Patrizio Bianchi nuovo Ministro dell’Istruzione: auguri di buon lavoro ma attendiamo scelte concrete
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL
Il nuovo Ministro dell’Istruzione è il prof. Patrizio Bianchi. Esprimiamo stima per la persona e facciamo i migliori auguri di buon lavoro. Con il nuovo ministro vi sono state più occasioni di confronto, ma attendiamo ora scelte politiche concrete. Verificheremo, in primo luogo, se alle parole del presidente Draghi sulla strategicità della scuola in questo periodo così difficile seguiranno provvedimenti e iniziative conseguenti.
Per la FLC CGIL è prioritario ripristinare un governo unitario e nazionale del sistema di istruzione profondamente lacerato da scelte locali su tematiche fondamentali come la chiusura e l’apertura delle scuole o gli interventi a gamba tesa sulla didattica a distanza, che hanno comportato pesanti conflitti istituzionali e accresciuto le diseguaglianze. Si tratta di ferite che il nuovo ministro e lo stesso Draghi devono contribuire a rimarginare in fretta.
È necessario mettere in campo tutte le azioni necessarie per un ritorno in presenza e in sicurezza delle attività scolastiche. Ciò significa: fare chiarezza sui dati del contagio da coronavirus nelle scuole delle varie regioni; pianificare un programma di screening periodico del personale della scuola anche e soprattutto per i rischi connessi al diffondersi delle nuove varianti; dare priorità a tutti gli interventi di prevenzione necessari, a partire dalla campagna vaccinale, tenendo ben presente che circa 450 mila lavoratori della scuola hanno dai 55 anni in su; creare presidi sanitari in ogni scuola; ampliare il trasporto scolastico dedicato; aggiornare i protocolli di sicurezza sottoscritti con le organizzazioni sindacali.
Chiederemo al prof. Bianchi un rinnovato impegno per reperire ulteriori risorse per il rinnovo del contratto nazionale che sia coerente con le affermazioni più volte espresse sulla centralità del sistema di istruzione e dei lavoratori che vi operano.
È inoltre necessario progettare gli interventi necessari e coerenti con la visione della scuola come la più grande infrastruttura sociale dell’Italia: stabilizzazioni, riduzione di alunni per classe, ampliamento degli organici e del tempo scuola, istituzioni governabili per numero di alunni e di plessi e, nel secondo grado, leggibili per l’omogeneità dell’offerta formativa erogata, estensione dell’obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni. Queste alcune delle piste di lavoro. Ma per fare tutto questo occorrono risorse molto significative a partire dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalle risorse del bilancio nazionale. Questo sarà un ulteriore banco di prova per il nuovo ministro.
Chiediamo che venga riaffermata la centralità dell’intervento dello Stato contro qualsiasi tentativo di privatizzazione di parti del sistema, a garanzia dei principi costituzionali di uguaglianza formale e sostanziale nell’accesso a tutti i livelli dell’istruzione. Riprendendo le parole di Edgar Morin, il compito della scuola è quello di educare a vivere, formare bene le menti dei ragazzi e non riempirle. I nostri figli vivono in un mondo estremamente complesso, con problemi che prima erano distanti dalla nostra quotidianità. La scuola deve educarli ad affrontare questa complessità.