Biennale del CESE a Firenze - Apertura dei lavori

  • 15:00

    Web cronaca seconda giornata
    Web cronaca terza giornata

    Con un titolo "fuori moda" nel panorama critico mondiale, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha aperto a Firenze la biennale "L'istruzione e la formazione per combattere l'esclusione".

    "La conoscenza è il motore di una crescita sostenibile e l'istruzione, la ricerca, l'innovazione e la creatività sono i fattori che fanno la differenza" è in questa sintesi che il CESE condensa il senso della strategia "Europa 2020".

    In un parere presentato alla Commissione europea, il CESE ha approfondito il nesso tra un'istruzione pubblica di qualità aperta a tutti e il superamento delle povertà e dell'esclusione sociale.

    I dati della civile Europa sulla marginalità sono ancora preoccupanti e il trend non è in discesa: il 16% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà; il 19% (circa 19 milioni) di bambini corrono il rischio di diventare poveri; la disoccupazione ha superato il tasso del 20%.

    Nell'anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, così è stato proclamato il 2010, dall'Europa arrivano importanti segnali. L'istruzione è considerata un diritto umano fondamentale e un bene comune, dalla scuola primaria all'università. I sistemi devono essere inclusivi e di qualità. Un sistema educativo che voglia formare cittadini liberi e critici deve essere pubblico, con docenti motivati e formati, con modelli educativi che comprendano le diversità. Una buona formazione di base e il viatico per una buona occupazione, quindi contribuisce allo sviluppo. L'integrazione tra istruzione formale e non formale.

    Questo impegno del CESE verso la Commissione e il suo lavoro in collaborazione con importanti organismi internazionali è in controcorrente con le politiche nazionali, che di fronte alla crisi, tagliano il welfare e i servizi pubblici: il nostro Paese è in testa. L'Italia, infatti, non solo non investe in istruzione e ricerca, ma sta ridisegnando i sistemi di istruzione e formazione in senso opposto a quanto auspicato dal CESE: selezione, dequalificazione e asfissia delle istituzioni pubbliche e privatizzazioni.

    Sepi: diritti e solidarietà per guidare la globalizzazione

    Ad aprire i lavori è il presidente del CESE, Mario Sepi, che comincia il suo intervento sottolineando il valore simbolico del luogo che ospita questa conferenza: l'istituto degli Innocenti. Esso rappresenta infatti, uno dei primi esempi di Welfare State in Europa essendo stato fondato nel 1410, per l'accoglienza dei bambini abbandonati.

    È importante, dunque, partire da questa sede in questo momento di grande crisi. Il tema della conferenza infatti può sembrare fuori moda, dice Sepi, ma è proprio attraverso l'educazione che si esce dalla crisi. Diverse ragioni hanno portato a questa conferenza. Innanzitutto la ricorrenza dell'anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, poi l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona che prevede tra gli altri il principio della democrazia partecipativa di cui questa conferenza rappresenta la prima realizzazione concreta, attraverso un confronto diretto. Poi perchè si assiste all'acutizzazione delle fratture sociali dovute alla povertà e poi ancora perché le misure di austerity adottate dai governi contro la crisi sono per il presidente del CESE, vecchie.

    L'obiettivo della coesione sociale in Europa deve essere primario, se esso sparisce, dice Sepi, sparisce un pezzo d'identità europea. Il motto dunque dev'essere: Diritti e solidarietà per guidare la globalizzazione. Gli stessi padri dell'Europa capivano l'importanza dei diritti, bisogna recuperare quello spirito. L'educazione è un momento essenziale del superamento dell'esclusione. Ci sono tante frontiere da abbattere in Europa oltre a quelle territoriali, c'è ancora tanta strada da fare.

    Il presidente Sepi passa poi la parola a Stella Targetti, vicepresidente della regione Toscana.

    Una conferenza importante, la definisce la Targetti, alla quale la regione Toscana non poteva rinunciare poiché cerca costantemente di conciliare lo sviluppo con la coesione sociale.

