“Si’ logo”: la scuola griffata di Berlusconi
Il settimanale Donna Moderna, della casa editrice Mondadori, notoriamente di proprietà del Presidente del Consiglio, è uscito infatti con un opuscolo di propaganda della nuova scuola del Ministro Moratti accompagnato da una prorompente pubblicità Coin, fatta di improbabili bimbi biondi dai vestiti griffati: il look della nuova scuola, evidentemente.
“No Logo” è il titolo di un libro di successo della giornalista canadese “no-global” Naomi Klein, dove tra le altre cose si denuncia l’invadenza delle sponsorizzazioni mercantili nel campo scolastico. Ma c’è chi deve aver pensato che se un “no-global” la pensa così, è giusto per chi sta dall’altra parte fare l’esatto contrario. Così nei giorni scorsi ci è stato fornito un esempio di scuola che potremmo ben chiamare “Sì Logo” .
Già così la cosa in sé potrebbe porre qualche problema. Si tratta di un’iniziativa di Donna Moderna o del MIUR? Chi ha pagato per questa propaganda? Sono forse andati lì una parte del 13 milioni di euro stanziati alcuni giorni fa per la comunicazione? In questo caso un ministero del governo Berlusconi, il MIUR, avrebbe pagato un’azienda di Berlusconi, la tipografia Mondadori di Verona, perché stampasse il verbo della scuola di Berlusconi per diffonderlo attraverso un settimanale di Berlusconi, la rivista Donna Moderna. Insomma non solo Berlusconi “ se la canta e se la sòna”, come dicono a Roma, ma, se fosse così, si potrebbe dire che il conflitto di interessi è arrivato anche nella scuola, dal momento che le commesse sono alle proprie tipografie e alle proprie pubblicazioni.
Ma non è solo questo fatto, pur rilevante, che merita attenzione. Il fatto è che il testo in questione contiene bugie e non solo. Contiene anche alcune verità, ahimè amare, che però serviranno ad aprire gli occhi a chi ancora non lo avesse fatto.
LE BUGIE
Le prime bugie sono già in bella evidenza sulla copertina:
“Sai che da settembre parte la riforma?”
e proseguono nell’introduzione, non firmata ma corredata da una foto della signora ministra, quasi fosse scaturita dalla sua penna:
“Il primo giorno di scuola quest’anno avrà un sapore tutto particolare. Studenti e famiglie si preparano a vivere l’inizio della riforma dell’istruzione (…) Gli alunni che conosceranno da vicino –tra qualche giorno- la scuola del futuro sono quelli della prima e della seconda elementare. Tutti gli altri dovranno aspettare ancora un po’…”
Fandonie! Tutti sanno che la riforma non parte quest’anno, il decreto attuativo ha appena cominciato il suo iter, ad anno scolastico iniziato, e perciò la partenza è, come minimo, rinviata all’anno prossimo.
Ma non finisce qui. Per l’opuscolo la scuola materna prima si chiamava scuola materna con la riforma si chiamerà scuola dell’infanzia, dimenticando che la denominazione scuola dell’infanzia era già stata introdotta dalla legge 30/2000, la cosiddetta riforma Berlinguer, che invece il testo della controriforma Moratti ( legge 53/2003) ha abrogato.
Proseguendo nella lettura, per la scuola elementare si dice:
“Fino ad oggi l’insegnamento della lingua straniera era facoltativo: ogni istituto decideva se inserirlo o no nei programmi didattici”.
Altra bugia colossale. L’insegnamento della lingua straniera era in realtà limitato dalle risorse, ma esso era di ordinamento a partire dalla terza, era facoltativo in prima e seconda, dove era arrivato al 40%. Ma il contesto in cui l’affermazione si pone lascia intendere che era facoltativo tout court. E sorvoliamo sull’introduzione dell’informatica, che, come è stato ripetutamente scritto, è già avvenuta alcuni anni fa, ai tempi del Ministero Berlinguer, e non è perciò una novità. Tutt’al più è la prosecuzione di un’esperienza.
Per la scuola media la grande novità sarà la denominazione di scuola secondaria di primo grado, dimenticando che questa denominazione era già presente anche nella normativa ordinamentale precedente, accanto al più diffuso “scuola media”. Ma la cosa più gustosa su cui l’opuscolo si sofferma è la reintroduzione del voto in condotta, che farà media con gli altri voti, si sottolinea, a differenza di prima, quando il 7 poteva comportare bocciatura. Tante grazie! Peccato che si dimentichi che il voto di condotta era già stato abolito e che la legge 53 lo reintroduce. Anzi lo stesso opuscolo in altra parte lo sottolinea con enfasi sempre in ossequio al tradizionalismo e ad un concezione bacchettona, letteralmente, dell’educazione.
