Dalle parole di Landini indicazioni utili per i sindacati della scuola. Ora referendum tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL
Al termine della relazione di Maurizio Landini, che ha concluso i lavori dell'Assemblea organizzativa della Cgil a Rimini, il segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli, ha rilasciato la seguente nota.
Roma, 14 febbraio - "Dalle parole di Landini emerge con forza il tema della democrazia nel lavoro, che porterà la Cgil a scelte ancora più vincolanti dal punto di vista organizzativo, per favorire la partecipazione all’azione del sindacato. La crisi della partecipazione democratica nel Paese si affronta investendo ancora di più nella democrazia nel lavoro. Se non c’è democrazia nel lavoro, se la voce delle lavoratrici e dei lavoratori non è ascoltata, sempre più si indebolirà la democrazia nel paese. Si tratta di un punto decisivo per la ricostruzione dell'unità sindacale: il rispetto per le regole democratiche necessario per la costruzione di una soggettività sindacale che superi l'unità di azione. Ciò significa affrontare temi sui quali possono esserci idee e posizioni diverse, ma su cui occorre essere in grado di trovare le forme migliori per la mediazione. Questa è la bussola che ha guidato la FLC CGIL”.
Alla luce di queste considerazioni, aggiunge Sinopoli, "non è uno scontro sensato, né utile alla scuola e alla categoria quello determinatosi con la sottoscrizione del contratto integrativo della mobilità per il triennio 2022/2025 da cui è scaturita, da parte della FLC CGIL, l’ineluttabile diffida al Ministero dell’Istruzione a riaprire immediatamente le trattative e ripristinare così le normali relazioni sindacali. La rottura dei rapporti unitari, codificata dalla sottoscrizione dell’accordo separato, non solo produce un vulnus rispetto ai contenuti, che continuiamo a contestare, ma costituisce un grave precedente rispetto alle regole che sovrintendono la contrattazione nella pubblica amministrazione. Essa indebolisce la forza contrattuale della parte sindacale unitaria proprio alla vigilia della delicata fase di riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore della scuola. Se salta la garanzia del 50%+1 per la validità dei contratti nel pubblico impiego si rischia la giungla contrattuale anche nei settori pubblici dove l’interesse comune, in un’ottica confederale, consisterebbe proprio nell’estendere ai settori privati tale garanzia".
Infine,sostiene Sinopoli, "per uscire dal pantano determinatosi con la sottoscrizione in solitaria del CCNI sulla mobilità da parte di un sindacato che rappresenta una minoranza di lavoratori rispetto alla maggioranza che ha scelto di non firmare, serve riportare la partita direttamente alle lavoratrici e ai lavoratori attraverso un referendum che, rafforzando un percorso di democrazia dal basso, individui una sintesi necessaria e opportuna non solo rispetto al recente contratto sulla mobilità ma, soprattutto, nella prospettiva del rinnovo del CCNL con l’Aran che verrebbe, così, validato dai diretti interessati”.
In conclusione, “stiamo direttamente sperimentando la mancanza di questo istituto fondamentale per la democrazia nel lavoro in un settore come quello pubblico che consideravamo fino ad oggi al riparo da contratti di minoranza. Non è un problema della CGIL ma di tutte le organizzazioni sindacali e lo è soprattutto per lavoratici e lavoratori che hanno il diritto di esprimersi su materie che li riguardano direttamente. In questo modo, rimetteremmo la superiore istanza di salvaguardia dell’unità sindacale confederale direttamente nelle mani di uomini e donne che vogliamo rappresentare impegnandoci, ciascuno di noi per la propria parte, ad accogliere il carattere vincolante delle decisioni assunte a maggioranza con il semplice ricorso all'istituto del referendum. Da parte nostra confidiamo, con lo spirito unitario di sempre, nella comune consapevolezza che la dialettica politico-sindacale, anche nelle fasi di maggior polemica, non può mai costituire un ostacolo insormontabile al ripristino delle relazioni unitarie nel superiore interesse di coloro che rappresentiamo".