    La Toscana ritiene che l'istruzione sia un settore strategico, e che bisogna quindi lottare contro la dispersione scolastica. Un cittadino su quattro è escluso dai diritti fondamentali e la diffusione della conoscenza è uno strumento fondamentale per l'estensione dei diritti. L'esclusione sociale rappresenta un costo, quindi ragionare sul tema dell'inclusione, significa ragionare su un discorso economico.

    Antonella Coniglio, Assessore alle politiche sociali della regione Toscana, da tanti anni si occupa di politiche sociali e si accorge che la politica sociale non è più di moda. Le risorse a disposizione sono realmente ridotte per cui c'è bisogno di una creatività partecipata e di un impegno particolare che negli ultimi anni è mancato.

    Stefania Saccardi, Assessore alle politiche sociali del comune di Firenze, ringrazia il Cese per aver scelto come sede per questa Biennale, la sua città. La povertà, dice, aggredisce le persone che fino a ieri appartenevano alle classi medie, anche a Firenze, dove dunque si è scelto di cambiare l'ottica delle politiche sociali: dalla logica dell'assistenza a quella dell'integrazione. Il tema della conferenza risulta strategico: una società che non sa accogliere con dignità gli ultimi, è una società senza valori.

    Alessandra Maggi è la padrona di casa, presidente dell'Istituto degli Innocenti, che 6 secoli fa nacque grazie all'eredità di un mercante pratese. Grazie al suo lascito, infatti, venne costruito un palazzo per l'accoglienza e la cura dei bimbi abbandonati. Da allora questo istituto, opera del Brunelleschi, ha continuato ad occuparsi di bambini, la cui educazione è fondamentale: non si può fare economia, sostiene Maggi, sull'educazione. Oggi, questo istituto pubblico, continua a promuovere la cultura dell'infanzia.

    Mario Sepi dà lettura del messaggio inviato dal presidente della repubblica Napolitano.

    Napolitano: l'educazione contro la crisi

    L'educazione è un pilastro insostituibile del modello sociale europeo ha scritto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio di saluto alla Biennale di Firenze. Le politiche dell'educazione – ha continuato il Presidente – sono decisive anche per far fronte alla crisi economica. Per questo – ha concluso Napolitano – il rispetto dei limiti di bilancio non devono in discussione le misure utili per garantire il diritto allo studio.

    Pittella: avviare il governo economico della crisi

    Pittella, Vicepresidente del Parlamento Europeo, apre il suo intervento esprimendo solidarietà al Ministro dell'educazione greco presente alla biennale e a tutto il popolo greco. È infatti sulla crisi attuale che incentra il suo discorso. È una crisi che accentua i divari sociali dice, e dunque non si può uscirne solo con la politica del rigore. La politica del rigore deve esserci ma deve essere accompagnata da politiche per l'equità.

    Le risposte finora date dai paesi europei sono importanti, ma parziali e tardive. Serve una terapia vera, il cui primo punto dev'essere la lotta all'esclusione sociale, assieme alla garanzia di un reddito minimo per i giovani e l'avvio di un governo economico della crisi. Una moneta non regge senza la governance economica. Bisogna costituire un'agenzia europea di rating e lanciare a livello europeo gli Eurobond, titoli di credito per finanziare un grande programma europeo.

    Il parlamento europeo e il CESE secondo Pittella, possono lavorare insieme con i sindacati e le organizzazioni alla realizzazione di questo programma, superando l'ostacolo molto spesso rappresentato dai governi stessi.

    Diamantopoulou: un programma europeo per le politiche sull'educazione

    La Ministra greca dell'Istruzione, ringrazia per l'invito rivoltole, anche se le è stato difficile accettarlo visto il momento attraversato dal suo paese.

    Questa conferenza dice, rappresenta una vera sfida, che la rende felice. La situazione difficile della Grecia rappresenta solo la punta dell'iceberg. La crisi non viene dal nulla, avanza da anni accompagnata dagli allarmi inascoltati dei più avveduti ed è una crisi, per la ministra, sospinta dal fatto che in questi anni la governance è stata basata solo sul mercato. Ora, di fronte all'aumentare delle tensioni sociali bisogna nuovamente rivolgere l'attenzione alle persone.

