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Proposta di legge Aprea. Ne hanno parlato in un incontro la FLC con i partiti e le associazioni

L'incontro ha registrato tra i presenti le stesse preoccupazioni per i provvedimenti del governo sulla scuola e la comune volontà di opporvisi con fermezza.

12/03/2009
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Lo scorso 9 marzo si è tenuto il programmato incontro, promosso dalla FLC, per un confronto sul testo della proposta di legge Aprea, attualmente in discussione presso la VII Commissione Cultura della Camera.
All'incontro erano presenti, oltre a delegazioni regionali della FLC, Manuela Ghizzoni del Partito Democratico, componente della VII Commissione Cultura della Camera, Loredana Fraleone del Partito della Rifondazione Comunista, Alba Sasso di Sinistra Democratica, Piergiorgio Bergonzi del Partito dei Comunisti Italiani, Maria Boncompagni dei Verdi, Sofia Toselli del Centro di iniziativa Democratica degli insegnanti, Simonetta Fasoli del Movimento di Cooperazione Educativa, Angela Nava del Coordinamento genitori democratici, Simonetta Salacone, Dirigente scolastica della scuola Iqbal Masih di Roma, Anna Maranò di Legambiente, Roberto Iovino dell'Unione degli Studenti e Luca De Zolt della Rete degli Studenti. Pier Felice Zazzera, dell'Italia dei Valori, pur aderendo all'iniziativa, non ha potuto essere presente all'incontro.

L'iniziativa si è tenuta presso la sede della CGIL nazionale con la partecipazione di Fulvio Fammoni, segretario nazionale della CGIL, che ha concluso l'incontro, Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC Cgil, che ha introdotto l'iniziativa e Maria Brigida della segreteria nazionale della FLC che ha aperto i lavori con una relazione che, dopo un giudizio sull'impianto complessivo e sulle ricadute del provvedimento nella scuola pubblica, ha ripercorso il testo soffermandosi, soprattutto, sulle parti del testo Aprea che intervengono sulla Costituzione, sull'autonomia, sulla partecipazione democratica, sul reclutamento del personale, sulla contrattazione e sul federalismo.

In apertura dell'incontro sono state fornite informazioni sull'iter che sta seguendo il provvedimento Aprea sul quale stanno proseguendo le audizioni da parte della VII Commissione Cultura, che dovrebbero concludersi entro il mese di aprile, primi di maggio. E' stato ricordato come la discussione del testo sia partita molto male perché si è voluto incardinarla alla discussione nel periodo - luglio 2008 - in cui il Parlamento stava affrontando sul Decreto Legge 112. Infatti, l'on. Aprea ha dimostrato, fin dall'inizio dell'iter in Commissione, una notevole rigidità, a partire dalla calendarizzazione dei lavori della stessa, decidendo anche che il testo base sul quale la Commissione avrebbe discusso era "solo" quello da lei presentato, ignorando altre proposte di legge sugli stessi temi, presentate non solo dall'opposizione ma anche dal PDL e dalla Lega. E' stato anche ricordato come in quel periodo, partì anche una campagna mediatica, priva di ogni fondamento, con l'intento di fare intravvedere un possibile accordo su un testo condiviso tra maggioranza ed opposizione.
Tutti gli intervenuti hanno evidenziato come la proposta di legge Aprea somigli ad un manifesto personale, una legge spot e soprattutto sia una legge vecchia, nata sull'onda di un liberismo montante e vincente e che ora mostra tutte le sue contraddizioni di fronte alla crisi economica mondiale e sociale che si vive anche nel nostro Paese.
Non si è mancato di rilevare anche i ritardi di elaborazione su temi importanti come quelli in discussione. Tali ritardi non hanno consentito di poter costruire una barriera più forte alla confusione e al disorientamento dell'opinione pubblica, ma anche fra gli studenti e la categoria. In parte, anche questo elemento ha contribuito a far sì che, durante le audizioni, alcune delle proposte contenute nel testo Aprea abbiano ricevuto qualche consenso, oltre a quelli scontati di soggetti che fanno della corporazione o dell'accodamento all'attuale governo il loro tratto distintivo.

