Rapporto OCSE-PISA 2022: l’Italia registra ancora profonde disomogeneità
Nei paesi interessati dall’indagine i risultati relativi alle competenze di base sono complessivamente peggiorati dopo la pandemia. In Italia serve un piano di investimenti nella scuola per contrastare l’iniquità del sistema. No all’autonomia differenziata.
Si è tenuta il 5 dicembre 2023, a cura di Invalsi, la presentazione degli esiti italiani dell’Indagine OCSE PISA (Programme for International Student Assessment) svoltasi nel 2022.
Prevista inizialmente per il 2021, la rilevazione è stata posticipata al 2022 a causa della pandemia COVID-19 e ha visto la partecipazione di 83 Paesi, inclusi i 38 membri OCSE.
In Italia, hanno partecipato 347 scuole, 10.552 studenti e studentesse.
Si tratta di un’indagine campionaria, effettuata con cadenza triennale, finalizzata alla rilevazione delle competenze degli studenti quindicenni in Lettura, Matematica, e Scienze, allo scopo di valutare in che misura studenti e studentesse abbiano acquisito conoscenze e abilità essenziali per la piena partecipazione alla vita economica e sociale.
In ogni edizione viene individuato come dominio principale uno dei tre ambiti; nel 2022, il focus ha riguardato le competenze in matematica, ovvero le capacità di utilizzare il ragionamento matematico per descrivere, comprendere, prevedere fenomeni. Sono stati comunque rilevati anche gli altri due ambiti.
Dal rapporto, emerge in tutti i Paesi un effetto negativo della pandemia COVID-19 sull’istruzione con una tendenza al peggioramento nei risultati in matematica e lettura e una sostanziale tenuta nelle scienze.
L’analisi dei risultati italiani offre spunti significativi.
In matematica, i punteggi sono in calo rispetto al 2018, interrompendo il trend positivo registrato negli ultimi anni, mentre in lettura il risultato non è significativamente diverso dai cicli precedenti, e si colloca attualmente sopra la media OCSE. Per quanto riguarda le scienze, il punteggio, pur in significativo aumento dall’edizione 2018, è ancora inferiore rispetto alla media Ocse.
Un aspetto importante da considerare è la variabilità dei punteggi, che emerge come il vero vulnus del sistema di istruzione e indica in tutti e tre gli ambiti un gap significativo tra gli studenti con punteggi più elevati e quelli con punteggi più bassi; si registrano differenze marcate e inaccettabili a livello territoriale e a seconda degli indirizzi di studio.
Il monitoraggio suggerisce quindi la necessità incontrovertibile di strategie mirate per affrontare le discrepanze geografiche e sociali e per potenziare e consolidare gli apprendimenti.
Se la finalità dell’indagine consiste, come ripetutamente affermato dai relatori nel corso della presentazione dell’indagine, nell’orientare le politiche scolastiche, il messaggio eloquente è tutto rivolto alla politica a cui spetta la responsabilità della presa in carico dei dati per dare l’avvio ad azioni incisive di rivalutazione e rimotivazione del sistema scolastico italiano, attraverso investimenti seri e strutturali.
Oggi non ne vediamo l’ombra. Al contrario, si assiste all’inerzia della politica e allo sciagurato progetto di autonomia differenziata che, se approvato, finirà inevitabilmente per approfondire disuguaglianze e iniquità del sistema.
Allo scopo la FLC CGIL ha intrapreso, con il camper dei diritti, un percorso a tappe attraverso tutte le regioni d’Italia per diffondere il messaggio che la conoscenza non si spezza, è il filo rosso che unisce il Paese per costruire una società fondata sulla giustizia, sull’uguaglianza, sulle pari opportunità.