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I bambini chiedono servizi educativi di qualità

Un’iniziativa nazionale del Gruppo Nazionale Nidi Infanzia a sostegno di un appello al Presidente della Repubblica

23/05/2002
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I bambini chiedono servizi educativi di qualità

15-22 giugno 2002

Un’iniziativa nazionale del Gruppo Nazionale Nidi Infanzia
a sostegno di un appello al Presidente della Repubblica

Il convegno nazionale di Firenze dell’1-2 febbraio ha segnato un momento di grandissima e sentita partecipazione. Oltre 1600 le persone che sono intervenute e che hanno manifestato la loro volontà di impegno a sostegno dei servizi educativi per l’infanzia, come sottolineato anche nei due documenti approvati dall’Assemblea.

L’entusiasmo espresso a Firenze non è calato: in diverse realtà si sono avviate iniziative spontanee di diffusione dei documenti, di raccolta di firme a sostegno degli stessi (da Ferrara ci sono arrivate numerose firme), di sollecito ai Ministri competenti (riportiamo la vicenda di Sanremo alle pagine 4-5 come esemplare di quanto sta succedendo e delle reazioni che si manifestano).

A fronte di un sentimento diffuso di preoccupazione e di dissenso verso le iniziative annunciate e avviate del Governo (manifestato anche dalle innumerevoli lettere e documenti sottoscritti da educatori/trici, da pedagogisti, da genitori di tutte le parti d’Italia) non abbiamo risposte.

La nuova legge sugli asili nido e sui servizi educativi per l’infanzia segna il passo e si trascina in Commissione Affari Sociali della Camera su testi successivi, già superati da nuove proposte prima ancora di affrontare il dibattito. Della conclamata volontà di aprire un dibattito pubblico e coinvolgere tutte le componenti interessate, non si ha più notizia. Il Governo sembra appagato dall’aver ottenuto l’approvazione dell’art. 70 della Finanziaria 2002 e sembra ritenere chiusa la questione. Nel frattempo i finanziamenti restano però fermi. Sul piano sostanziale non solo non ci sono novità, ma rischiamo di veder diminuire anche quel poco che tradizionalmente avevamo sul settore.

Per la scuola dell’infanzia procede la manovra strisciante di “riduzione”: l’anticipo viene avanti a bocconi (quest’anno due o tre mesi, l’anno prossimo vedremo), siamo al gioco dello scaricabarile: i genitori possono chiedere l’iscrizione anticipata, i comuni la concederanno se ci sono posti disponibili. La generalizzazione non è più un tema di moda. Nel frattempo si stanno riscrivendo gli Orientamenti in forma semi privata e semiclandestina. La revisione degli Orientamenti educativi era stata sia nel 1968 che nel 1991, una grande occasione di confronto e di dibattito tra tutti quanti studiavano e lavoravano sull’infanzia e sull’educazione. Ora è ridotta a questione del Ministro che ha incaricato un suo consulente di riscrivere la Carta Educativa dei servizi dell’infanzia.

Non possiamo accettare questo progressivo degrado. Il Gruppo Nazionale Nidi Infanzia lancia la proposta di una grande iniziativa di mobilitazione: diamo visibilità e voce ai servizi educativi per l’infanzia (asili nido, centri gioco, scuola dell’infanzia, ...).

Nella settimana tra il 15 e il 22 giugno in ogni servizio o in gruppi di servizi facciamo una festa per coinvolgere genitori, cittadini, amministratori, politici sui temi dei servizi per l’infanzia e raccogliamo firme all’appello da mandare al Presidente della repubblica come garante dei diritti di tutti i cittadini perché a sua volta si faccia portavoce delle richieste dei bambini e delle bambine.

La documentazione sulle feste (fotografie, relazioni, disegni, …) verrà raccolta per essere presentata alle forze politiche e al Governo e per chiedere un vero e serio impegno a favore dell’infanzia.

- Ma il primo passo adesso sta a noi: rilanciamo la voce dei servizi, facciamoci sentire.

- Il documento del gruppo nazionale nidi infanzia

- I bambini chiedono servizi educativi di qualità

La civiltà di un paese si misura anche sull’attenzione che dedica ai più piccoli
Negli ultimi trent’anni, attraverso la grande diffusione delle scuole dell’infanzia e l’esperienza degli asili nido, in Italia è cresciuta l’attenzione ai temi dell’educazione infantile e la consapevolezza delle potenzialità affettive, sociali e conoscitive dei bambini piccoli. In molte parti del nostro Paese è stato possibile realizzare esperienze educative di alta qualità ed è ben noto come sia proprio il quadro di nostre esperienze italiane a costituire uno dei più importanti punti di riferimento nelle riflessioni che si svolgono intorno alle questioni dell’infanzia e delle politiche dei servizi ad essa rivolti, nella comunità scientifica internazionale. Purtroppo, a queste acquisizioni non corrisponde un adeguato impegno politico a livello nazionale né un adeguato sostegno delle iniziative regionali e locali.

