L’accoglienza degli alunni stranieri è parte integrante della storia della scuola italiana
Le linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri del MIUR sono il faro per la progettualità delle scuole e il riferimento per gli accordi interistituzionali.
Fatti come quelli accaduti a Monfalcone, dove due istituzioni scolastiche hanno stipulato con il Comune un’intesa che limita la presenza dei soli bambini stranieri nella scuola dell’infanzia e quindi nell’istituto comprensivo, generano la percezione di un rischio imminente, che è quello di un cambiamento culturale del nostro Paese sui temi dell’accoglienza, a cominciare dalla modifica del linguaggio delle istituzioni dello Stato e della scuola, in cui la contrapposizione tra il “noi” e “voi” diventa sempre più ricorrente.
Quello che stupisce, infatti, è che la reazione non sia partita dal MIUR e dall’Ufficio Scolastico Regionale, cioè dallo Stato, ma dai media che hanno diffuso l’informazione, portando il Paese a conoscenza del fatto che 60 famiglie, colpevoli solo di essere non italiane nella città dove regolarmente dimorano e lavorano presso Fincantieri, saranno presto nella condizione di dover far migrare i propri figli verso Comuni limitrofi che (forse) saranno disposti ad accoglierli.
La sindaca del comune di Monfalcone, eletta nelle liste del centrodestra, in forza di una delibera della sua Giunta, ha ritenuto che gli alunni di lingua italofona abbiano la precedenza nelle iscrizioni agli istituti comprensivi dello Stato e pertanto ha offerto a 60 famiglie cingalesi il trasporto per scuole dei paesi limitrofi, nel contempo rinviando a Fincantieri per la realizzazione di una scuola aziendale e a causa della scarsa conoscenza dell’italiano da parte di molti di questi bambini, a seguire la proposta di inserirli in classi “ponte” dell’ istituto comprensivo.
Non vogliamo utilizzare frasi come “provvedimento razzista” o “esclusione etnica”, ma è nostro compito ricordare quali sono le norme che realizzano i processi di inclusione nella scuola pubblica ed è dovere del MIUR darvi attuazione e garantire l’inclusione scolastica. Si tratta di norme che costituiscono il faro per i comportamenti da tenere, proprio e soprattutto nei casi più complessi. E lo facciamo pensando in buonafede che l’obiettivo del comune di Monfalcone e dei dirigenti scolastici coinvolti sia quello di realizzare un progetto formativo che garantisca i diritti di ciascuna bambina e di ciascun bambino che dimora nel comune di Monfalcone.
Innanzitutto la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, ratificata in Italia nel 1991 sancisce che i minori in quanto persone sono titolari di diritti e doveri al di là della loro nazionalità.
Già nel 2006 il MIUR emanava le Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, aggiornate nel 2014 in considerazione dell’aumentare degli stranieri di seconda generazione e delle buone pratiche inclusive che stavano caratterizzando la scuola italiana.
Per superare i problemi generati dalla circolare ministeriale n. 2 del 2010 che pone il tetto del 30% rispetto alla presenza di studenti stranieri nelle classi, le Linee guida affidano agli USR il ruolo di garanti delle intese tra le scuole e gli Enti locali per predisporre una gestione coordinata delle iscrizioni dei minori stranieri. Solo un’attenta e coordinata gestione, preceduta da una necessaria programmazione, da parte dei dirigenti scolastici e delle istituzioni locali, infatti, può evitare sia le classi ghetto, all’interno delle quali la fase delle Linee guida “ponte” diventa classi “ponte”, sia l’eccesivo nomadismo dei bambini sul territorio.
Le Linee guida affidano alle scuole e alle Amministrazioni locali il compito di incentivare le famiglie dei minori stranieri ad iscrivere i priori figli alla scuola dell’infanzia per il ruolo fondamentale che essa ha nell’apprendimento della lingua italiana e nei processi di socializzazione.
L’apprendimento della lingua italiana avviene prevalentemente nella classe di appartenenza, con l’ausilio dei laboratori linguistici e in piccoli moduli di apprendimento che riproducono la struttura della classe, in modo da riuscire a valorizzare i bagagli culturali di ciascuno.
