Assemblea nazionale della Scuola secondaria superiore

  • 13:45

    Prima della conclusione dei lavori viene letto un ordine del giorno, che pubblichiamo di seguito, approvato all'unanimità.

    ORDINE DEL GIORNO

    L'Assemblea nazionale della scuola secondaria superiore, convocata il 17 febbraio 2010, cui hanno partecipato anche rappresentanti dei partiti dell'opposizione e responsabili delle associazioni professionali, ascoltate le relazioni, i contributi di docenti, dirigenti scolastici, genitori e studenti e le conclusioni di Fulvio Fammoni, della segreteria nazionale della Cgil,

    PREMESSO

    che l'uscita dalla grave crisi economica ed occupazionale, in cui versa il nostro Paese, richiede una seria politica di investimenti nella conoscenza e nella qualificazione del sistema pubblico di istruzione,

    CONDIVIDE LA VALUTAZIONE NEGATIVA

    sui regolamenti, approvati dal Consiglio dei Ministri il 4 febbraio 2010, in quanto:

    • non prevedono l'istituzionalizzazione del biennio unitario;

    • rendono di fatto impossibile la reversibilità delle scelte degli studenti, favorendo la canalizzazione precoce dei giovani, che condanna i più deboli a rimanere nelle stesse condizioni di partenza, negando in tal modo il ruolo costituzionale della scuola pubblica e l'esercizio della cittadinanza attiva,

    • prevedono una pesante riduzione dell'offerta formativa,

    • sanciscono l'impoverimento della formazione culturale dei giovani, privandoli dell'apporto fondamentale di discipline quali diritto, economia, geografia (cancellata o accorpata a storia),

    • riducono le ore di laboratorio, confermando una obsoleta distinzione tra sapere e saper fare;

    • relegano i saperi artistici e musicali esclusivamente nell'ambito delle discipline di indirizzo;

    • nulla dicono dell'apprendimento permanente già debole nel nostro paese che sarà ulteriormente penalizzato dai tagli;

    • prevedono tagli solo sulla scuola statale mentre sono confermati i finanziamenti alle scuole private.

    L'assemblea

    ESPRIME GRANDE PREOCCUPAZIONE

    per l'irresponsabile fretta del Governo che creerà confusione, incertezze e disorientamento:

    • alle scuole, che dovranno improvvisare i piani dell'offerta formativa,

    • alle Regioni e gli Enti Locali, alle quali sarà impossibile effettuare una seria programmazione territoriale;

    • alle famiglie, che dovranno scegliere un percorso determinante per il futuro formativo ed occupazionale dei giovani senza le informazioni necessarie per una scelta consapevole;

    • alle lavoratrici ed ai lavoratori precari per i quali si allontana, non solo la prospettiva di stabilizzazione, ma persino quella della conservazione della loro attuale situazione,;

    • a tutto il personale docente e ATA la cui professionalità sarà svilita e vilipesa, con il crearsi di diffuse situazioni di sovrannumerarietà e di instabilità, tenuto anche conto del rinvio sine die della revisione delle classi di concorso.

    L'assemblea, nel denunciare il rischio di un indebolimento della tenuta unitaria del sistema nazionale di istruzione a causa di probabili soluzioni differenziate territorio per territorio, nonché il furore economico finanziario del Governo che sta producendo una insostenibile ed iniqua situazione in tutta la scuola secondaria superiore,

    CHIEDE

    al Governo di fermarsi e di desistere dall'attuare provvedimenti i cui esiti certi saranno la destrutturazione ed il peggioramento di questo rilevante segmento del sistema nazionale dell'istruzione.

    SI IMPEGNA

    • a continuare nell'azione di contrasto ai Regolamenti con iniziative diffuse sul territorio;

    • a convocare, nelle scuole, assemblee a carattere permanente aperte a genitori e studenti;

    • a sollecitare il confronto con le province che si trovano a dover gestire con tempi inadeguati l'offerta formativa delle scuole superiori, le confluenze e le nuove istituzioni;

    • a rafforzare il dialogo con gli studenti sostenendone la mobilitazione;

    • a partecipare massicciamente allo sciopero generale del 12 marzo che ha tra i suoi obiettivi anche il contrasto alle politiche del governo sulla conoscenza;

    • a organizzare, nei giorni immediatamente successivi allo sciopero, una settimana di presidio permanente sotto la sede del MIUR con staffetta fra le strutture regionali della FLC insieme alle associazioni professionali e a quelle di genitori e studenti che vorranno partecipare, anche contro i tagli e tutti gli altri elementi che determinano sofferenza nella scuola pubblica.

    Approvato all'unanimità

  • 13:30

    Fulvio Fammoni, segretario confederale CGIL, nel concludere l'assemblea nazionale, ha tenuto a chiarire che le valutazioni espresse sia nella relazione di Maria Brigida che dal Segretario generale della FLC sono anche quella della CGIL.