Tanti nidi per tanti bambini e tante bambine
Lo sviluppo dei nidi e degli altri servizi educativi per l’infanzia permane differenziato fra le diverse aree territoriali ed è largamente insufficiente a coprire la crescita di una domanda sempre più forte da parte delle famiglie. Il successo del nido in ogni realtà in cui questo servizio abbia messo radici e il valore unanimemente riconosciuto alla qualità dell’offerta formativa – assieme alla frustrazione di moltissime famiglie che vedono negato il loro legittimo diritto di usufruire di questo servizio – impongono di riflettere su come rinnovare gli impegni per un ulteriore forte sviluppo delle politiche dei servizi per l’infanzia su tutto il territorio nazionale. La dimensione del problema è tale da investire la prospettiva nazionale, soprattutto per la necessità di individuare adeguate fonti finanziarie per lo sviluppo e per determinarne gli orientamenti. Occorre anche valorizzare le funzioni strategiche dei livelli di governo regionali e locali nel promuovere e realizzare asili nido e nuovi servizi per i bambini e le famiglie sul loro territorio.

Scuola dell’infanzia per tutti i bambini e le bambine dai 3 ai 6 anni
L’impegno, finalmente sancito dalla legge 30, di estendere a tutti i bambini dai tre ai sei anni l’opportunità di accedere a una scuola dell’infanzia risponde a un sentire comune, condiviso non solo dal mondo della scuola ma dalla società tutta. l’obiettivo di un accesso generalizzato alla scuola dell’infanzia è fortemente sentito in tutti paesi europei, alcuni dei quali, come Francia e Belgio, già vedono la generalità dei loro bambini di tre anni a scuola. In Italia, il 94% delle famiglie iscrive i bambini tra i tre e i sei anni alla scuola dell’infanzia. Queste famiglie non si rivolgono alla scuola solo per necessità organizzative, perché non sanno dove collocare il bambino durante il tempo lavorativo dei genitori, ma perché riconoscono l’importanza che il loro bambino o bambina frequenti una scuola dell’infanzia e vi faccia esperienze formative adeguate a complemento e arricchimento di quelle fatte in famiglia. l’applicazione di questa legge servirebbe quindi a sanare una situazione di svantaggio, quella per cui alcuni bambini in alcune aree del territorio nazionale vedono loro negata la possibilità di godere di questo diritto.

No all’ingresso anticipato nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare
La proposta di ingressi anticipati alla scuola dell’infanzia e alla scuola elementare, ora avanzata dal Consiglio dei Ministri nel progetto di riforma del sistema di istruzione e di formazione, mostra l’assenza di un’attenzione consapevole al diritto dei bambini e delle bambine ad avere luoghi e tempi adeguati per la loro crescita e la loro formazione. La proposta sottovaluta le condizioni organizzative che costituiscono il requisito fondamentale per realizzare un sistema educativo di qualità per i bambini di quest’età e rischia di sconvolgere negativamente il sistema integrato dei servizi educativi per la prima e la seconda infanzia. La proposta appare una strategia di basso profilo culturale per dare una risposta a buon mercato alla richiesta delle famiglie. È invece necessario un investimento importante per qualificare l’azione educativa durante la prima e seconda infanzia e per rinforzare l’identità culturale e pedagogica dei nidi e delle scuole dell’infanzia, ribadendo la triennalità 0-3/3-6 anni in coerenza con i ritmi e le tappe di sviluppo dei bambini e alla luce delle esperienze di alta qualità realizzate nel nostro paese e riconosciute come modello a livello internazionale.

I bambini chiedono servizi di qualità
In questi anni molte scuole gestite dallo Stato, dai Comuni e dai soggetti privati, molti amministratori e molti insegnanti hanno profuso un forte impegno professionale e sociale per dare una risposta adeguata ai bisogni formativi dei bambini e alla domanda dei genitori di essere sostenuti nel proprio ruolo educativo. Le esperienze così realizzate nelle scuole dell’infanzia, nei nidi e negli altri servizi per la prima infanzia si connotano non solo per l’alta qualità dell’offerta educativa, ma anche per la risposta articolata e innovativa ai problemi delle famiglie e ai cambiamenti sociali e culturali in atto nelle comunità locali. Questi risultati testimoniano delle risorse di buona amministrazione che si possono attivare nel nostro paese e della vitalità della nostra cultura. Siamo, però, consapevoli che essi devono essere sostenuti al più presto da riferimenti normativi e orientamenti culturali a livello nazionale e locale. La qualità dei servizi offerti a bambini e famiglie e il riconoscimento della professionalità degli insegnanti che vi operano non possono rimanere temi trascurati da politiche frettolose e incapaci di individuare criteri e condizioni minime che siano garanzia diffusa per tutti i bambini e per tutte le famiglie italiane.

Roma, 23 maggio 2002