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Zero precarietà. La piattaforma FLC CGIL per contrastare il lavoro precario nei settori della Conoscenza

Un piano per l’occupazione e la qualità nella scuola, università, ricerca, AFAM e formazione professionale

22/04/2024
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I settori della conoscenza (scuola, università, ricerca, alta formazione artistica e musicale, formazione professionale e settori privati dell’educazione) costituiscono un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e democratico del Paese. Questa consapevolezza si rafforza se guardiamo ai processi di riorganizzazione produttiva in atto in Europa e nel mondo accelerati dal salto tecnologico imposto dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale da un lato e dalla necessità di sostituire l’economia fossile con un modello economico e produttivo. Sono processi profondi che hanno un minimo comune denominatore: la necessità di conoscenza e il rafforzamento delle istituzioni che la presiedono.

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Dall’altro lato questi settori rappresentano sul versante sociale uno straordinario fattore di coesione e di contrasto alle disuguaglianze. In un contesto dove le differenze si polarizzano e aumenta la segregazione per le fasce di popolazione più povera o più marginale, la diffusione e la forza delle istituzioni scolastiche, la possibilità di accesso alla formazione terziaria rappresenta il più potente strumento per far ripartire quell’ascensore sociale fermo da anni. Il terzo elemento riguarda i processi democratici che vedono nella costruzione della cittadinanza attiva e consapevole il volano per affermare in concreto la possibilità di partecipare attivamente alla vita civile e politica del Paese.

Queste sono le ragioni che stanno alla base di una proposta che mira a coniugare due obiettivi: la qualità dei sistemi e la qualità dell’occupazione nei settori della conoscenza. È indubitabile che questi obiettivi siano strettamente legati e che rappresentino una scelta politica chiara. La precarizzazione dei nostri settori è responsabile non solo di condannare alcune centinaia di migliaia di lavoratori alla discontinuità lavorativa ma, soprattutto, di precarizzare e rendere più fragile l’intero sistema.

Quella che presentiamo quindi è una proposta che serve prima di tutto al Paese oltre che a chi lavora nella scuola o nella ricerca. È un vero e proprio piano per l’occupazione e la qualità dei settori della conoscenza i cui primi fruitori sono innanzitutto i cittadini e le cittadine. È una strategia cioè che va nella direzione di affermare l’investimento sociale come tutela pubblica del benessere delle persone.

Non è un piano velleitario, ma invece possibile attraverso una programmazione seria, pluriennale con obiettivi misurati e misurabili. Disegniamo un’altra strada e un’altra storia rispetto alle storture e ai tentativi ripetuti negli anni di privatizzare pezzi del sistema pubblico, depotenziare, mercantizzare. Rimettiamo in campo un modello di intervento pubblico che parla alla concretezza dei bisogni delle persone, alle necessità di emancipazione sociale e a quel dettato costituzionale che nella rimozione degli ostacoli trova il punto più alto di arrivo a cui il nostro Paese deve tendere per tutti e per tutte.

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