Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Scuola » Monolinguismo nella scuola media: la FLC Cgil fortemente contraria

Monolinguismo nella scuola media: la FLC Cgil fortemente contraria

Insegnamento delle lingue straniere, iscrizioni e organici.

16/12/2005
Decrease text size Increase  text size

Stanno per avviarsi le procedure preliminari all’avvio del prossimo anno scolastico. Circolare sulle iscrizioni degli alunni e decreto sugli organici, sanciranno lo stato delle scuole per il prossimo anno 2006/2007.

E’ il momento dunque per interrogarci sulle possibili ricadute nella scuola media delle novità contenute nell’art. 25 del decreto sul secondo ciclo di istruzione.

Ricordiamo che tali novità riguardano l’orario obbligatorio della scuola media che viene ampliato di due ore, passando in tal modo da un orario settimanale di 27 ore ad un orario di 29 ore, a vantaggio dell’educazione tecnica che passa così da un’ora settimanale a due ore, e la lingua inglese, anch’essa arricchita di un’ora settimanale.

Positiva anche la conferma del modello di scuola media ad indirizzo musicale che tanti ottimi risultati ha avuto nel corso di questi anni.

Abbiamo già evidenziato come tali novità non facciano altro che riconoscere implicitamente, l’impoverimento subito dalla scuola media, a seguito dell’applicazione della Legge Moratti, impoverimento di tempo scuola e di contenuti.

Se l’art. 25 si fosse limitato ad implementare l’orario e i contenuti nel senso indicato sopra, potremmo considerare un avanzamento tale novità.

Purtroppo però l’art. 25 introduce una ulteriore possibilità di scelta per le famiglie che invece è profondamente negativa.

Si tratta della possibilità per le famiglie di utilizzare tutto il monte ore obbligatorio delle due lingue straniere per la sola lingua inglese, scaraventando in ambito facoltativo la eventuale seconda lingua straniera, assoggettata alla aleatoria facoltatività di scelta delle famiglie.

Un tale provvedimento rischia dunque di cancellare dalla scuola le altre lingue straniere a vantaggio della sola lingua inglese. Tale sciagurata possibilità fa perno sulla ideologia dominante che vede nello studio della lingua inglese lo strumento principale per promuovere il successo dei ragazzi nella vita lavorativa, ideologia che rischia di condizionare fortemente le scelte delle famiglie, e produce l’effetto di cancellare da tutta la scuola, come conseguenza, lo studio delle altre lingue straniere e delle culture che esse rappresentano.

Dunque un forte impoverimento culturale che contrasta anche con deliberati europei che invece invitano allo studio di due lingue comunitarie oltre la lingua madre. La monocultura rappresentata dall’insegnamento della sola lingua inglese che in tal modo si produce, rischia dunque un effetto distorsivo sulla circolarità e lo scambio che deve caratterizzare invece l’incontro dei popoli, e riporta alla sola finalità utilitaristica lo studio di una lingua straniera.

Sul piano poi dell’occupazione e degli organici, questa novità apre scenari preoccupanti per l’occupazione degli insegnanti delle altre lingue straniere, che la FLC Cgil assume come dato fortemente problematico.

In considerazione dunque delle problematicità di tipo culturale e di tipo occupazionale che l’applicazione dell’art. 25 solleva, la FLC Cgil considera estremamente negativa questa parte dell’art. 25 e ne chiede la cancellazione.

Inscrive questo fatto negativo in un quadro di provvedimenti che non hanno fatto altro che impoverire e distruggere la scuola pubblica, provvedimenti per i quali auspica e chiede la cancellazione.

Per l’immediato ritiene che la circolare sulle iscrizioni al prossimo anno scolastico e il decreto sugli organici, non debbano tener conto di quanto contenuto nell’art. 25 per quel che riguarda la possibile scelta della sola lingua inglese, in attesa che valutazioni più approfondite sugli effetti negativi di tale novità, ne modifichino i contenuti che, lungi dal rappresentare un’opportunità in più di arricchimento dell’offerta formativa, rappresentano invece un arretramento e un impoverimento di modelli, come quello del bilinguismo, che invece avevano prodotto tanti buoni risultati.

Roma, 16 dicembre 2005