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Dal convegno di Milano: "La professionalità docente in Europa"

Convegno, Milano 7 ottobre 2005

07/10/2005
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Si è svolto oggi a Milano, in una affollata sala del Palazzo Affari ai Giureconsulti, il Convegno “La professionalità docente il Europa” che ha visto esponenti dei Sindacati europei confrontarsi sul tema della professionalità docente in Europa.

Nel pomeriggio, sull’argomento, è stata presentata un’indagine da parte di una sociologa francese e si sono poi susseguite le comunicazioni del CIDI di Milano e dell’Associazione nazionale Proteo Fare Sapere.

Dopo gli interventi e le comunicazioni si è svolto il dibattito che ha portato nuovi contributi anche attraverso le domande dei partecipanti.

Enrico Panini, Segretario generale della FLC Cgil, ha, quindi, concluso i lavori di questa interessante giornata della quale verranno pubblicati, a breve, gli atti.

Roma, 7 ottobre 2005

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Sintesi dei lavori

Dopo i saluti agli ospiti stranieri e ai convenuti, con comunicazioni sullo svolgimento dei lavori nel corso della giornata Wolfango Pirelli, Segretario generale della FLC Cgil Lombardia, ha dato l’avvio ai lavori della mattinata.

Aldo Merlassino
della FLC Cgil di Milano, ha aperto formalmente i lavori collocando il tema del convegno nel contesto politico di un’Europa in allargamento, in evoluzione, ma anche per molti aspetti in crisi, per cui è sempre più forte la necessarietà di un sindacalismo che sappia pensare europeo. Poiché anche i sistemi scolastici europei sono investiti dagli stessi fenomeni che caratterizzano il contesto politico, la FLC Cgil Lombardia ha voluto con questo convegno avviare il confronto e cercare le possibili sinergie proprio a partire dalla professionalità docente che è parte fondante dei sistemi educativi

Gabriella Giorgetti, responsabile della FLC Cgil per le politiche internazionali,
ha svolto la relazione introduttiva del convegno, affermando che gli obiettivi di Lisbona possono essere considerati il denominatore comune dei sistemi formativi europei che presentano fra loro realtà molto diversificate, ma tutte investite da processi di trasformazione.. Ha segnalato una comune carenza di docenti, quantificabile nei prossimi 10 anni, nella necessità di più di un milione di nuovi docenti. (l’Italia registra un notevole invecchiamento del corpo docente, in modo particolare di quello della scuola secondaria di primo grado) La risposta alla carenza avviene secondo due modalità: il reclutamento di insegnanti non europei, il reclutamento di insegnanti scarsamente qualificati. Al dato della carenza di insegnanti si accompagna quindi una parallela globalizzazione del mercato del reclutamento insegnanti, con impoverimento dei paesi “donatori” che scontano la migrazione di personale altamente qualificato e formato (es. dall’India provengono insegnanti di matematica, informatica, ecc). Con i dati OOCSE ha indicato poi le cause della carenza. La precarizzazione della professione insegnante è un male comune ai sistemi europei. La precarizzazione, i tagli alla spesa, la mancanza di investimenti nel settore della formazione sono problemi più gravi a cui sfugge solo la Finlandia che raggiunge brillanti risultati di sviluppo avendo molto investito proprio in questo settore.
Infine, una particolare attenzione al confronto è stata posta fra situazioni italiana, francese e spagnola riferita al settore della scuola secondaria di primo grado. Sono stati analizzati in modo particolare snodi significativi quali l’orario di lavoro, la formazione iniziale e in servizio, il sostegno alla professione, il salario, lo sviluppo professionale. Ha illustrato, infine, i punti principali della Bozza concordata dai membri di una commissione di lavoro europea

La rappresentante della Commissione Obrera, Carmen Perosa,
ha precisato che in Spagna la professione insegnante è decisamente diversificata a seconda della regione dove essa si svolge perché appunto gli insegnanti dipendono dai diversi governi regionali il che contribuisce a rendere molto elevati i livelli di precariato Il punto comune dei docenti spagnoli consiste nell’appartenenza al corpo docente. Il Corpo Docente A (con livelli universitario) il Corpo Docente B (rivolto ad alunni fino ai 12 anni). I diversi livelli di carriera si svolgono all’interno del Corpo Docente A o B. Le progressione di carriera avvengono per concorso. Il pensionamento avviene, per gli insegnanti, dopo 30 anni di servizio e a 60 annidi età. Lo stress non è considerato malattia professionale e quindi motivo di passaggio dalla funzione docente ad altro incarico, ma viene considerato motivo di pensionamento automatico e diretto. Prima di una legge del 1992 gli insegnanti erano ritenuti penalmente e civilmente responsabili nei confronti di ogni eventuale infortunio avvenuto all’interno dell’attività didattica

Il rappresentante dell’UNSA, Jean Louis Biot nel suo intervento
ha assegnato una fondamentale importanza alla formazione e al reclutamento degli insegnanti. Dopo il Reclutamento per concorso l’insegnante è Tirocinante e viene seguito in modo particolare per 1 o 2 discipline. Gli insegnanti al termine degli anni di tirocinio hanno diritto ancora ad una settimana all’anno di formazione. L'UNSA sostiene la uguale dignità degli insegnanti, sia di 1° grado che di 2° grado la stessa formazione, lo stesso salario. Gli insegnanti in Francia sono divisi nei due gradi già indicati ed in “aggregè” (titolo cui si accede per concorso). All’interno dei due gradi i livelli di carriera sono undici a cui corrispondono posizioni stipendiali. Gli avanzamenti di carriera avvengono secondo 3 criteri: anzianità (il più lento), a scelta (accelerazione media) e a grande scelta (massima accelerazione). I trasferimenti avvengono a domanda o per soppressione del posto. Gli insegnanti titolari di un posto soppresso non vengono licenziati, ma trasferiti su altri posto. Tuttavia la precarietà è in aumento perché i posti messi a concorso diminuiscono, molti posti vengono soppressi. I precari sono inoltre mal pagati, hanno contratti non rinnovabili e vengono collocati spesso in zone disagiate o a rischio… Ovviamente il sindacato si batte per una politica degli organici.