    Da tempo insieme diciamo che l'impianto culturale della scuola secondaria superiore è vecchio; che il problema è quello della dispersione scolastica che con l'obbligo a 16 anni si debba superare la canalizzazione precoce, caratteristica negativa tutta italiana.

    C'è una novità rispetto a tutto questo ed è la più grande crisi economica degli ultimi anni, da cui tutti sostengono, usciremo diversi da prima. Il problema è: come?

    Tutti i paesi europei stanno scegliendo di scommettere sulla conoscenza e sulla ricerca. Noi no! Noi insistiamo sui tagli, decise a giugno del 2008 quando ancora la crisi la crisi non era neppure percepita. Proprio la crisi avrebbe consentito al Governo di rivedere quei tagli.
    E invece un governo miope, li ha confermati. Si interviene così, con i tagli pesanti, sull'autonomia scolastica e sulla qualità della scuola nel suo complesso.

    Ma c'è qualcosa di più, che va oltre Tremonti. In questo piano che si sta completando in questi giorni, si manda un messaggio importante sul meccanismo di sviluppo del paese, sul senso del lavoro, su una parte dell'impresa italiana che spera di poter competere sui costi e non sulla qualità del prodotto.

    In questa logica la formazione è un lusso che si può tagliare. È quanto si teorizza nel “libro bianco” di Sacconi, in cui il lavoro è esplicitamente definito un fattore di costo che in quanto tale va contenuto.

    Per quanto attiene l'emendamento sull'apprendistato, in un colpo solo si prova a cancellare due conquiste fondamentali: l'elevamento dell'obbligo di istruzione e dell'età minima di accesso al lavoro. Su quest'ultimo elemento andremo fino in fondo, se necessario fino alla Corte Costituzionale.

    Ma non solo, stesso messaggio in negativo è quello che deriva dal meccanismo del tetto del 30% per gli alunni con cittadinanza non italiana e potrei continuare ancora e ancora, aggiunge Fammoni.

    È tutto funzionale ad un messaggio culturale sulla segmentazione della società, sull'individualismo a cui noi opponiamo valori quali uguaglianza, pari opportunità, ovviamente declinati all'oggi e non con lo sguardo rivolto al passato.
    Sono le stesse problematiche che riguardano l'informazione, per non parlare delle conseguenze gravissime di queste scelte sul lavoro: il nostro è l'unico paese al mondo che incentiva la disoccupazione, con costi che alla fine sono pari ai tagli programmati.

    Dobbiamo sapere che questo è un Governo assai diverso dal primo Governo Berlusconi: è molto più capace e deciso del primo e non ci possiamo far distrarre da valutazioni, infondate, sulla loro incompetenza.
    Sono ripartiti dai problemi lasciati in sospeso nel 2006, quando le cose peggiori, ad esempio sulla scuola, le fecero a fine legislatura. Ora intendono chiudere tutto a giugno in modo tale che nei prossimi tre anni il loro progetto si possa sedimentare.

    In questa ottica dobbiamo leggere anche le vicende della contrattazione (accordo separato, ecc.) nonché quelle sull'autonomia scolastica. Spezzettano i provvedimenti, si graduano e quando la contestazione rischia di essere eccessiva fanno finta di fermarsi, per poi ripartire in una fase più tranquilla.

    A noi tendono a lasciare il compito di riduzione del danno. Ma noi non possiamo rassegnarci a questo.
    Occorre resistere, ma dobbiamo anche mettere insieme una proposta, un progetto alternativo. E qui potrebbe scattare un riflesso condizionato della sinistra, “il virgolismo”. Dobbiamo sapere che non ce lo possiamo permettere! Le alleanze sono un obiettivo ambizioso che dobbiamo realizzare: entro l'estate vanno convocati gli Stati Generali della conoscenza, non dai partiti e neppure dai sindacati, ma da un più ampio arco di soggetti.

    Chiediamo incontri in queste ore a tutti i candidati alle regionali che dovrebbero occuparsi meno di personale della scuola e di più del valore dell'istruzione in questo paese.

    Insomma, di fronte al meno risorse, meno ore, meno discipline, meno personale noi dobbiamo essere quelli del più.

    Lo sciopero del 12 marzo prossimo, indetto dalla CGIL, è un appuntamento importante anche per la conoscenza. È un periodo difficile ne abbiamo consapevolezza, ma è un appuntamento che non possiamo mancare.

  • 13:15

    A Cernusco sul Naviglio (Milano), ha sede l'Itsos Marie Curie. È Antonietta Scotto D'Aniello, docente, a raccontarci l'esperienza positiva maturata sul campo da un Istituto che, come tanti altri, ha fatto la storia del territorio in cui è sorto. Un'esperienza che con l'approvazione dei Regolamenti viene fortemente compromessa.

