Assemblea delle donne FLC: si aprono i lavori
Nella splendida Cortona le donne della conoscenza discutono di Europa, welfare, sindacato e salute. Il 22 e 23 aprile 2013 a Cortona.
La prima assemblea delle donne della FLC CGIL si è aperta nella splendida cornice di Cortona al centro S. Agostino. Joëlle Casa, della segreteria nazionale, è visibilmente emozionata mentre saluta le/i partecipanti. Tocca a lei una breve introduzione per dare il senso dell’ampiezza e della complessità dei temi in discussione e degli appuntamenti organizzativi. Questa assemblea è solo l’inizio. “Europa, welfare, contrattazione” sono temi complementari” – spiega Casa. E per questo ha parlato di “Europa sociale” e “Europa democratica”, preoccupata del benessere dei propri cittadini più che del PIL. “Le politiche regressive e recessive, infatti, non portano da nessuna parte e che colpiscono le parti più deboli della società e quindi anche le donne”. “L’Europa deve cambiare le sue politiche e noi donne della FLC CGIL oggi siamo qui perché vogliamo essere le protagoniste di questo cambiamento”.
Casa ha parlato della diversità delle donne come risorse per tutti e di uguaglianza e per affermare l’una e l’altra c’è bisogno di politiche trasversali, come, peraltro, la stessa Europa raccomanda da tempo. Non poteva mancare un forte richiamo alla responsabilità di chi lavora nella conoscenza, in particolare nell’istruzione e nelle formazione delle nuove generazioni nel rimuovere la cultura della separazione dei ruoli, dei modelli di sopraffazione che generano la violenza sulle donne. “Vogliamo sistemi educativi trasparenti, aperti, autonomi e liberi da qualsiasi costrizione. Contemporaneamente bisogna aumentare l’attrattività della professione docente e restituirle quel riconoscimento sociale che si è perso”, ridurre la precarietà ed elevare la qualità dell’insegnamento.
“Abbiamo quindi bisogno di un sindacato diverso, di un settore educativo diverso, di un mondo del lavoro diverso, di una società diversa, di politiche diverse e di un’Europa diversa”. Le politiche di pari opportunità sono traversali e devono esserlo anche a livello istituzionale. Per questo – ha concluso Casa – il ministero delle pari opportunità deve essere presente e mettere bocca su tutto. “Come il Ministero dell’economia lo è per le compatibilità finanziarie”.
Simona Giampaoli, dirigente dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma, ha introdotto il tema delle differenze di genere nel campo della salute. Anche se oggi – ha spiegato - nascono più bambini che bambine, dopo i 40 anni questo rapporto si inverte perché le donne, in genere, vivono più a lungo degli uomini. Molti dati dimostrano che sono biologicamente più resistenti, ma le cause di questa differenza sono ancora poco conosciute.
Dopo avere esaminato alcune delle patologie più diffuse, come, ad esempio, le malattie cardiovascolari, la depressione e la demenza, proprio perché le donne vivono più a lungo, Giampaoli si è soffermata sui fattori di rischio e gli stili di vita che determinano le prime, come l’alimentazione e la poca attività fisica, e sui fattori di natura sociale, soprattutto, che determinano le seconde.
Ad esempio è stato dimostrato che chi in gioventù ha tenuto allenato il cervello ha meno probabilità di incorrere in forme degenerative cerebrali. Infine, la relatrice ha sottolineato che, nonostante le donne sembrino più attente a ciò che attiene la salute, “sono scarsamente informate sul ruolo dei fattori di rischio e sulla possibilità di ‘proteggersi’, proprio perché colpite in età più avanzata quando erroneamente si ritiene poco efficace qualsiasi attività di prevenzione primaria”. E invece semplici interventi, semplici modificazioni degli stili di vita e più informazione consentirebbero alle donne di mantenere buone condizioni di salute e, attraverso la prevenzione, potrebbero contribuire a ridurre i tassi di ospedalizzazione e i costi per cure e riabilitazione.
