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Formazione del personale docente ed ATA per il 2006

Emanata la Direttiva che, nel merito, ripercorre tenacemente i molti difetti delle precedenti, ripetutamente segnalati dalla FLC Cgil negli ultimi anni.

23/03/2006
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Il MIUR ha emanato l’annuale Direttiva - numero 29 del 20 marzo 2006 - sulla formazione del personale docente ed ATA della scuola.

Con una tempestività mai vista prima, ma comprensibile data la prossima scadenza elettorale, il Ministro Moratti, impegnata nella propria campagna elettorale come candidata a sindaco di Milano ma senza dimettersi dall’ incarico istituzionale, ha firmato l’annuale direttiva sulla formazione, evidentemente per lasciare un altro segno, o un graffio?, nella vita delle scuole.

Il risultato dell’attività del Ministro è dimostrato, come abbiamo già segnalato, dalla stratosferica e catastrofica riduzione delle risorse, ormai pochi spiccioli (solo 19.943.416,00 euro), ed è accompagnato dall’assenza di quel minimo di buon gusto politico che dovrebbe permettere al prossimo Ministro, chiunque esso sia, di scegliere gli obiettivi formativi da privilegiare nel prossimo anno scolastico, per di più con così pochi fondi disponibili.

Nel merito la Direttiva ripercorre tenacemente i molti difetti delle precedenti, ripetutamente segnalati dalla FLC Cgil negli ultimi anni.

In particolare richiamiamo alcuni nodi. Il primo, più importante, attiene le risorse:

  • Delle risorse annualmente disponibili nel bilancio dello Stato per la formazione, infatti, stando al testo del contratto nazionale, il 60% deve arrivare alle scuole.

  • Flc Cgil ha ripetutamente sostenuto che queste vanno indicate direttamente nella tabella allegata alla direttiva per permettere il loro immediato accreditamento alle scuole, visto che si tratta di fondi che hanno già una precisa destinazione e sono solo “allocati” nei bilanci delle singole direzioni regionali.

Oggi abbiamo una ragione in più per sostenere che la ripartizione contrattuale, a causa dell’omissione del calcolo nella tabella allegata alla direttiva, non viene rispettata dall’Amministrazione scolastica.

Infatti il rendiconto dell’anno appena trascorso, per la prima volta fornito alle organizzazioni sindacali in sede di informazione dopo tanto insistere, dimostra un altro scippo di risorse alle scuole.

Con la Direttiva n. 45/2005 erano in bilancio 32.926.855 euro, il cui 60% ammonta a 19.756.113 euro. Invece alle scuole sono state effettivamente accreditate solo 17.440.427 che sono pari al 52,96 %.

Le cifre si commentano da sole ma il calcolo, così come lo abbiamo fatto noi, è noto anche all’Amministrazione, che volutamente e colpevolmente, ha continuato a trascurarlo.

Accanto alla colpa di non aver voluto governare il “meccanico” trasferimento delle risorse spettanti alle scuole (così chiaro nel testo del contratto!), l’Amministrazione ha anche la responsabilità, con questa tecnica, di aver consentito ai “tagliaspese” di poter sforbiciare sui magri bilanci della scuola.

Non si può aggirare questa responsabilità lasciando i soldi nel cassetto delle Direzioni Regionali in attesa della contrattazione regionale che non interviene certo nella ripartizione del 60% che deve arrivare nelle scuole, ma solo per incrementare, come auspichiamo, quelle risorse nella valutazione delle specificità e delle complessità territoriali.

Un secondo nodo:

  • L’amministrazione centrale è tenuta alla formazione su specifici istituti contrattuali, in particolare per il personale delle scuole in aree a rischio, a forte processo immigratorio, frequentate da nomadi (art. 68 del CCNL) e per gli insegnanti che operano nei centri territoriali permanenti, nei corsi serali, nelle scuole in ospedale e negli istituti penitenziari (art. 69 del CCNL) oltre alla formazione in ingresso.

  • Escluso l’ultimo punto il resto è ancora una volta rimosso dalla direttiva tra le responsabilità proprie dell’Amministrazione.

Un terzo:

  • l’apertura delle iniziative formative al personale delle scuole paritarie, inaccettabile senza la richiesta almeno del concorso economico degli enti gestori “privati”: il risultato è un ulteriore finanziamento, di dubbia costituzionalità, a soggetti privati, che incassano rette sostanziose oltre ad usufruire di ormai sostanziosi contributi.

  • Inoltre poiché le risorse stanziate per le attività di formazione sono già ripartite con molta chiarezza nel contratto nazionale del comparto scuola, non si possono stornare le risorse destinate al personale, verso quello dipendente di altri comparti contrattuali privati, in cui il rapporto di lavoro, i diritti ed i doveri sono diversamente regolati.

  • L’assenza di qualsiasi limite o regola per tale partecipazione completa un quadro di dubbia legittimità che l’Amministrazione scolastica perpetua.

Il quarto:

Appare ancora, come uno stanco richiamo, il tema dell'auto-aggiornamento, che fu espressamente (e demagogicamente) finanziato per un solo anno, e si presenta quindi come una indicazione ipocrita, una strada percorribile solo teoricamente, viste le magre risorse.

L’unico punto positivo è la chiara priorità assegnata alla formazione del personale ATA, formazione dovuta per attuare l’articolo 7 del CCNL sul secondo biennio economico.

Un solo punto, peraltro dovuto, per il quale le risorse sono state ridotte per ammissione esplicita dell’Amministrazione, e non dà certo lustro all’Amministrazione ed al Ministro, né alla nuova direttiva che ripercorre la solita impostazione: un elenco di obiettivi “prioritari” senza la individuazione delle risorse necessarie per attuarli, senza la destinazione su ognuno di essi dello stanziamento impegnato dall’Amministrazione per perseguirli.

E per di più senza l’immediato trasferimento di risorse verso le scuole, titolari della progettazione della propria formazione in rapporto all’offerta formativa, che deve essere la prima azione da compiere, nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica “costituzionalizzata”.

Roma, 23 marzo 2006

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