    "L'Itsos è un istituto nato con solo 2 classi prime nel lontano 1972 grazie al lavoro, all'entusiasmo di poche persone che, nella fase iniziale ha portato avanti un progetto, anche a titolo volontario, proprio perché credeva nella scuola pubblica e voleva reggere la sfida dei cambiamenti. Una istituzione che ha fatto, come altri in Italia, la storia di quei territori dove sono sorti e che hanno facilitato la qualificazione del tessuto civile, economico e produttivo della zona.

    Come l'Itsos in Italia ci sono altre realtà simili, importanti, che la commissione che ha delineato il riordino delle superiori si è guardata bene dal valutare affinché un serio percorso riformatore potesse partire da lì, da ciò che in questi anni la scuola realmente ha maturato sul campo.

    Chi ha lavorato e lavora nell'Itsos, in primis il suo dirigente, è convinto che la scelta dell'indirizzo di studio debba essere guidata, perché non si decide la propria vita a tredici anni. Un Biennio unitario, evoluzione accettabile del nostro attuale Biennio Unico, era già stato preso da noi in attenta considerazione e ne stavamo studiando l'applicabilità ed i tempi di realizzazione. Un Biennio unitario risponde a nostro giudizio alle esigenze pedagogiche e formative. Noi siamo sempre stati convinti che bisognava superare la distinzione tra licei e istituti tecnici e professionali offrendo a tutti un percorso pedagogico, didattico e culturale senza differenze.

    La scelta attuata dal governo non è certo ispirata in tal senso ma solo ed esclusivamente è una scelta economico/ finanziaria che rende la scuola più povera culturalmente e socialmente più iniqua oltre che più precaria dal punto di vista del personale.

    Quando sono state pubblicate le prime bozze noi però non siamo rimasti immobili ed abbiamo sottolineato nelle sedi istituzionali, l'assurdità della cancellazione di alcune fondamentali materie che per tradizione fanno parte del nostro piano didattico comune a tutti gli indirizzi: la FISICA utile al tecnico come al liceale per essere cosciente e competente per meglio comprendere ed innovare; il DIRITTO indispensabile per comprendere il valore delle Leggi come difesa dei diritti di ciascuno/a; la STORIA DELL'ARTE soppressa in molti piani di studi, proprio nel paese che ha il 60% del patrimonio artistico di tutto il mondo occidentale e proprio oggi, nel mondo della multimedialità dove è importante conoscere il linguaggio delle immagini; la FILOSOFIA disciplina delle discipline, utile soprattutto per continuare a riflettere sulle relazioni tra la Scienza, le sue Teorie, il Mondo, la Matematica, la Tecnica.

    Ci siamo attivati ed abbiamo lavorato istituendo gruppi di lavoro interni per rielaborare una nostra controproposta affinché possano essere assicurati dei percorsi comuni a favore degli studenti che sentono di non aver fatto la scelta adeguata già nelle classi prime. L'unica cosa che pare abbiamo ottenuto è di essere riconosciuti come Istituto di Istruzione Superiore mantenendo quindi la possibilità di offrire ancora sia percorsi liceali che percorsi tecnici.

    Nonostante le nostre manifestazioni sul territorio, il coinvolgimento delle istituzioni locali e della stampa, il governo ha perseverato nel suo intento scellerato, decidendo di sopprimere proprio quelle scuole che hanno rappresentato una vera risorsa per il paese e in grado di andare in avanscoperta di sperimentare il cambiamento e, con la confluenza forzata nei vari indirizzi previsti dai regolamenti, ha contribuito a disperdere un patrimonio anche professionale che viene negato, svilito e con esso anche la spinta motivazionale, essenziale nello svolgimento del lavoro docente".

  • 13:10

    Angela Nava, Presidente del Coordinamento genitori democratici, interviene evidenziando come ormai da troppo tempo i genitori si trovano a subire scelte che non hanno mai preso in considerazione le loro proposte e le loro istanze.

    Nel caso del riordino della secondaria superiore i genitori si trovano a fare scelte senza avere le giuste e chiare informazioni per operare una scelta così importante per il futuro dei propri figli, senza, peraltro, poter recedere da quanto deciso. Sottolinea, inoltre, come rispetto alle scelte al buio cui sono costretti i genitori dei ragazzi di 14 anni, questi ultimi sono, di fatto, esclusi.

    Occorre che i genitori siano in grado di rimettere in moto quel forte movimento di contrasto che ha caratterizzato le proposte di “riforma” della scuola primaria. Le scuole sono senza fondi ed i genitori vengono chiamati a supportarne la vita e la gestione ordinaria. Deve rinascere una forte opposizione all'azione del ministero anche sul fronte delle mancate risorse alle scuole. Angela Nava, ricorda che in alcune situazioni si è arrivati a non far approvare il bilancio annuale. Afferma, inoltre, che per rimettere in moto un movimento occorre che i genitori non siano strumentalizzati, come spesso è accaduti in passato; chiede che docenti e dirigenti offrano strumenti e collaborazione per lavorare insieme ad una capillare e costante informazione su ciò che sta accadendo nell'intero sistema pubblico di istruzione.

