Corriere: Pensioni, arriva la proposta. Ultimatum della Cgil
«Si chiuda in settimana o mai più». Convocate le parti per domani
ROMA — Il governo è convinto di aver «imboccato la dirittura d'arrivo» per la riforma delle pensioni ed è pronto a a presentare la sua proposta finale alle parti sociali. Oggi il premier sarà all'estero e imprese e sindacati dovrebbero essere convocati a Palazzo Chigi domani, perché l'eventuale intesa possa essere suggellata politicamente dal Consiglio dei ministri di venerdì. La Cgil, spazientita e nervosa anche per i contrasti interni, lancia intanto un ultimatum: o si chiude in settimana o la trattativa sulle pensioni salta.
Anche ieri il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha continuato a lavorare su due fronti. Quello politico, rassicurando i ministri riformisti, in primis Emma Bonino che gli ha rimesso il mandato (ma anche Rutelli e Di Pietro), sulla tenuta finanziaria della proposta che si appresta a presentare, e quello tecnico, lavorando con i ministri del Lavoro e dell'Economia ai dettagli del piano da sottoporre alle parti sociali. La traccia su cui si è lavorato negli ultimi giorni pare confermata.
Nel 2008 l'età minima di pensione salirebbe obbligatoriamente di un solo anno, da 57 a 58 (e non di tre, come previsto dalla riforma Maroni), mentre dal 2010 scatterebbero le quote, date dalla somma di età contributiva e anagrafica, da fissare a livello 95 e, due anni dopo, a quota 96. L'aumento dell'età pensionabile non si applicherebbe comunque a chi esercita lavori usuranti, ma la proposta di Prodi contemplerebbe invece una revisione morbida e anche in questo caso «selettiva» dei coefficienti di rivalutazione delle pensioni.
Restano tuttavia dei problemi sui costi finanziari di questo schema. L'aumento dell'età pensionabile per le donne, ipotizzato tra i mezzi di copertura, incontra in Parlamento forti resistenze nella sinistra radicale, ma non solo. Anche la Svp, i cui voti sono indispensabili al Senato, fa le bizze. Helga Thaler chiede che se si arrivasse all'equiparazione con gli uomini, alle donne sia riconosciuto un anno di contributi per ogni figlio e cinque anni di part-time a contribuzione piena. Termini nei quali l'idea su cui ragiona il governo perderebbe appeal.
Ieri con i sindacati ci sono stati altri contatti che ancora, tuttavia, non danno a Palazzo Chigi certezze sull'accettabilità della proposta Prodi. La Cgil, anzi, sembra preoccupata. Guglielmo Epifani ha già convocato il suo direttivo per venerdì 20 per valutare e dare eventualmente via libera all'intesa. Che non sarebbe comunque definitivo perché Epifani ha chiesto la successiva consultazione dei lavoratori nelle fabbriche, impossibile se la trattativa slittasse oltre la fine di questa settimana. Ai sindacati, già parecchio dalla sortita della Bonino, che alcuni considerano come un tentativo di sabotaggio della trattativa, è giunta ieri anche una nuova sferzata da Clemente Mastella. «Facciano una scelta coraggiosa. Se Lama avesse ascoltato i Cremaschi del suo tempo non ci sarebbe stato quel grande accordo sulla scala mobile che servì al rilancio del paese» ha detto il segretario Udeur.