Venti di cambiamento in Bolivia
In democrazia non servono martiri ma soluzioni
“L’infermiera Ana Colque lasciò a casa la sua bimba piccola di due anni. Nessuno sapeva che andava a dare la vita per gli altri. Il proiettile di un franco tiratore spense il suo cuore e agitò quello di sua figlia. Come lei sono centinaia le persone morte in diversi conflitti in oltre 20 anni di democrazia”.
“In democrazia non servono martiri ma soluzioni”.
Così ha scritto un bollettino della Chiesa boliviana per descrivere la situazione del Paese. La Bolivia deve a diversi organismi e Paesi del mondo più di 4 milioni di dollari; ogni boliviano deve dare, ciascuno, più di 500 dollari. Per pagare il debito estero il Paese si toglie il pane di bocca.
Dopo la vittoria elettorale di Evo Morales, indio Aymara , sindacalista e leader del MAS (Movimento al Socialismo), nuovo Presidente della Repubblica, convivono aspettative di cambio importanti ma anche timori. Aspettative di cambio nei campi della giustizia e dell’equità sociale. Morales ha annunciato la fine del modello neoliberista. Parole d’ordine importanti sono: analfabetismo zero, fine della denutrizione per i bambini inferiori ai 5 anni.
Tra i primi provvedimenti assunti, di elevato valore simbolico è stato il decreto del 26 gennaio 2006 con il quale è stata decisa la diminuzione dei salari di tutti i livelli dell’amministrazione a cominciare da quello del Presidente: si risparmieranno cosi 54 milioni di boliviani con i quali saranno creati 1500 posti di lavoro in salute ed educazione.
L’agenda economica, politica e sociale del Presidente prevede inoltre un modello di sviluppo equo e inclusivo, l’aumento del salario minimo, la riforma fiscale, la modifica della legge sugli idrocarburi per recuperare risorse da reinvestire, la riforma della scuola sulla quale si aprirà un grande dibattito nazionale.
Roma, 2 maggio 2006