  • 13:00

    Alcamone Mirella, docente del Liceo Anco Marzo di Ostia, ha centrato il suo intervento sulle iniziative che il collegio docenti del suo istituto ha preso in difesa della scuola pubblica.

    Nel mese di ottobre 2008 il collegio ha approvato, quasi all'unanimità, una mozione contro la politica dei tagli nel primo ciclo di istruzione. Questa mozione è particolarmente rilevante poiché è in controtendenza con l'idea di operatori della scuola interessati esclusivamente al proprio settore di appartenenza. La mozione è stata letta nelle classi dell'istituto ed inviata ai genitori. Ne sono seguite grandi polemiche, ma, al tempo stesso, si è data una informazione più completa dei primi provvedimenti del governo sulla scuola.

    Sono seguite lezioni all'aperto nella piazza centra di Ostia con l'obiettivo di portare all'esterno ed all'attenzione dei mass media le problematiche scolastiche.

    All'inizio di quest'anno scolastico il collegio, quasi all'unanimità, ha approvato una seconda mozione sulla secondaria di II grado, con particolare attenzione ad uno dei segmenti presenti nell'istituto, il liceo pedagogico, mettendo in evidenza:

    • la forte riduzione del quadro orario (da 34 a 27 ore)

    • una forte riduzione delle materie di indirizzo.

    La mozione è stata distribuita agli studenti e alle famiglie.

    Successivamente il collegio ha elaborato ed approvato una lettera aperta al Ministro che è stata sottoscritta da genitori e cittadini tramite una raccolta pubblica di firme.

    Avviandosi alla conclusione, Mirella ha sottolineato l'importanza del ruolo della RSU.

    Infine, ha suggerito un rapporto più stretto tra CGIL e opposizione e un maggiore raccordo con i mass media.

  • 12:45

    Il nostro giudizio fortemente negativo sui Regolamenti - esordisce Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC Cgil - deriva non solo dalle tante negatività che essi prevedono, ma dal fatto che essi si connotano per un forte impianto ideologico e per l'assenza di alcuna idea riformatrice.

    Un impianto che si palesa quando il Ministro Gelmini sostiene che le scuole private debbono avere gli stessi finanziamenti di quelle pubbliche; quando con disinvoltura si afferma che non tutti sono fatti per studiare perciò va benissimo che qualcuno a 15 anni vada a lavorare e che ciò venga riconosciuto come formazione; quando ci si inventa il tetto del 30% per gli alunni "stranieri".

    C'è un elemento comune che caratterizza l'approccio a queste questioni: l'idea che la scuola di massa non può essere di qualità, che la selezione è giusta e che coloro che hanno difficoltà di apprendimento possano essere abbandonati a sé stessi.
    "È una logica per noi inaccettabile - sottolinea Pantaleo - che mina la qualità sociale e democratica della società".
    Anche perché le scelte (pesantissime!) vengono maturate da tecnocrati chiusi nelle segrete stanze. Nel più totale disinteresse per quella che è la scuola vera di cui nell'austero palazzo di viale Trastevere non sembra giungere alcun riflesso.

    Lì oramai pare che conti solo tagliare e non viceversa il futuro della scuola italiana.
    Mentre gli altri Paesi, proprio a fronte della crisi, fanno grandi investimenti sull'istruzione, il nostro Governo, proprio lì, vuol far cassa. Risparmiare.
    Deve rinascere nel Paese un'attenzione generale sulla scuola che non sia limitata ai soli addetti ai lavori.

    Molte contraddizioni si stanno aprendo:

    • finanziamenti che mancano, crediti negati alle scuole, difficoltà crescenti a garantire il funzionamento ordinario;

    • situazione di grave incertezza e disorientamento e conseguente impossibilità per genitori e studenti di una scelta informata e consapevole al momento delle iscrizioni;

    • piani dell'offerta formativa che si sfarinano;

    • crescenti malumori, fino ad addensarsi in forme di opposizione, di Province e Regioni alla applicazione pedissequa dei Regolamenti.

    A giorni saranno ufficialmente comunicati i dati sugli organici. Si prevedono ulteriori 26.000 esuberi, a fronte di pensionamenti del tutto insufficienti. Tutto ciò determinerà conseguenze drammatiche in termini di ulteriori licenziamenti di precari, di insegnanti e personale ATA in soprannumero e di mortificazione delle professionalità.

    A breve si interverrà sul reclutamento. Nell'occasione si vogliono buttare a mare le graduatorie permanenti e con esse le speranze e le aspettative di migliaia e migliaia di persone.

    A fronte di ciò, troppo spesso prevale ancora l'interesse specifico "Che succede alla mia classe di concorso?". Così si rischia di dividersi. Noi dobbiamo invece unificare.

