Le commissioni giudicatrici dei concorsi devono prevedere la presenza delle donne
Una importante sentenza del Consiglio di Stato afferma il principio secondo il quale nelle commissioni giudicatrici di un pubblico concorso deve essere rispettata la "quota rosa"
A seguito di una sentenza del TAR Veneto, relativa al ricorso una dottoressa esclusa da un concorso per il posto di direttore in un museo comunale, il Consiglio di Stato ha confermato il principio per cui deve essere assicurata la presenza di un terzo di donne nelle commissioni giudicatrici dei concorsi pubblici, anche non statali.
Il parere poggia sul nuovo testo dell’art. 51 della Costituzione (come emerge con la L. cost. 30 maggio 2003, n. 1) che prescrive che, per consentire ai cittadini di entrambi i sessi di “accedere agli uffici pubblici ed alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”…. “la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
Non esiste quindi solo il principio della parità della condizione fra i due sessi, nel senso che la diversità non può essere mai ragione di discriminazione, ma anche un compito, affidato alla Repubblica, di promozione delle pari opportunità tra donne ed uomini.
Alla luce di tali disposizioni il Consiglio di Stato “legge” la norma dell’art. 61 del d. lgs. n. 29 del 1993 (e la coincidente disposizione dell’art. 57 del d. lgs. n. 165 del 2001) confermando l’obbligo di dover riservare alle donne un terzo dei posti di componente degli organi collegiali di selezione nei concorsi, salva motivata impossibilità, la norma si configura come un modo di “promuovere le pari opportunità” per i due sessi.
“ Come un’azione positiva, vale a dire, di perseguimento del (ri)equilibrio fra i due sessi nei settori ivi considerati”, è la considerazione che aggiunge il Consiglio di Stato.
Roma, 27 marzo 2006