    La politica europea dovrà lavorare per cambiare il modello stesso di Europa, c'è bisogno di una politica sociale. Diversi studi dimostrano che il mancato perseguimento delle politiche sociali, ha una costo. Quando non s'investe in politica sociale c'è sempre una ricaduta economica dice il ministro e quando si parla di politiche sociali, l'educazione è una delle parole chiave.

    Soprattutto in periodi di crisi si devono affrontare i problemi che riguardano i bambini, gli investimenti devono includere tutti i livelli di formazione e l'educazione dovrebbe essere garantita soprattutto ai più discriminati. Per fare ciò dovrebbe esserci un coordinamento di tutti i paesi europei di cui il CESE potrebbe essere cardine.

    In Grecia assieme alle rigorosissime misure d'intervento economico, sono state individuate delle priorità nell'educazione. Sono state rintracciate le zone più bisognose di investimenti speciali nell'educazione e le zone di forte dispersione scolastica. Particolare attenzione sarà dedicata alle scuole con grosse percentuali di migranti (solo ad Atene, 800 scuole superano il 40% di alunni migranti). Altrettanta attenzione dovrà essere data alle situazioni che interessano i bambini rom e di religione musulmana e ai diversamente abili. E infine, investimenti nella formazione continua come supporto per chi all'improvviso si ritrova ai margini della società. Ma ciò che il ministro auspica è che si crei un vasto e condiviso programma europeo su questi temi.

    Fammoni: diritti e libertà non possono essere soverchiati dalla crisi

    Ricordando i quarant'anni dello Statuto dei lavoratori Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, ha detto che i diritti sociali e civili e le libertà non possono né devono essere soverchiati dalla crisi.

    In tutti i documenti europei c'è scritto che un cittadino formato e informato è più ricco. Ma la situazione reale è molto lontana da quanto è scritto nei documenti. Oggi l'educazione non è ancora un bene pubblico garantito a tutti e siamo ancora lontani dalla realizzazione di equità, integrazione, libera circolazione della conoscenza.

    Riferendosi soprattutto alla situazione italiana, Fammoni ha citato il gravissimo fenomeno degli abbandoni scolastici, particolarmente diffuso tra i giovani migranti, anche tra quelli nati in Italia. La situazione non può migliorare se le ricette europee contro la crisi prevedono che tra le spese da tagliare ci siano quelle per l'istruzione e la formazione. Tutto questo non è coerente con la promozione di uno sviluppo di qualità.

    In Italia ci aspettiamo una manovra di 25 miliardi e, nonostante le assicurazioni del ministro, è probabile che nuovi tagli colpiscano la conoscenza.

    Il segretario confederale, ha ricordato la legge di iniziativa popolare promossa dalla Cgil sulla formazione permanente già presentata al Parlamento: il problema della formazione riguarda, infatti, tutte le età e ha ricadute sul mercato del lavoro. In Italia ci sono qualifiche troppo basse: anche avere lavoratori più qualificati è inclusione. La formazione oggi arriva soprattutto a chi è già formato e meno a chi ne ha più bisogno e invece bisogna agganciare soprattutto i più deboli.

    Manfi, Confindustria: in diritto allo studio l'Italia è indietro

    Antonella Manfi, Presidente della Confindustria Toscana, ha detto che l'educazione è un bene pubblico e un'urgenza per l'Italia. Ha sottolineato il nesso tra educazione e inclusione con lo sviluppo economico e l'impresa, soprattutto l'impresa sana che è un luogo di di cittadinanza e formazione.

    Ricordando i numeri della crisi economica anche in Toscana, Manfi ha detto che il problema è la ricostruzione dopo la crisi e lo sforzo dovrà essere pari a quello del secondo dopoguerra, con lo stresso spirito di solidarietà e collaborazione anche tra le parti sociali.

    Ha citato i principi della nostra Costituzione sul valore dell'istruzione e quelli contenuti nel programma di Lisbona per dire che vanno realizzati. L'Italia è un paese con una bassa istruzione e una bassa cultura e questo provoca un circolo vizioso: il reddito e la bassa cultura delle famiglie è un ostacolo al successo scolastico. I paesi, ha affermato Manfi, devono investire in capitale umano e in ricerca, anche per favorire l'inserimento dei giovani. In Italia i giovani sono penalizzati: "l'Italia è inospitale per i giovani" sono state le sue parole.