    La FLC lavora per tenere insieme le persone, per difendere tutti. Abbiamo bisogno di costruire una risposta forte.
    Dobbiamo aprire un grande dibattito, a partire dalla scuole, con assemblee nelle quali le conseguenze dei Regolamenti vengano soppesate insieme da insegnanti, studenti, genitori, associazioni, Enti Locali (soprattutto le Province). Dobbiamo far crescere l'idea che una alternativa è possibile.

    È vero che la scuola superiore va rinnovata, lo diciamo da molto tempo, ma per farlo c'è bisogno di investimenti. Per esempio bisogna rafforzare (non ridurre!) la didattica laboratoriale.
    Bisogna che la scuola sappia sintonizzarsi sui bisogni, sui modi di essere, di comunicare, di fare dei ragazzi e delle ragazze perchè essi non la vivano come un luogo separato.
    Nè possiamo accettare l'idea che la scuola debba essere subalterna a questo mercato del lavoro.
    La scuola semmai deve diventare una leva che aiuta a cambiare questo mercato del lavoro e la precarietà che lo caratterizza. Deve diventare uno stimolo potente per la ricerca e l'innovazione di cui il Paese ha grande bisogno per uscire dalla crisi.

    Questo è anche l'obiettivo dello sciopero del 12 marzo.

    Da questa assemblea parte oggi forte un messaggio: bisogna animare una grande discussione, una iniziativa forte che non possono essere delegate a nessuno, bisogna che ogni lavoratore della scuola, ogni docente, ogni ATA, ogni dirigente ne sia protagonista attivo.

    "La partita - conclude Pantaleo - non è chiusa, né persa".

  • 12:30

    Marina De Somma è un'insegnante precaria presso l'ISA San Leucio di Caserta e porta il suo contributo alla discussione.

    "Carissime compagne e compagni, buongiorno. Mi chiamo Marina De Somma e sono un'insegnante di materie letterarie, precaria. Ho dieci anni di esperienze didattiche diversificate, maturata su un territorio “difficile” come quello Casertano, un territorio dove il 30% degli adulti in età lavorativa ha difficoltà a leggere e decodificare un testo breve e dove la dispersione scolastica, soprattutto negli istituti superiori, arriva a punte del 15-20%

    Nell'ultima newsletter che il MIUR ci ha inviato in posta elettronica, si celebra la Riforma della secondaria di secondo grado, in vigore già dal prossimo 01 settembre 2010, adottata nelle prime classi: si sbandiera una nuova scuola, al passo coi tempi, caratterizzata da qualità e modernizzazione, realizzata perfino con una diminuzione generalizzata del carico orario e del numero di materie.

    Per gli Istituti Tecnici, in particolare, l'intervento “riformatore”, di riordino e riorganizzazione sarebbe motivato dall'acquisizione di una nuova identità, fondata sulla cultura tecnica e scientifico-tecnologica, che in teoria ne dovrebbe esaltare il ruolo, all'interno del sistema nazionale di pubblica istruzione.

    La pratica ci consegna una realtà ben diversa: sono 66 le ore frontali di lezioni in meno al biennio e ben 132 per il triennio. Si fa tabula rasa di esperienze pluriennali di sperimentazione pedagogica e didattica, che avrebbero meritato un attento esame dei risultati ottenuti, teso a generalizzarne le positività riscontrate. Ma la fretta riformatrice, sostenuta da innegabili motivazioni di risparmio economico e di riduzione del personale, non ha consentito di soffermarsi a riflettere.

    Che esista una necessità strutturale nella secondaria di secondo grado e nei tecnici in particolare, di una rivisitazione del progetto didattico e formativo è cosa nota, ma la tanto pubblicizzata modernizzazione parrebbe non emergere dai regolamenti appena approvati; basti per tutto osservare la struttura delle due macro aree previste, settore economico e settore tecnologico, con 11 indirizzi totali, a fronte dei 39 precedenti, che sollevano una rilevante perplessità rispetto alla capacità di rappresentare fattivamente le richieste del mondo del lavoro, sempre più complesso, con una offerta formativa di fatto più debole e generalista.

    Ad esempio proviamo a calarci nelle previsioni normative ministeriali e immaginare cosa succederà, a breve, alle sperimentazioni PACLE ed ERICA, tra le realtà più avanzate di sperimentazione pedagogico-didattica negli istituti tecnici. Nei quadri orari di questi due indirizzi, sono centrali le materie tecniche e le lingue straniere, due nel Pacle e tre nell'Erica, studio realizzato con l'ausilio del laboratorio linguistico e con la collaborazione di insegnanti di madre lingua, docenti di conversazione nonché attività laboratoriali di informatica. Un' offerta formativa competitiva, in grado di fornire strumenti adeguati per una formazione tecnico-professionale caratterizzata da duttilità, polivalenza e sviluppo di abilità trasversali che preparano a diversificati contesti professionali e occupazionali: i giovani imparano non solo a conoscere l'universo-azienda dal punto di vista economico, giuridico, organizzativo e informatico, ma raggiungono una solida cultura generale, competenze linguistiche e capacità logiche, patrimonio indispensabile per il successo formativo e per la spendibilità professionale del titolo.

