La condizione dei lavoratori precari al centro dell’iniziativa sindacale della FLC
La FLC Cgil, come emerso nel percorso congressuale e confermato dal direttivo nazionale pone al centro della sua iniziativa sindacale la condizione dei lavoratori precari. In tutti i comparti rappresentati dalla FLC ed in particolare negli enti di ricerca il 50% dei lavoratori ha un contratto di lavoro precario. Pensiamo in particolare a coloro che operano con contratti di lavoro parasubordinato (collaboratori coordinati e continuativi, collaboratori occasionali, partite Iva individuali), ai borsisti, agli assegnisti di ricerca (anche essi assimilabili sotto il profilo giuridico ai collaboratori). Anche i dottorandi, che dovrebbero svolgere un’attività di formazione alla ricerca, nella maggior parte dei casi contribuiscono in modo rilevante alla riuscita di interi progetti.
Ciò, che queste figure hanno in comune, è la mancanza delle più elementari forme di tutela e di cittadinanza proprie dei lavoratori subordinati. Il diritto ad assentarsi nel caso di malattia, la tutela della maternità, le ferie, i diritti sindacali, la rappresentanza negli organi elettivi non sono previste a causa della “finzione” che li vuole appartenenti alla categoria del lavoro autonomo. Nei fatti questi lavoratori svolgono le stesse mansioni dei loro colleghi dipendenti.
Non si tratta solo di ricercatori ma anche di personale tecnico-amministrativo per il quale la forma contrattuale della collaborazione è, se possibile, ancora meno giustificabile.
Naturalmente anche i lavoratori subordinati a tempo determinato sono precari, ma, rispetto alle figure cui ci riferivamo prima, godono dei diritti previsti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. Questo tuttavia non significa che il sindacato li rappresenti adeguatamente, essendo esclusi dagli organi elettivi.
Ricordiamo peraltro che molto spesso i lavoratori transitano da un rapporto di lavoro subordinato a termine ad una collaborazione, in attesa del posto in ruolo. Vivono quindi, vere e proprie peregrinazioni “contrattuali”, rischiando molto spesso che i periodi svolti in collaborazione non vengano riconosciuti ai fini concorsuali.
La prima rivendicazione della FLC è la radicale modifica dei canali accesso nei ruoli degli enti (un unico percorso definito nei tempi che sostituisca l’affollamento di contratti “finto-autonomi”, borse e assegni con rapporti di lavoro subordinato) accompagnata da almeno 30.000 posti tra ricercatori e tecnici-amministrativi da mettere a concorso per gli enti.
Un nuovo modello di governo, finanziamenti adeguati, percorsi di carriera legati alla valutazione e lo statuto della ricerca sulla linea della Carta Europea dei Ricercatori sono il corollario della nostra richiesta. La FLC si impegna ad intervenire subito sulle condizioni di vita delle persone che lavorano introducendo ed estendendo, attraverso la contrattazione collettiva, i diritti e le tutele a tutti i lavoratori.
Sarà necessario costruire una piattaforma rivendicativa specifica per ogni singolo Ente, verificando la possibilità di stabilizzare il numero più alto possibile di lavoratori attraverso concorsi che valorizzino le carriere reali e, contestualmente, di regolamentare il lavoro parasubordinato in tutte le sue forme, introducendo vincoli, diritti e tutele.
Per i dottorandi chiediamo un nuovo regolamento nazionale adeguato anche nei compensi, inclusivo di diritti fondamentali, in parte coincidenti con quelli che rivendichiamo per assegnisti e collaboratori.
E’ inoltre necessario che si allarghi realmente la democrazia nei luoghi di lavoro. Una nuova generazione si è già affacciata a questo settore del lavoro e deve avere le sue rappresentanze democraticamente elette che dovranno essere sempre presenti ai tavoli di trattativa. Ente per ente, la FLC permetterà ai lavoratori precari di esprimere un voto e costruire la proposta della nostra organizzazione in quei luoghi di lavoro. Il nodo del lavoro precario anche non subordinato dovrà essere affrontato anche nei contratti collettivi nazionali di lavoro.