La sua organizzazione è particolarmente favorevole alla Europa, all’insegnamento delle lingue straniere in prospettiva europea, alla formazione superiore europea con equivalenza dei diplomi e delle lauree, alla costituzione di una Carta della cittadinanza europea, per una Europa sociale e solidale.

Nel pomeriggio ha presieduto i lavori Antonio Bettoni, presidente di Proteo Lombardia che ha introdotto Agnés Van Zanten, sociologa francese che ha illustratola sua ricerca sui nuovi insegnanti in Francia.

Agnés Van Zanten
Nel 2010, in Francia, la metà del personale docente sarà rinnovata dall’ingresso delle nuove leve. È un fenomeno inedito e un rinnovamento che meritano un’attenta ricerca per comprendere i cambiamenti nel futuro della scuola. In generale i nuovi insegnanti, a prima vista somigliano ai loro predecessori: stessa origine sociale, stessa proporzione di donne, ma il cambiamento è profondo: è il loro rapporto con la professione che è nettamente trasformato. Non parlano più di vocazione, ma di percorsi, non di un mestiere a vita, ma di una professione come le altre. Essi sono risolutamente pragmatici.
Van Zanten nella sua comunicazione pone l’accento nel rapporto dei nuovi insegnanti con i colleghi, aspetto importante per definire la propria professionalità. Ma nota che esistono difficoltà per un rapporto costruttivo: in particolare nella secondaria molti giovani insegnanti pensano che i rapporti con i loro colleghi siano difficili perché pesa troppo la specializzazione delle discipline; d’altra parte alcuni vivono il lavoro d’equipe come un imposizione dell’amministrazione che limita l’autonomia pedagogica dei singoli. Tuttavia complessivamente i nuovi sembrano più aperti alla definizione di regole in maniera collegiale. Un altro aspetto che rende difficoltoso un rapporto stabile tra nuovi e “vecchi” insegnanti è la notevole mobilità dei primi, spesso concentrati negli istituti “difficili” delle periferie. In conclusione si domanda, citando il sottotitolo della sua ricerca, se i nuovi insegnanti saranno in grado di cambiare la scuola o l’istituzione li assorbirà: la risposta è che solo la politica sarà in grado di sciogliere il nodo con interventi riformatori.

Franco Cappelli, vice presidente del CIDI Lombardia e Simonetta Fasoli, vice presidente nazionale di Proteo Fare Sapere, intervengono portando il punto di vista delle rispettive associazioni sulla professionalità docente.

Franco Cappelli
In Italia purtroppo i giovani insegnanti sono professionali nel gestire la propria precarietà e non esiste una visione vocazionale come in precedenza. La professionalità docente è diversa a seconda del modello istituzionale: si definisce nel contesto del modello scolastico. Occorre sviluppare l’autonomia scolastica, questa potrebbe essere la vera riforma.

Simonetta Fasoli
Anche lei si domanda se saranno i nuovi insegnanti a cambiare la scuola o viceversa la scuola a cambiare gli insegnanti. Entrando nel merito della professionalità docente sviluppa due questioni. La prima relativa al rapporto tra competenze disciplinari e competenze professionalizzanti. La seconda riguarda i contesti formativi in cui si predispongono le strategie di sviluppo professionale. I luoghi dove si fa scuola e quelli in cui si fa ricerca e cultura accademica: occorre più connessione tra i due ambiti.

Enrico Panini, Segretario generale della FLC Cgil
conclude i lavori con il compiacimento per l’alto valore culturale e l’interesse professionale espresso nel corso dei lavori del Seminario.
Rileva come gli ospiti stranieri abbiano evidenziato problematiche comuni o simili a quelle presenti anche in Italia, sottolinea come in Italia ci sia un elemento di garanzia in più, un elemento che fa la differenza: la contrattazione nazionale collettiva che consente di porre un argine alla deriva liberista proprio perché è nazionale e collettiva e nello stesso tempo non costrittiva e rispettosa delle libertà professionali.
La tempesta anagrafica (pensionamento prossimo di una intera generazione di insegnanti) non risparmierà l’Italia anche se ora non molti lo avvertono pienamente per l’apparente sovrabbondanza (!!!) di insegnanti. Le discipline scientifiche, però, già ne mostrano i segni (es. Università di Modena si era preparata ad accogliere 400 iscrizioni alla facoltà di matematica con selezione, ma registra solo 120 iscrizioni. Es. a Bologna si è registrato un solo laureato in Statistica).
La precarizzazione del lavoro docente colpisce anche l’Italia con una percentuale del 20 % di personale precario, dato questo che deve essere considerato una preoccupante debolezza del sistema della formazione.
La Costituzione voleva una scuola che elevasse tutti, “non uno di meno”, mentre i provvedimenti Moratti tendono a sancire un sistema di diseguaglianze sociali. Da questo punto di vista la legge 53 Moratti è inemendabile e deve essere abrogata.
Il nostro programma deve comprendere l’autonomia scolastica, assunta come progetto condiviso conassunzione di responsabilità. La professionalità docente è a pieno titolo una questione politica (riconoscimento e valorizzazione).