    Alla luce del regolamento targato Gelmini, queste sperimentazioni confluiranno nel settore “economico”, nell'indirizzo Amministrativo, finanza e marketing, con un quadro orario certamente più povero: solo due discipline linguistiche e per giunta senza l'ausilio degli insegnanti di lingua madre, azzeramento delle attività laboratoriali. Diminuisce anche l'insegnamento del Diritto e scompare Trattamento testi e dati.

    Si butta quindi, il bambino con l'acqua sporca e si rischia di non capitalizzare anni di risorse investite in ricerca e sperimentazione, sacrificando queste positive esperienze sull'altare della sbandierata razionalizzazione - che di razionale ha davvero poco – di fatto semplice sottrazione di risorse ala scuola pubblica.

    Tra le disposizioni ulteriori che emergono dai regolamenti, relativamente all'articolazione dei piani di studio, nello specifico due bienni e un quinto anno conclusivo, si pongono problematiche, al momento non chiarite dalla norma, rispetto alla concreta possibilità di iscrizione a tutte le facoltà universitarie con il titolo conseguito e inoltre, esistendo la possibilità che le competenze potranno essere certificate anche da esperti esterni (aziende e industrie), si potrà consentire ai giovani, dopo il biennio iniziale, di concludere l'obbligo formativo di legge con un anno di apprendistato, il cui curricolo sarà probabilmente concertato a livello regionale: c'è il grosso rischio, dunque, di favorire indirettamente fenomeni di dispersione scolastica, abbassando l'obbligo de facto di nuovo a quindici anni, e registrare diversificate offerte professionalizzanti a seconda delle realtà regionali che le proporranno.

    Tanti sono i dubbi e le perplessità di tutto il personale docente, tecnico e amministrativo alla lettura dei regolamenti per la secondaria di secondo grado, ma è difficile davvero dare torto a chi, come la nostra Organizzazione, stigmatizza l'unico fattore comune di questo intervento riformatore: tagliare, ridurre, risparmiare.

    Efficacia, efficienza e qualità, a nostro parere, richiederebbero investimenti certi e lungimiranti, al passo con la complessità del mercato del lavoro, soprattutto in una fase di crisi economica travolgente e sistemica come quella attuale: investire in conoscenza è senza dubbio l'argine più concreto ai processi negativi della globalizzazione economica.

    Non meno preoccupante è il risvolto occupazionale che emergerà, in tutta la sua gravità, all'entrata in vigore dei regolamenti. Stime al ribasso ci consegnano numeri a cinque cifre di professionisti della conoscenza che usciranno dal solo settore della secondaria di secondo grado, mentre altrettanto lunga è la lista di coloro, che come me, da più di due lustri, vengono di anno in anno riconfermati. Per noi la strada è sicuramente in salita e, nonostante anni di formazione e professionalizzazione, di adattamento forzato alle più diversificate realtà sociali e formative, probabilmente saremo i primi a pagare il prezzo di questa razionalizzazione. Il nostro futuro lavorativo è a tinte fosche e i provvedimenti di welfare nei nostri confronti si sono dimostrati, già in questo anno scolastico, inconsistenti e di basso impatto. Il cosiddetto salva-precari, infatti, sembra più un provvedimento di accompagnamento all'uscita dal mondo del lavoro che un sostegno per far fronte ad un momentaneo esubero di personale.

    In questo quadro è doveroso il richiamo all'unità della mobilitazione del personale precario, di ruolo e della società civile, affinché i diritti maturati in anni di faticoso lavoro non vengano spazzati via per decreto e l'Italia possa continuare ad avere un sistema di istruzione e formazione pubblico, competitivo e di qualità. Grazie a tutti".

  • 12:20

    Luciano Vecchio è docente di Progettazione grafica al Liceo artistico Caravaggio di Milano. Il suo intervento, che pubblichiamo integralmente, ha per titolo La successione delle versioni. Breve storia delle modifiche al curricolo del liceo artistico.

