Proteo Fare Sapere a fianco di tutto il personale delle scuole impegnate nel contrasto alla dispersione scolastica
Documento dell'Ufficio di presidenza nazionale Proteo Fare Sapere.
In questa difficile e delicata ripartenza dell’anno scolastico 2022-23, un numero significativo di scuole ha iniziato a fare i conti nel concreto con il processo di attuazione del PNRR per la scuola.
Un insieme di provvedimenti di grande rilievo sui quali è mancato un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e del mondo della scuola e in cui la stessa amministrazione scolastica non è stata in grado di svolgere un ruolo di orientamento e coordinamento delle scelte, gestite con una forte centralizzazione da parte della unità di missione di Palazzo Chigi. Tutto ciò malgrado gli impegni assunti lo scorso anno con le confederazioni sindacali con il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale“e il “Patto per la scuola al centro del Paese”. Impegni del tutto disattesi.
In questi giorni tuttavia, 3.182 istituzioni scolastiche, prescelte dall’amministrazione scolastica per il piano di contrasto alla dispersione scolastica, hanno ricevuto la prima tranche dei fondi a tal scopo destinati.
Proteo Fare Sapere ha criticato, insieme ad altri soggetti, la fragilità dei criteri in base ai quali si è proceduto alla scelta delle istituzioni scolastiche; Il Ministero dell’Istruzione ha ritenuto tuttavia di procedere comunque. Il Ministro Bianchi, proprio a ridosso della conclusione dell’anno scolastico, ha emanato gli “Orientamenti” in cui sono indicati obiettivi (target), traguardi (milestone) e alcune indicazioni relative alle azioni che si potranno attivare nei confronti degli alunni. Si tratta di un documento pedagogico/istituzionale molto scarno, pedagogicamente modesto, decisamente elusivo della vasta complessità del lavoro che attende chi opererà nelle scuole.
Il tema della “dispersione” o selezione scolastica, è un fenomeno che segna la storia della scuola della Repubblica. Nessuno può accostarsi a questo tema ignorando che grazie all’impegno di migliaia di docenti e malgrado politiche scolastiche nell’insieme deboli e con scarse risorse, nel corso di settanta anni di storia, questa scuola pubblica ha sconfitto l’analfabetismo che caratterizzava l’Italia del dopoguerra e ha portato tutti gli infra quattordicenni a conseguire la licenza media e aprirsi alle opportunità della scuola secondaria superiore. Nel corso di questa straordinaria esperienza collettiva, migliaia di docenti hanno cercato in diversi modi di migliorare la qualità delle loro didattiche e metodologie di insegnamento, di innovare i contenuti dell’insegnamento stesso, di aprire le porte della scuola alle culture del territorio e della società.
I problemi tuttavia restano, in particolare nella scuola secondaria di I e II grado e sono acuti: 100.000 ragazzi che si perdono, di cui quasi 90.000 bocciati, sono una perdita intollerabile. Come non è sostenibile il peso di migliaia di giovani che non studiano e non lavorano. Se a questo aggiungiamo le migliaia di ragazzi che non raggiungono esiti scolastici di buona qualità e manifestano segnali di insofferenza e disinteresse per ciò che oggi la scuola offre loro, vuol dire che si rende necessario un nuovo e decisivo impegno.
Un impegno che certo richiede risorse e normative adeguate ma anche un lavoro complesso di elaborazione da parte delle scuole su due versanti: una riflessione sui contenuti dell’insegnamento, che non può prescindere dai grandi mutamenti sociali e culturali di questi anni recenti, a partire dal covid e dai suoi effetti su adolescenti e società; una profonda crisi educativa degli adulti, la percezione di malessere e solitudine dei giovani, la demotivazione verso strumenti e contenuti di una scuola che non riesce spesso a intercettare le domande e le attese. In secondo luogo, una riflessione sulla necessità di modificare radicalmente le modalità di insegnamento, non solo in riferimento al digitale come nuovo ambiente comunicativo ma più in generale a didattiche in grado di assicurare a ciascuno la chiave per conseguire risultati positivi nell’apprendimento. In sostanza la scuola deve tentare di superare il canone che continua a pervadere il sistema: un modello che si regge ancora sul docente singolo e il suo rapporto con la cattedra/disciplina, la lezione in classe, l’interrogazione, il compito, il voto. Un modello in cui la partecipazione a forme di lavoro cooperativo è marginale al processo di insegnamento e per questo spesso esposta a derive burocratiche.