Tutti gli intervenuti hanno sottolineato che occorre rafforzare un impegno comune e mettere in campo "altre" proposte, attraverso una capillare e continua informazione per far comprendere all'opinione pubblica quali sono le devastanti conseguenze che i provvedimenti in questione possono avere per la scuola pubblica declinata dalla Costituzione ed opporsi a questo disegno destabilizzante anche per la nostra democrazia. Proprio Lo stravolgimento del ruolo che la Costituzione assegna alla scuola pubblica è stato uno degli aspetti più sottolineati da tutti gli interventi: la proposta Aprea parla di autonomia delle scuole, ma poi la nega nella sostanza, laddove interviene, in modo pesante e dettagliato, su aspetti propri della competenza della scuola autonoma. Ma quelle norme significano anche porre la scuola al di fuori del dettato Costituzionale e questa è la prima cosa che va contrastata. La possibile trasformazione delle scuole in fondazioni è un altro aspetto inquietante dell'ideologia dell'on. Aprea che intende consegnare le scuole pubbliche al mercato, affidando alle famiglie un ruolo improprio attraverso la cosiddetta "quota capitaria": cioè risorse statali assegnate ad ogni singola scuola in base al numero degli alunni effettivamente iscritti. Ciò è funzionale ad una errata competizione fra scuole e al potenziamento del servizio scolastico come servizio a domanda individuale. Lo Stato verrebbe quindi meno al suo ruolo di istituire scuole statali su tutto il territorio nazionale, come stabilisce l'art. 33 della Costituzione, rischiando, in tal modo, di far ricadere sulle famiglie la scelta della tipologia di scuole da istituire sul territorio.
Non solo, con il meccanismo della quota capitaria si cancellerebbe nei fatti la distinzione tra scuola statale e scuola paritaria, facendo venir meno proprio il compito della Repubblica a "istituire scuole statali di ogni ordine e grado". Si determinerebbe, quindi, un pesantissimo vulnus alle fondamenta del nostro sistema di istruzione pubblico, con una sua chiara e decisa privatizzazione.

Ma anche l'assegnazione di un nuovo ruolo dell'associazionismo professionale all'interno delle scuole/fondazioni è pensata, nella proposta Aprea, con il solo scopo di utilizzare queste rappresentanze professionali come un ulteriore strumento di attacco alle prerogative del sindacato.
La proposta di legge Aprea costituisce per tutti i partecipanti un progetto eversivo contro la scuola ed il modello sociale delineato dalla Costituzione, con la privatizzazione della scuola pubblica la fine della libertà di insegnamento e di apprendimento grazie anzitutto all'assunzione diretta degli insegnanti da parte delle singole scuole. Si tenta trasformare l'istruzione da diritto inalienabile garantito dalla Repubblica a servizio privato a pagamento accessibile e qualificato solo per chi può permetterselo economicamente. E' la sovversione dell'art. 3 della Costituzione che nel diritto di istruzione individua il presupposto per l'uguaglianza fra le persone.

Anche la proposta di abolizione delle RSU di scuola solleva grandi preoccupazioni in quanto, in questi anni di attività, l'esercizio della contrattazione nel luogo di lavoro si è dimostrata una garanzia per la difesa dei diritti dei lavoratori e per la gestione trasparente delle risorse.
Molto preoccupati anche gli interventi dei rappresentanti delle associazioni degli studenti che ritengono imprescindibile concentrare la riflessione in particolare su alcuni punti come la costituzione del consiglio di amministrazione della scuola che, a fronte di una necessaria ed irrinviabile riforma degli OO.CC., rappresenta invece solo un feroce attacco alla governance collegiale delle istituzioni scolastiche autonome, mettendo a rischio la presenza di tutte le componenti della scuola all'interno del suddetto consiglio.

La ricchezza dei contributi portati alla nostra iniziativa ha confermato l'importanza e la necessità di creare sempre più spesso momenti di confronto tra tutti i soggetti che, a vario titolo e con competenze diverse, hanno a cuore la tutela del diritto ad un'istruzione pubblica e di qualità per tutti.
Ed è nella condivisione della necessità di una lotta comune contro il disegno di privatizzazione della scuola, l'attacco alla Costituzione e ai suoi principi democratici e solidali, l'abolizione dei diritti del personale, la restrizione delle libertà sindacali, i tagli alle risorse e la riduzione del tempo scuola, che tutti gli intervenuti hanno espresso la condivisione delle ragioni che hanno portato la FLC Cgil ad indire lo sciopero generale del 18 marzo dei comparti della conoscenza. Uno sciopero per la conoscenza e per il futuro dell'intera società.

Roma, 12 marzo 2009