Nelle scuole è ora di cambiare aria
La ricerca europea Sinphonie evidenzia la scarsa qualità del microclima dei nostri istituti: presenti polveri sottili, radon, benzene e altri inquinanti atmosferici. Massimo Mari (FLC CGIL): occorre intervenire subito, superando la logica degli annunci.
Non tira una bella aria nelle scuole di tutta Europa. All’interno degli istituti scolastici, infatti, si trova di tutto: radon, polveri sottili, benzene. Una concentrazione di inquinanti di varia natura che ha ovvie ricadute sulla salute dei 64 milioni di studenti e quasi quattro milioni e mezzo di insegnanti, che trascorrono a scuola molte ore della propria giornata, provocando numerose patologie (come asma bronchiale, eczemi o allergie). A fare il punto sul microclima delle scuole è la ricerca “Schools indoor pollution & health observatory network in Europe” (scarica il pdf), realizzata nell’ambito del progetto Sinphonie finanziato dal Parlamento europeo, in collaborazione con la Direzione generale della Commissione europea per la salute e i consumatori. L’indagine ha coinvolto 25 paesi, 114 istituti e oltre 5 mila persone. Evidenziando come a provocare la cattiva salubrità dell’aria sia un insieme di cause differenti: dalla qualità (bassa) dei materiali di costruzione alla scarsa pulizia degli ambienti, dalla ventilazione insufficiente alla vicinanza degli edifici a snodi di traffico cittadino.
I risultati non sono certo confortanti. Il 98 per cento di alunni e docenti sono esposti a una concentrazione di polveri sottili – che sono in grado di penetrare profondamente nei polmoni – maggiore del limite consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità (il 13 per cento, in particolare, a una quantità che è più del doppio del suddetto limite). Passiamo a radon e benzene: a concentrazioni oltremisura del gas radioattivo, tristemente noto per essere tra le principali cause di tumore al polmone, è esposto il 50 per cento del campione, mentre al benzene lo è il 25 per cento di scolari e professori. E ancora: più del 60 per cento è esposto alla formaldeide, nel 5 per cento delle scuole si è ancora esposti al fumo di tabacco, il 50 per cento lo è ad alti livelli di endotossine e microbi, mentre quasi ovunque si registrano quote elevate di anidride carbonica.
“Se non tira una bella aria nelle scuole di tutta Europa, figuriamoci nelle scuole italiane. I nostri alunni sono costretti non solo a frequentare edifici in gran parte fatiscenti, che versano in condizioni igienico-sanitarie critiche, ma anche a respirare un’aria decisamente malsana, imputabile a una serie di carenze strutturali delle nostre scuole” commenta Massimo Mari, responsabile Sicurezza della FLC CGIL nazionale. Secondo il sindacalista, alle carenze di tipo ambientali (come l’inquinamento atmosferico, la presenza di vegetazione altamente allergenica, l’intenso traffico veicolare, la localizzazione della scuola in aree a rischio ambientale) si coniugano “altri fattori decisamente negativi per i polmoni delle oltre 10 milioni di persone che quotidianamente frequentano le nostre scuole, legati a evidenti carenze progettuali, architettoniche, edilizie e manutentive degli edifici e degli impianti. A tutto questo vanno aggiunte le criticità comportamentali, come il fumo, la scarsa aerazione dei locali, la poca cura dell’igiene dei locali e delle aule”.
In uno studio sulla qualità dell’aria nelle scuole italiane condotto dal Gruppo Gard-1 (intitolato “Programma di prevenzione per scuole dei rischi indoor per malattie respiratorie e allergiche”), spiega il responsabile Sicurezza della Fll Cgil, vengono ampiamente “messe in risalto le criticità, i limiti e le deficienze presenti nelle nostre scuole, ipotizzando anche soluzioni e interventi per rimuovere i rischi e realizzare un ambiente decisamente più salubre da parte delle scuole e delle istituzione competenti”. Suggerimenti e interventi, però, che sono ancora ben lungi dall’essere praticati e attivati negli oltre 40 mila edifici italiani adibiti a uso scolastico: “Una negligenza inaccettabile – conclude Mari – che non può continuare a essere sottaciuta. Per rendere più sicure, più salubri e più respirabili le nostre scuole, bisogna abbandonare la logica degli annunci e degli spot e incominciare a operare veramente e rapidamente”.
Tornando alle conclusioni della ricerca Sinphonie, gli autori evidenziano come i diversi inquinanti atmosferici abbiano riflessi sulla salute. Cominciamo dagli studenti: l’8 per cento soffre di asma, il 9 di allergie nasali, il 17 di eczemi. Va peggio per gli insegnanti: il 17 per cento soffre di tosse o catarro, il 27 di allergie nasali e al 9 per cento è stata diagnosticata un’asma. Vi sono, infine, un paio di dati molto interessanti. Il primo riguarda le fonti esterne: il 67 per cento delle scuole si trova vicino a vie di circolazione e il 45 ad aree industriali, registrando quindi una maggiore esposizione a polveri sottili, biossido di azoto e benzene. Il secondo è relativo alla densità di occupazione: l’8 per cento delle aule fornisce meno di 1,5 metri quadrati per alunno, il 20 per cento meno di 2 metri quadrati, il che impedisce una buona ventilazione delle aule, incidendo quindi sia sulla salute sia sull’apprendimento.