Tutto questo nella retorica della povertà educativa non c’è. Non c’è la scuola, ci sono “i dispersi”. La narrazione ci offre analisi dettagliate dei territori e delle condizioni di vita delle persone, delle diseguaglianze, contrasti sociali, povertà. Si auspicano interventi sulle strutture, sulle famiglie, i trasporti e molto altro: obiettivi tutti condivisibili. Non c’è però la scuola e ciò che la scuola può fare oggi per motivare ad apprendere anche coloro che motivati non sono; coloro che si sono convinti che sono fatti per lavorare e non per studiare, coloro che dicono che questa scuola non li interessa. Insomma la scuola che assume davvero la Costituzione come suo programma fondamentale. Un’idea di scuola che ancora vive nella testimonianza di Don Milani, Bruno Ciari e tanti altri educatori del ‘900 che hanno mutato il volto del nostro sistema scolastico e della nostra cultura sulla scuola.
Il cambiamento della scuola non si consegue con tante iniziative “aggiuntive” e neppure “compassionevoli” rivolte “ai dispersi”. Tutto ciò che è aggiuntivo è destinato inevitabilmente alla irrilevanza nel lungo periodo. È necessario invece che tutte le azioni, anche quelle direttamente rivolte agli studenti, siano uno degli effetti di un progetto che inizi a mettere in discussione il modo di operare della scuola. Per queste ragioni, che negli Orientamenti ministeriali non sono esplicitate, è necessario che la scuola si appresti ad affrontare il suo piano contro la dispersione con tre azioni fondamentali:
- Un percorso formativo dedicato a Ds, Dsga e ufficio amministrativo, per la gestione finanziaria del progetto. Avere chiarezza e padronanza della gestione dei nuovi e consistenti fondi e della gestione di tutto il lungo percorso progettuale, è condizione non solo di efficacia ma anche di serenità e fiducia da parte di tutti i protagonisti. La gestione di un progetto complesso richiede una tranquillità psicologica sui mezzi a disposizione, gli strumenti della verifica e i riscontri periodici. Su questo importante aspetto, fondamentale per il buon avvio e la disponibilità ad impegnarsi del progetto, Proteo è in grado di offrire un accurato strumento di formazione a tutti coloro che si rivolgeranno alla nostra associazione.
- La scelta decisiva e fondamentale per un progetto che sia efficace, contestuale allo studio dei materiali e la consapevolezza delle diverse tappe del percorso, è l’apertura di una fase di riflessività tra tutto il personale della scuola, docenti in particolare. Sono i docenti a doversi porre la domanda su che cosa sia opportuno in quel contesto provare a cambiare per verificare, documentando con attenzione, gli effetti sulla qualità degli apprendimenti dei ragazzi. Per questa fase di autoriflessività, il Collegio potrà decidere le modalità migliori per lavorare (per gruppi, commissioni, comunità di pratiche) identificando anche il team (uno o più) che lavorerà con il Ds per seguire tutto l’iter della progettazione / esecuzione. La riflessività è un punto centrale per impostare correttamente il progetto e si realizza come attività di autoformazione che cerca di individuare gli snodi critici che possono produrre “dispersione” nella scuola, mettendo in relazione tra loro:
- l’agire didattico e relazionale degli insegnanti e di tutte le professionalità presenti;
- l’agire nell’apprendimento e nelle relazioni interpersonali degli studenti;
- l’agire della scuola come “comunità in cammino” in tutte le sue forme e manifestazioni;
- l’agire dei contesti familiari, sociali, partecipativi del territorio;
- le eventuali azioni di contrasto alla dispersione già realizzate e il loro esito.
