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La paura del popolo pensante

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario Generale della FLC Cgil.

22/10/2008
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Desta forte preoccupazione l'atteggiamento irresponsabile del Presidente del Consiglio che usa toni minacciosi e intimidatori nei confronti degli studenti che contestano pacificamente nelle piazze contro provvedimenti ritenuti ingiusti e sbagliati, su cui il Governo si vanta di procedere spedito senza confronti democratici.

La minaccia di fermare le legittime proteste con le forze di polizia è un atto spregiudicato di cui il Presidente del Consiglio si assume tutta la responsabilità.

La scuola va maggiormente rispettata, dimostri con i fatti il Presidente del Consiglio che non ci sono i tagli, ritirando l'articolo 64 della legge 133 che toglie 8 miliardi alla scuola e dimostri con i fatti che non c'è il maestro unico, ritirando il Decreto 137 su cui sta decidendo il Senato in questi giorni.

Ritiri i provvedimenti che tagliano drasticamente finanziamenti all'università e all'AFAM imponendo loro la trasformazione in fondazioni private, e quelli che impediscono la stabilizzazione dei numerosissimi precari che garantiscono il funzionamento di università, ricerca e AFAM.

Apra poi una vera stagione di confronti democratici per innovare qualificando la scuola pubblica, l'università, la ricerca e l'AFAM che, come dimostrano studenti, famiglie e scuole, stanno a cuore agli italiani più di quanto si possa pensare.

Altrettanto grave e inaccettabile l'atteggiamento intimidatorio nei confronti degli organi di informazione la cui libertà e autonomia è indispensabile per la democrazia reale del Paese.

La FLC Cgil dimostrerà in piazza il 30 ottobre e il 14 novembre il suo dissenso per i tagli e la dequalificazione della scuola, università e ricerca con due manifestazioni a cui parteciperanno molti studenti e famiglie, sarà inoltre al fianco di tutte le pacifiche iniziative che gli studenti e le famiglie intenderanno prendere per contrastare queste politiche.

Roma, 22 ottobre 2008

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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