Home » Pagine Web » Conferenza di Organizzazione 2008 » Sintesi intervento di Fulvio Fammoni, segretario nazionale CGIL

Sintesi intervento di Fulvio Fammoni, segretario nazionale CGIL

Caserta, 22-23-24 aprile 2008: 1^ Conferenza di Organizzazione della FLC Cgil.

22/04/2008
Decrease text size Increase text size

Fulvio Fammoni, segretario nazionale CGIL, conclude la sessione sulla fase politica affrontando solo i temi direttamente toccati dall'introduzione di Enrico Panini e dagli interventi nel dibattito.

La campagna elettorale è finita, è importante parlare al cuore dei compagni ma partendo dalle valutazioni sul futuro: dall'esito del voto alle sue conseguenze per quella che è la maggiore organizzazione sociale del paese.

Il voto ha dato una maggioranza ampia che può durare l'intera legislatura. Gli eventuali problemi tra le forze politiche che hanno vinto può eventualmente spostare ancora di più l'asse politico.

Una legge elettorale sbagliata ha portato una semplificazione di fatto del quadro politico: tra cui l'esclusione di tanti cittadini che non hanno rappresentanza. Tutta la simbologia politica del 900 è scomparsa.

Le motivazioni sono tante. Quanto la cultura del "fai da te", del più furbo ha contato cambiando il paese? Il voto alla Lega, infatti, non è solo protesta e delusione: la Lega conserva i suoi vecchi elettori e va avanti.

La situazione di crisi del paese e l'assenza di risposte forti hanno pesato: più localismo appare una difesa.

Sul tema della globalizzazione una parte di quanti hanno vinto propone una ricetta diversa dal passato: interventismo pubblico, protezionismo e un antieuropeismo. E ciò incrementato dagli errori della Banca europea, l'unica che persegue solo una politica umanitaria.

Nasce allora una nuova strategia sul lavoro. Ad esempio Montezemolo ha cercato, sbagliando, di cavalcare l'onda antisindacale, creando un nuovo clima di scontro che però oggi la maggioranza dimostra di non apprezzare.

Veniamo allora a noi.

Non c'è sempre automatismo tra posizioni politiche e adesione al sindacato. Una parte importante dei lavoratori ha votato per la destra, non solo al nord, e non è una novità di oggi.

Una parte di adesione al sindacato nasce dagli interessi. Questo dimostra quanto è stato grave depotenziare il valore sociale del lavoro. Allora, che fare?

Siamo nel 2008, il 2001 è lontano. La politica, tutta, ritiene di essere autosufficiente. E, probabilmente, non ci saranno subito attacchi diretti come nel 2001 su cui, come sempre, sarebbe la reazione sindacale.

Ci saranno interventi di merito che puntano anche al consenso di una parte della nostra rappresentanza (si veda straordinari). Ci saranno scelte su cui la possibilità sarà rompere, criticare. Dovremo scegliere, dunque, sapendo convenire su scelte corrette e criticare le sbagliate. Ma a noi compete anche il ruolo di fare proposte forti che parlino alla nostra rappresentanza. Dobbiamo acquisire per i nostri tutti il possibile anche in questa situazione politica.

Il problema del consenso riguarda anche noi. E' comunque inaccettabile qualunque attacco ai nostri delegati sui posti di lavoro. Ma per fare questa discussione dobbiamo affrontare i temi della rappresentanza e della riforma della contrattazione.

Dobbiamo guardare al ruolo del contratto nel futuro italiano ed europeo: contratto erga omnes e non come avviene in tanti altri paesi, il salario minimo garantito. Occorre discutere, essere pluralisti, ma essere uniti. Quando parleremo come sindacalisti occorre difendere le posizioni che usciranno dai deliberati della CGIL.

22 aprile 2008

Tag: eventi