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Pubblica Amministrazione: Cgil, Cisl e Uil, gravissima scelta Dadone su smart working

Comunicato unitario Cgil, Cisl e Uil

20/10/2020
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www.cgil.it

Roma, 20 ottobre 2020 – “L’emergenza sanitaria avrebbe potuto e dovuto costituire “l’opportunità” – citando le parole della Ministra Dadone – per spronare buone pratiche in grado di innovare l’organizzazione del lavoro, favorire percorsi di formazione ed aggiornamento del personale, investire concretamente sulla digitalizzazione degli strumenti e dei processi amministrativi e rilanciare lo smart working in quanto tale e non come mera misura di sicurezza. Tutto questo sarebbe stato possibile se si fosse condiviso un percorso sinergico con i lavoratori e le parti sociali, come in più occasioni abbiamo richiesto. Tutt’al contrario con una gravissima scelta – ancora una volta unilaterale – il Ministro per la Funzione Pubblica ha deciso di normare lo smart working nelle pubbliche amministrazioni”. Questo il commento di Cgil, Cisl e Uil alla firma del decreto ministeriale sul lavoro agile dei dipendenti pubblici.

“Si è preferito trincerarsi dietro l’imposizione di percentuali che lasciano quindi all’assoluta discrezionalità dei datori di lavoro la scelta di chi potrà accedere al lavoro agile – spiegano -, ricomprendendo per legge materie destinate per loro natura alla contrattazione”.

“Dopo mesi in cui abbiamo assistito a continue modifiche delle modalità di utilizzo di questo strumento, pretestuosamente motivate ed in realtà modellate dagli umori di chi quotidianamente ne ha criticato l’efficacia negando i risultati conseguiti dai lavoratori pubblici all’interno dell’attuale scenario di crisi, dopo aver imposto in troppe amministrazioni il rientro coatto, con ciò che questo ha comportato in termini di mobilità soprattutto nelle grandi città – proseguono Cgil, Cisl e Uil -, si decide ancora una volta di ignorare il ruolo delle organizzazioni sindacali, ricorrendo a meccanismi rigidi che non tengono conto delle diversità delle varie amministrazioni e delle esigenze del personale”.

Per le tre Confederazioni “in spregio a quanto previsto dai contratti nazionali, il Decreto rischia di inibire gli accordi di secondo livello già sottoscritti nelle singole amministrazioni ed enti e nei fatti rende facoltativo il confronto sulle materie attinenti l’utilizzo dello smart working, calpestando il protocollo quadro per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici sui luoghi di lavoro sottoscritto appena 3 mesi fa: una scelta gravissima, che riporta indietro alle stagioni peggiori la funzione della contrattazione nel lavoro pubblico” concludono Cgil, Cisl, Uil.

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