    "Il curricolo del liceo artistico è quello, tra i licei, che ha visto più modifiche nelle numerose successive bozze che sono state diffuse nel corso di questi ultimi anni:

    • il quadro orario: 36 ore settimanali di lezione biennio e 38 triennio nel dlgs 226/2005 (Moratti); 32 ore prima bozza Gelmini (unificata per tutti i tipi di liceo), poi portate a 34 nel biennio e a 35 nel triennio (versioni successive e definitiva pubblicata il 4 febbraio);

    • la quota oraria attribuita alle discipline di indirizzo: nella versione a 32 ore - 15 ore nel biennio e 12 nel triennio; nella prima versione a 34/35 ore - 15 ore nel biennio (con la presenza di Discipline audiovisive), 13 o 11 ore nel triennio (a seconda dell'indirizzo e a scapito di Fisica); nella versione definitiva a 34/35 ore, 13 nel biennio (senza Discipline audiovisive, che entra nel Laboratorio artistico), 12 ore in terza e quarta, 14 ore in quinta in ogni indirizzo;

    • gli indirizzi: dai 3 originari (già nella versione Moratti e mantenuti nelle prime versioni Gelmini) ai 6 definitivi, dovuti alle "condizioni" della VII Commissione della Camera (on. Aprea).

    Analisi della stesura definitiva. Criticità

    I diversi aspetti del riordino del liceo artistico che non convincono e non rinnovano.

    Gli indirizzi: i 6 indirizzi indicati sono quelli giusti?

    • 3 indirizzi su 6 non convincono: scenografia e design appaiono specializzazioni precoci (sarebbero più da università); audiovisivo è un indirizzo di sicuro appeal ma basato su uno strumento (che invece dovrebbe essere trasversale) e non su un linguaggio (se si intende cinema torniamo alla precocità della scelta);

    • l'eliminazione di beni culturali, inteso come indirizzo con un approccio più teorico che operativo, appare inspiegabile in un paese che detiene tale patrimonio storico culturale;

    Il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento:

    • la tabella di confluenza propone abbinamenti forzati, specialmente per quello che riguarda gli istituti d'arte, e le Province trovano difficile impostare la distribuzione territoriale (ved. caso Milano);

    • gli istituti d'arte e la scelta fra licei e professionali con i tempi stretti, il probabile disorientamento delle famiglie

    Il piano di studi:

    • confronto fra quota oraria per le discipline specifiche con i curricoli precedenti

    Leonardo

    Michelangelo

    Brocca

    Gelmini

    biennio

    15

    15

    10

    13

    3^ e 4^

    12

    16

    14

    12

    5^

    15

    19

    18

    14

    • l' autonomia didattica: "Le discipline e i laboratori sono organizzati dalle istituzioni scolastiche mediante il piano dell'offerta formativa nel rispetto delle proprie specificità al fine di potenziarne e arricchirne le caratteristiche." E la quota del 20-30% (all. H)

    • la materia Laboratorio artistico: "Il laboratorio ha prevalentemente una funzione orientativa verso gli indirizzi attivi dal terzo anno e consiste nella pratica delle tecniche operative specifiche, svolte con criterio modulare quadrimestrale o annuale nell'arco del biennio, fra cui le tecniche audiovisive e multimediali" - quale modalità di inserimento delle varie materie che orientano alla scelta d'indirizzo?

    Le classi di concorso ancora da definire, ci sono materie inedite".

  • 12:15

    È il momento di Leonardo Ialongo, studente di Roma, che ci ha lasciato il testo del suo intervento che pubblichiamo di seguito.

    "La situazione attuale della scuola pubblica è tristemente nota: viviamo in una scuola che sta letteralmente cadendo a pezzi e invece di rimetterla in piedi, hanno approvato una riforma, che in realtà riforma non è, che come un terremoto la farà crollare definitivamente.

    Questa riforma prevede molti punti sui quali noi studenti siamo contrari e contro i quali più volte abbiamo protestato: primo fra questi vi è l’abbassamento dell’obbligo scolastico. Noi studenti crediamo fortemente che l’obbligo scolastico debba durare fino a 16 anni, in prospettiva di innalzarlo a 18. Questa è a nostro avviso uno degli indispensabili metodi per evitare la dispersione scolastica. Ovviamente per avere una scuola che non sia soltanto un luogo vuoto e privo di prospettive ma che diventi realmente luogo di confronto per la formazione di identità libere e indipendenti è necessario garantire il diritto allo studio tramite stage e tirocini realmente funzionanti e coerenti con il proprio percorso di studi, un biennio unitario per lasciare allo studente tutte le porte aperte, dei laboratori funzionanti e di qualità, un rinnovamento degli edifici scolastici per garantire la sicurezza e soprattutto fondi necessari per poter attuare tutto ciò.

    Il diritto allo studio è il primo punto da cui bisogna partire anche per garantire integrazione agli studenti stranieri, per abolire quelle barriere architettoniche che non ci permettono di avere una scuola di tutti e per e fornire una rete di trasporti che concretizzi, quel diritto tanto elogiato da tutti ma che nella pratica viene assolutamente vanificato.