Leggi la relazione di Giampaoli
Donne ed educazione: accesso al sapere e professione (gruppo 1)
Nel gruppo di lavoro Donne ed educazione: accesso al sapere e professione, la discussione-riflessione non può non fare i conti con gli ostacoli culturali che le donne incontrano nella scelta dei percorsi formativi e nella vita lavorativa. La scuola (insieme alla famiglia) ha una grande responsabilità in tutto questo, soprattutto per quel che riguarda la trasmissione degli stereotipi di genere, ma, contemporaneamente, ha la possibilità di modificare i modelli di comportamento. E ci si chiede se le insegnanti (e le madri) facciano abbastanza per sradicare stereotipi e discriminazioni di genere presso i loro studenti (figli).
Qualsiasi professione e carriera le donne intraprendano, devono conciliarle con i carichi familiari e il lavoro di cura. È così anche nei settori della conoscenza: nell’università, nella ricerca e nell’Afam poche sono le donne che riescono a raggiungere ruoli dirigenziali e incarichi prestigiosi; sono invece la maggioranza nei lavori più precari e sottopagati. Le ricerche e le statistiche messe a disposizione del gruppo sono, da questo punto di vista, davvero impietose. E pensare che parliamo di categorie ad altissima presenza femminile.
Leggi i documenti presentati nel primo gruppo
Donne e sindacato: contrattazione, rappresentanza (gruppo 2)
Le politiche di genere nella contrattazione e nell’azione sindacale, la rappresentanza delle donne nel sindacato e nei luoghi di lavoro, le esperienze dei comitati per le pari opportunità e l’efficacia dei codici contro le molestie sessuali. Questi i temi alla discussione del gruppo di lavoro Donne e sindacato: contrattazione, rappresentanza. Le partecipanti hanno ricevuto nei giorni scorsi, come quelle degli altri gruppi, una ricca documentazione: 3 saggi sulla contrattazione e le pari opportunità, nei quali viene, tra l’altro, colto il nesso con le politiche territoriali, le forme flessibili di lavoro, i congedi parentali fruiti anche dagli uomini; alcuni studi sulle pari opportunità in alcuni enti di ricerca; una riflessione sull’effetto negativo dell’unificazione per legge dei comitati per le pari opportunità con il comitato paritetico sul mobbing; i progetti europei su parità e uguaglianza e tante altre riflessioni sparse. Per quanto riguarda la rappresentanza delle donne nel sindacato, la FLC ha fatto grandi passi in avanti: oltre il 50% di donne nel direttivo nazionale e quasi il 60% nella segreteria nazionale. Ma questo non fa della FLC un sindacato a misura di donne. Nel gruppo si cercherà di capire il perché. E si discuterà anche di come la crisi economica rischia di espellere le politiche di genere dalle strategie sindacali, mentre sono anch’esse una via per il rilancio del Paese.
Leggi i documenti presentati nel secondo gruppo
Donne e welfare: precarietà, pensione, donne e salute (gruppo 3)
Nel gruppo Donne e welfare: precarietà, pensione, donne e salute di carne al fuoco ce n'é proprio tanta. Si parlerà di salute e differenze di genere, sulla scia della relazione di Simona Giampaoli, di come i tagli al welfare pesino sul lavoro e sul non-lavoro delle donne, costrette sempre più a sostituirsi ai servizi tagliati e a fungere da ammortizzatori sociali. Soprattutto nella crisi, disoccupazione, inattività e precarietà colpiscono più le donne che gli uomini e molto i giovani. Questa situazione toglie diritti e tutele e mette una grande ipoteca sul futuro. Anche per questo il gruppo si occuperà di previdenza e pensioni, prendendo spunto da uno studio comparato tra alcuni sistemi di altrettanti paesi europei. Tra le piste di lavoro: la rimozione delle disparità di retribuzione tra donne e uomini a parità di lavoro, la garanzia di un reddito per i periodi di non lavoro, la condivisione del lavoro di cura, la ricostruzione dello stato sociale, sapendo, però, che non può essere un sistema neutro, disegnato su un lavoratore neutro. E sapendo che una rete di protezione sociale non può essere considerata un costo, ma un investimento.