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Francia: la posizione dello Snes sulla riforma dei licei

Il principale sindacato vorrebbe una modularizzazione solo parziale e una discussione in categoria più distesa e teme che la fretta del Ministroceli solo una manovra da 80.000 tagli in quattro anni.

15/10/2008
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La riforma dei licei francesi, che prevede la sostituzione delle classi con moduli semestrali, ha ricevuto critiche da parte dello Snes-Fsu, il principale sindacato della scuola secondaria francese.

Allo Snes non sfuggono i problemi che pongono all’ordine del giorno tale argomento: l’alto tasso di bocciature al primo anno (la cosiddetta seconda, a 15 anni, in base alla numerazione decrescente francese), lo squilibrio di iscrizioni tra gli indirizzi (è in crisi il liceo L, corrispettivo del nostro liceo classico), le difficoltà che i liceali incontrano nell’ingresso all’università, richiedono trasformazioni soprattutto nel settore del liceo “generalista”. Per questo lo Snes ritiene che vadano ripensate non solo l’architettura d’insieme ma anche i contenuti disciplinari e nuove forme di formazione.

Ma lo Snes non è favorevole ad un’architettura completamente modulare, mentre sarebbe favorevole a sperimentare un’ architettura parzialmente modulare, soprattutto in seconda. Teme in particolare l’introduzione del cosiddetto liceo “a-la-carte” ,miraggio che viene fatto brillare sotto gli occhi degli allievi, per sedurli con una maggior libertà negli apprendimenti, mentre in realtà delega del tutto all’allievo la responsabilità di costruire il proprio percorso di apprendimento. In altre parole lo Snes è per permettere agli allievi della seconda una reale scelta di orientamento, per offrire agli allievi nei due anni terminali una maggiore varietà di percorsi, più di quanto finora sia stato possibile, e per un miglior inquadramento dei tempi dell’alunno nell’area dell’aiuto, del sostegno e del lavoro personale, funzioni previste all’interno del sistema scolastico francese. Non ritiene la semestralizzazione una soluzione di per sé miracolosa così come pretende il ministro. Non è d’accordo con la riduzione d’orario per gli alunni (da circa 30 ore a 27), propone al contrario una migliore articolazione tra lavoro in classe e lavoro esterno alla classe prendendo come base l’orario attuale aumentato dell’orario cosiddetto di accompagnamento.

Lo Snes vorrebbe un dibattito con la categoria sulla definizione degli obiettivi, una riflessione sulle conseguenze dell’organizzazione, dei programmie della valutazione, sulle condizioni professionali e sugli orari settimanali che per lo Snes andrebbero mantenuti come riferimento. Il ministero al contrario morde il freno per un avvio del tutto dal settembre prossimo e per andare regime nel 2011, in contraddizione con la sua conclamata preoccupazione per i risultati degli alunni. Questa precipitazione, dice lo Snes, potrebbe essere fatale e rivelare che tutta l’operazione sarebbe solo un pretesto per tagliare 80.000 posti in quattro anni.

Roma, 15 ottobre 2008

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