    La riforma della secondaria elimina qualsiasi prospettiva di biennio unitario aumentando il divario fra le tipologie di percorsi formativi, noi crediamo invece che sia necessario garantire nel primo biennio delle conoscenze basilari che garantiscano a tutti la possibilità di raggiungere un sufficiente livello di conoscenza e che permettano di cambiare la propria scelta iniziale senza dover lasciare perdere tutto senza vanificare il percorso precedente e quindi siamo anche contro una canalizzazione degli indirizzi che può essere dettata da necessità economiche.

    Non possiamo accettare un riordino che l’unica cosa che fa concretamente è tagliare ore sia di materie che caratterizzavano il nostro percorso anche in vista di un mondo del lavoro sempre più settoriale e precario, sia ore di laboratorio, eliminando uno dei pochi mezzi che permettevano una reale formazione non solo teorica ma anche pratica.

    Tagli che per essere concretizzati, azzereranno gli organici, lasciano a casa migliaia di insegnanti che da anni lavorano nelle nostre scuole, per non parlare dei precari che, nonostante anche loro lavorino da anni nelle scuole, sono ancora considerati lavoratori di serie b, a cui in qualsiasi momento può essere azzerato il futuro!

    Per garantire l’applicazione di tutti questi punti è necessario lo stanziamento di fondi a sufficienza e non una politica di tagli che lascia la scuola in condizioni disastrose. Noi crediamo pertanto che una scuola che rimane tra le ultime in Europa per dispersione scolastica e rapporto scuola lavoro, mantenendo la formazione professionale degli studenti sotto gli standard comunitari; una scuola che non valorizza le eccellenze ma le invita ad andare all’estero non garantendo un futuro in Italia nelle università nella ricerca e nel lavoro; che non integra gli studenti stranieri inasprendo quelle dinamiche xenofobe e razziste i cui effetti si sono manifestati a Rosarno e Milano; è una scuola a cui serve una riforma drastica e condivisa con tutte le parti sociali e non un polverone di bugie che cambiano tutto per non cambiare niente, al fine di portare il nostro paese fuori da questa crisi economica e culturale che stiamo vivendo.

    Questa riforma va bloccata e per riuscire a raggiungere questo obiettivo è altrettanto necessaria una mobilitazione unitaria, che veda coinvolti tutti coloro che vivono nel quotidiano la scuola e i suoi problemi. Non abbiamo bisogno di un'opposizione passiva fatta di soli no, ma di un'opposizione vera fatta di no, ma anche di proposte, ma di proposte che vengano ascoltate. Proposte fatte per una riforma vera e non una riforma basata sui tagli, come quella che ci troviamo davanti.

    Dobbiamo partire da noi, da coloro che fanno la scuola, per riformarla e per ripensare il ruolo della scuola e dell'università, per fare di queste il punto di partenza per rilanciare questo paese, sempre più alla deriva.
    Dobbiamo anche fare rete, una rete di protezione. Dobbiamo difendere i punti fondamentali; prima di tutto l'obbligo scolastico.

    Attraverso alleanze con sindacati, associazioni ed enti provinciali e regionali bisogna ostacolare l'ingresso precoce nel mondo del lavoro degli studenti e regolarizzare la formazione professionale.

    Bisogna partire ora, insieme, per costruire un futuro più sicuro per tutti.

  • 12:00

    Pina Bonaiuto, Dirigente scolastica dell'ISIS "U Nobile" di Nola, evidenzia come le problematiche che vivono i docenti della scuola secondaria superiore sono comuni a quelli che ricadono sui Dirigenti scolastici.

    Ricorda che nella sua ventennale esperienza nell'istruzione professionale ha visto tanti tentativi di riforma del segmento che però non sono mai decollati e nei quali non c'è mai stato un coinvolgimento della scuola reale. Il riordino della secondaria superiore proposto dalla Gelmini ha esasperato l'esclusione di chi nella scuola ci lavora, ignorando che ogni riforma può esistere solo se condivisa nel suo progetto culturale ed educativo.

    I docenti sono stati tenuti all'oscuro di quanto si stava preparando ed oggi sono smarriti per le conseguenze che i regolamenti avranno sulla loro professionalità e sull'intero sistema. Afferma, inoltre, che docenti demotivati non sono in grado di suscitare un vero ed utile interesse negli studenti. Stesso isolamento nella costruzione della proposta di riordino hanno subito dirigenti scolastici e genitori, così come non si è dato spazio alle critiche e alle proposte delle parti sociali, delle associazioni professionali, del CNPI e dello stesso Parlamento.

    Nel merito, la proposta del Ministro e del Governo aumenta le differenze di partenza. Senza un biennio davvero unitario - che renda reversibili le proprie scelte iniziali - e con la possibilità di assolvere l'obbligo di istruzione anche nell'apprendistato delinea una scuola che separa i deboli dai forti, questa scelta ideologica di fondo trova la sua traduzione nella definizione di 3 settori gerarchicamente definiti: i licei per la futura classe dirigente, gli istituti tecnici per la classe intermedia ed i professionali per la classe sociale destinata "ad eseguire".