culturali. L’accesso all’acqua è essenziale al fine di acquisire gli Obiettivi di sviluppo per il millennio.

Andare a prendere l’acqua un lavoro a tempo pieno
Le ragazze e le donne hanno la responsabilità primaria di prendere l’acqua nei paesi in via di sviluppo. In Sud Africa, si è calcolato che la ragazze e le donne spendono più di 40 milioni di ore l’anno per andare a prendere l’acqua. Le ragazze e le donne possono camminare fino ad otto ore per giorno, facendo anche più di 15 chilometri nella stagione secca, per prendere l’acqua per le loro famiglie. Questo è tempo prezioso che le ragazze non usano trascorrono a scuola o giocando.

La mancanza di acqua e di servizi nelle scuole
Da 1 a 10 bambine in età scolare nell’Africa Sub - Sahariana non vanno a scuola durante il periodo mestruale o abbandonano la scuola alla pubertà per la mancanza di servizi igienici puliti e riservati. In Uganda, per esempio, solo l’8% della scuole ha un numero sufficiente di latrine e solo un terzo ha servizi igienici separati per le ragazze. Gli studi dimostrano che i livelli educativi delle donne sono correlati alle loro pratiche igieniche, che a loro volta dipendono dall’accesso all’acqua e ai servizi igienici. In più, l’accesso all’acqua riduce i rischi di attacchi alla salute e di esposizione ad abusi potenziali e a violenza.

Acqua pubblica di qualità
Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, al fine di raggiungere gli obiettivi del millennio relativamente all’accesso all’acqua – ridurre del 50% la percentuale di popolazione priva d’accesso all’acqua – occorre che una quota di 260.000 persone ogni giorno fino al 2015 acquisisca l’accesso all’acqua. L’Onu stima che occorrano investimenti aggiuntivi nell’ordine di 11.3miliardi di dollari per i prossimi 10 anni.

Il movimento sindacale internazionale è impegnato a sostenere il diritto umano all’acqua, come adottato nella dichiarazione del Comitato dell’Onu sui diritti economici, sociali e culturali del 2002, che proclama “ il diritto umano all’acqua conferisce il diritto ad ogni persona ad una quantità d’acqua sufficiente, pulita, accettabile, fisicamente accessibile per usi personali e domestici”.

Il costo sociale, economico ed ambientale relativo al fallimento nell’acceso all’acqua e alle misure sanitarie è di gran lunga maggiore delle risorse necessarie a fornire tali bisogni fondamentali. Tra le diverse richieste, il movimento sindacale rivendica:

  • un rinnovato impegno da parte dei governi per garantire lo sviluppo di infrastrutture in grado di fornire l’acqua e i servizi igienici al fine di raggiungere gli obiettivi di sviluppo per il millennio;

  • nessuno dovrebbe essere deprivato dall’accesso ad acqua pulita per motivi economici. I servizi connessi alla fornitura dell’acqua, privati o pubblici, devono operare una politica di tariffe sociali ;

  • i servizi relativi alla fornitura di acqua devono mantenere il carattere di servizio pubblico

  • le autorità pubbliche giocano un ruolo essenziale nella definizione degli standard di qualità, nella regolamentazione e nel rafforzamento del servizio. I sindacati e le organizzazioni della società civile, in particolare gruppi di donne, dovrebbero essere coinvolte nella definizione di tali standard;

  • una gestione responsabile dell’acqua può essere acquisita solo tramite il coinvolgimento dei sindacati e di tutti gli stakeholder, in particolare le donne.

Roma, 28 febbraio 2007