Questa complessa dinamica riflessiva che si realizza come azione collettiva che tocca tutti con forme diverse di mutualità e solidarietà, può essere facilitata da una presenza esterna che sappia interrogare e orientare questo processo di autoanalisi. Le informazioni a disposizione della scuola, dati Invalsi compresi, potranno costituire elementi utili per approfondire la discussione e delineare le decisioni. Ma deve trattarsi di una pratica riflessiva libera, aperta, coraggiosa, in cui devono valere le idee e le proposte e non i ruoli e il peso della burocrazia. Anche in questo caso l’Associazione Proteo Fare Sapere, attraverso le proprie sedi territoriali e i propri formatori ed esperti, è disponibile ad affiancare le scuole per realizzare questo delicato momento di formazione, concordando tempi, modalità e contenuti specifici. La guida normativa e operativa deve essere il DPR 275/99 in cui sono chiaramente definiti tutti i margini di autonomia, didattica, valutativa ed organizzativa, che possono caratterizzare la “sperimentazione” di una scuola che prova a cambiare alcuni aspetti del suo modo di funzionare.
Infine le scelte che la scuola può realizzare, dopo aver sviluppato una prima visione di strategie da attivare, nella ricerca di collaborazioni e alleanze sul territorio con enti, associazioni, volontariato, ecc. Ogni scuola nel tempo ha acquisito informazioni importanti sulla storia e sui soggetti attivi nel proprio territorio ed è consapevole di quanto una scuola aperta sia condizione fondamentale per arricchire il proprio patrimonio culturale ed essere nel contempo risorsa per il territorio. Il territorio ha subito in questi anni i contraccolpi di un modello sociale individualista che ha eroso preziosi legami di solidarietà. Il Covid ha ricordato a tutti quanto siano importanti i luoghi di prossimità, il valore della collaborazione, dell’amicizia, della vicinanza. Nella sua frammentazione, sul territorio sono nate anche forze che cercano di dare vita a un nuovo mercato, proponendosi come risorsa risolutiva ai problemi sociali che il territorio vive (immigrazione, abbandono scolastico, disabilità, povertà, ecc.) e che la scuola si ritrova al proprio interno. È un mercato che conta sul fascino e sulla comodità corporativa della delega; che conta su un disegno cinico: lasciare la scuola così com’è e appropriarsi del cuore educativo del sistema. Impedire questa deriva mentre bisogna riaprire il rapporto tra scuola e territorio, significa anche saper gestire con attenzione i nuovi strumenti messi a disposizione dal Dlgs 117 avendo chiaro il ruolo preminente della scuola ai sensi del DPR 275/99. La coprogettazione e coprogrammazione con soggetti esterni, sono opportunità importanti per la scuola, purché sia la scuola il perno di questo processo, senza invasioni di campo o ambiguità altrui. Anche su questo terreno progettuale, la consulenza tecnica e professionale di Proteo Fare Sapere, che ha predisposto un modulo formativo specifico, potrà essere di grande importanza.
È con queste scelte e strumenti dedicati che l’Associazione Proteo Fare Sapere si propone a fianco delle scuole per sostenerle in una impresa complessa e insieme entusiasmante. Difficile dire che cosa ci attende nei prossimi mesi. Ma una scuola che riparte dal territorio, dalla cura e attenzione alle persone, che prova con un pensiero lungo a realizzare un cambiamento condiviso per migliorare il proprio modo di essere, che decide di sperimentare nuove strade per l’innovazione, può aprire le porte a importanti cambiamenti futuri per tutto il sistema di istruzione. Può soprattutto ridare senso, fiducia e riconoscibilità all’istruzione come risorsa decisiva per la democrazia, la promozione e l’inclusione di tutti e di ciascuno. Come la sostanza concreta della libertà.
Ufficio di presidenza nazionale Proteo Fare Sapere