Nelle Linee guida il tema della concentrazione degli studenti stranieri nelle classi è affrontato con l’intento di superare le tendenze segregative della società, con uno sguardo rivolto alle realtà territoriali per cui i bacini di utenza devono garantire la maggiore eterogeneità e mescolanza.
Nelle Linee guida il MIUR ha indicato nell’inclusione un processo ineludibile per la scuola italiana, a cui tutti i soggetti concorrenti devono prepararsi per garantire quelle pari opportunità che sono care alla nostra Costituzione.
Quindi è sufficiente agire le Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri pubblicate dal Ministero dell’Istruzione nel 2006 e aggiornate nel 2014, anche attraverso il coordinamento ministeriale previsto dal Dlgs 65/17 per la programmazioni delle azioni di competenza di ciascuna istituzione pubblica, ivi comprese quelle degli Enti Locali.
Nel caso di Monfalcone, il coordinamento interistituzionale avrebbe potuto portare all’adeguamento dell’offerta scolastica pubblica, a cominciare dai due istituti comprensivi, allo scopo di eliminare le liste di attesa, prevenire la cernita dei bambini su base etnica: gli italiani rimangono, i bambini stranieri “emigrano” (ancora una volta) verso scuole anche lontane dal luogo in cui vivono con le loro famiglie.
Il “prima gli Italiani” non è tra le parole d’ordine della scuola né tra i principi della Costituzione del nostro Paese.
Le Linee guida in modo straordinariamente chiaro confermano la scuola dell’infanzia negli ordinamenti della scuola italiana ed è per questo motivo che il MIUR non può sottrarsi all’ obbligo di garantire l’organico necessario, soprattutto se questo serve a risolvere una complessità che così esasperata rappresenta un’emergenza sociale. Allo stesso modo diventa un atto dovuto prevedere le condizioni per l’abbassamento dei numeri di alunni per classe in modo che l’inclusione sia fattivamente attuata a vantaggio di tutti e di ciascun bambino, a prescindere dall’ origine familiare e affermare il principio della equi-eterogeneità, per cui devono essere formate classi ciascuna il più possibile differenziata nel suo interno ma nel complesso omogenee tra di loro, poiché tutte includenti studenti di diversa estrazione, non solo etnica ma anche socio culturale. Dalle Linee guida risulta evidente che il criterio non risponde solo ad una esigenza di equità, che a sua volta realizza i principi costituzionali, ma si tratta anche di efficacia educativa.
Ovviamente, questo presuppone che la distribuzione delle risorse finanziarie e dell’organico professionale non avvenga su basi meramente matematiche, ma tenendo ben presente gli obiettivi da perseguire e le specifiche realtà territoriali. A questo proposito è necessario sapere cosa ne è stato dell’organico di potenziamento attribuito ai territori e che nel caso di Monfalcone come in altri avrebbe potuto contribuire alla soluzione di situazioni particolarmente complesse.
Le Linee guida e quindi la funzione promotrice del MIUR in relazione alla loro attuazione, investono di responsabilità anche le amministrazioni locali per tutto quanto è di loro competenza, condividendo in quanto articolazioni dello Stato, l’attuazione di processi che siano inclusivi e non escludenti. Così, per esempio, spettano al Comune gli interventi per agevolare l’acquisizione della lingua, ma pur sempre nel contesto scuola e non certo in classi “speciali”.
Costituisce un impegno della FLC CGIL perseguire la garanzia delle pari opportunità per tutte le famiglie, a partire dai settori della conoscenza ed è per questo che chiederemo innanzitutto al MIUR di difendere le sue stesse Linee guida, a Monfalcone come in ogni altra realtà territoriale del Paese, attraverso le sue istituzioni, in quanto specchio di un’Italia solidale e di una scuola che ha fatto dell’accoglienza uno dei suoi punti di forza per attuare l’art. 3 della Costituzione e offrire reali garanzie di pari opportunità per le persone, a cominciare proprio dal progetto formativo della persona fin dalla sua più tenera età.