Per la scuola secondaria superiore si dice:
“Ci saranno gli istituti di istruzione e formazione professionale, con 10 aree di studio.”
In realtà non si dice che questi saranno fuori dalle competenze ministeriali e affidati alle regioni. Inoltre le dieci aree di studio non sono ancora definite da nessuna norma di legge e neppure da documenti resi pubblici, neppure noti agli operatori della scuola. Chiediamo allora: è uno scoop di Donna Moderna? Finora l’unico documento noto riguardava i licei non l’istruzione e la formazione professionale. Esiste un documento in tal senso? Se esiste, perché gli operatori della scuola non lo conoscono?
LE VERITA’
Ma non si può dire veramente se siano peggio le bugie o le verità, amare, contenute nell’opuscolo.
Prima fra tutte vi è una rivendicazione di tradizionalismo che tradisce subito la natura conservatrice del progetto. Dice infatti la sottosegretaria Aprea:
“La formazione culturale tradizionale (la lingua italiana, la grammatica, il latino già nella scuola media) verrà rafforzata”
Già! Tornerà il latino nella scuola media. Se ci fossero dubbi Bertagna ci spiega anche come:
“Le preiscrizioni alle superiori si fanno a gennaio. Quindi, se lo studente ha deciso di andare al liceo classico, fino alla fine dell’anno approfondirà lo studio del latino. Se invece ha scelto la formazione professionale, farà attività di laboratorio.”
Insomma a denunciare la canalizzazione nella secondaria superiore siamo stati degli inguaribili ottimisti. Inizierà alle medie, almeno nell’intenzione di chi ci sta preparando il “pacco”. Il bello è che non esistono ancora documenti che dicano ciò. Ma se l’affermazione viene da personalità di sottogoverno del calibro di Aprea e Bertagna non c’è ragione di dubitarne.
Così come nell’elementare avremo il ritorno al maestro unico:
“Per il bambino ( e quindi anche per la famiglia) ci sarà un solo maestro di riferimento: il tutor. Sarà lui a insegnare le materie fondamentali come l’italiano, la storia, la geografia e la matematica. E sarà lui a coordinare il lavoro degli altri maestri che si occuperanno dei laboratori ( linguistico, artistico, delle attività motorie ecc.).”
Persino l’aggettivo prevalente impallidisce di fronte ad una simile affermazione, degna del primo comandamento.
E l’esame ex di licenza media, il primo che il ragazzo affronterà, vista l’abolizione dell’esame di quinta elementare, diventa un vero e proprio test fondato, oltre che sul curriculum scolastico e delle prove scritte e orali valutate dai professori, anche su:
“un’altra prova nazionale. Che verrà giudicata dall’Invalsi. Questa è una struttura che avrà anche il compito di esaminare la qualità dell’intero sistema scolastico, mettendo a confronto i risultati degli esami dei tutte le scuole italiane.”
Insomma gli studenti in ansia di fronte ad un esame usati come cavie per le inchieste nazionali e il metodo della comparazione tra i risultati degli alunni per giudicare la qualità delle singole scuole.
Infine la secondaria superiore divisa tra i licei statali e gli istituti, l’opuscolo li chiama così, vale a dire la formazione professionale,affidati alle regioni, ma questo l’opuscolo non lo dice. Ci dice però quali sono le aree di indirizzo che lì saranno raccolte: agricolo-ambientale, tessile-moda, meccanico, chimico-biologico, grafico-multimediale, elettrico-elettronico-informatico, edile e del territorio, turistico-alberghiero, aziendale-amministrativo, sociale-sanitario. Come era prevedibile il settore professionale affidato alle regioni coprirà tutta la gamma dell’offerta oggi fornita non solo dai professionali ma anche dai tecnici, vale dire quella che attira oggi più di tue terzi dell’utenza e utilizza altrettanta parte dell’organico. Un bel modo per scaricare la patata bollente alle regioni e sgravare lo stato da spese e incombenze, senza però fare i conti con il modo in cui si orienterà la domanda nella nuova situazione.
Roma, 25 settembre 2003