    La cultura ha un ruolo fondamentale nella crescita civile ed economica. Un welfare solidale è importante per fare cadere barriere sociali. Il sistema di istruzione va migliorato, "in diritto allo studio - ha ricordato Msanfi - l'Italia investe la metà della media Ocse", in termini di diffusione, durata, diritti e doveri, meritocrazia, inclusione. Ha concluso citando don Milani e il suo "I care".

    Farrel: la disuguaglianza è la causa della crisi

    Fintan Farrel è direttore della Rete europea di lotta alla povertà e coordinatore della coalizione delle reti sociali. Ha raccontato dell'attività di tutte queste Ong e delle pressioni che esercitano verso la UE per orientare le politiche europee.

    Secondo Farrel il fattore principale dell'esclusione nelle società ricche è la diseguaglianza. L'aumento della disuguaglianza e la concentrazione della ricchezza non è tanto un effetto, quanto la causa della crisi.

    L'educazione da sola non basta per combattere povertà e disuguaglianza, è necessario anche un sistema di protezione sociale attivo che aiuti chi è in difficoltà a non cadere in situazioni senza via d'uscita.

    Una società con meno diseguaglianza è migliore non solo per i poveri ma anche per i ricchi.

    Borrell: l'istruzione come investimento e non come spesa

    Josep Borrell, già Presidente del Parlamento Europeo, Presidente dell'Istituto universitario europeo di Firenze, è in sintonia con le cose che abbiamo fin qui ascoltato. Ne intende aggiungere solo altre due. La prima: se avessimo distribuito in modo migliore il reddito, dice, la crisi avrebbe colpito meno duramente. Non è, però, una novità, aggiunge. Era stato detto anche nel '44.

    Le disuguaglianze sono troppe e troppo forti. I Governi dovrebbero essere "i poliziotti del mercato" e non il contrario, come purtroppo avviene da un po' di tempo a questa parte. Oggi abbiamo delle politiche imposte che non sono dal punto di vista economico quelle ottimali. Anzi, si finisce per cedere al ricatto "o ci salvi o andiamo a fondo tutti".

    Nella seconda parte del suo intervento si sofferma in modo particolare su un tema, oggi assai dibattuto, quello della riduzione del debito pubblico. Giusto porsi il problema, dice Borrell, ma il rischio che si corre è quello di costi sociali altissimi, con una recessione più grave di quella che si vorrebbe curare.

    I ritmi imposti ai paesi per la riduzione del debito, comportano danni sociali e soprattutto, danneggiano l'istruzione. Essa, infatti, non viene ritenuta un investimento ma una spesa e quando la si considera tale dice Borrell, la si taglia. A questo proposito, cita il caso della Finlandia che, invece, ha saputo trovare proprio negli investimenti in innovazione, ricerca, istruzione e sviluppo tecnologico una via d'uscita dalla crisi "verso l'alto". Certo, precisa, ci sono voluti dieci anni di "lacrime e sangue".

    Non è sufficiente vigilare sul debito pubblico per proteggersi dalla crisi. Non possiamo avere una moneta unica se non pensiamo a sistemi fiscali, il che vuol dire anche sociali, integrati, che coordinino le politiche di tutti i paese europei.

    I lavori della prima giornata si avviano alla conclusione

    Sepi chiude questa prima giornata sottolineando l'armonia tra i diversi interventi susseguitisi, che rappresenta un buon auspicio per il futuro. C'è una "tirannia macroeconomica dei mercati finanziari" - dice Sepi - che dobbiamo sempre tenere presente. I mercati devono essere controllati e orientati.

    Infine, annuncia l'inaugurazione degli stand presenti negli spazi antistanti il Palazzo degli Innocenti, tra questi anche quello della FLC CGIL nazionale e della Toscana, e il concerto del gruppo musicale "Al Savia" (musica gitana e tzigana).

    Firenze, 21 maggio 2010

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

LEGGI LA NOTIZIA