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Saluto di Veltroni alla manifestazione nazionale del 28 febbraio 2004

04/01/2007
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Il saluto che il Sindaco di Roma ha inviato in occasione della manifestazione contro la riforma della scuola.

Cari amici, benvenuti a Roma.
Questo pomeriggio, in questa piazza, c’è la passione e la voce del mondo della scuola: degli insegnanti, degli studenti, dei bambini, dei loro genitori.
Oggi sono qui coloro che hanno scelto di impegnarsi in favore di una scuola pubblica di qualità, in favore dell’esercizio pieno dell’autonomia delle scuole nella definizione della loro offerta educativa, in favore di un organico dotato delle professionalità adeguate per quantità e qualità agli obiettivi che tutti assegniamo alla scuola: l’educazione dei nostri figli, l’equità sociale, il recupero delle situazioni di disagio, pari opportunità di accesso e integrazione nei processi culturali e formativi. In tutto il paese, senza differenze.
La nostra scuola pubblica ha finora rispecchiato questo sentimento nazionale. Grazie all’autonomia e all’estensione dell’obbligo scolastico, grazie alla creazione di un sistema pubblico integrato di istruzione e formazione, grazie all’introduzione del tempo pieno e del tempo prolungato - un elemento che, come sottolinea anche l’ANCI, è essenziale per garantire la qualità dell’offerta formativa e il successo nell’apprendimento - la nostra scuola è cresciuta, è migliorata, ha aperto agli insegnanti nuove prospettive di crescita professionale e ha creato per gli studenti un’offerta di studio e formazione più ricca e più vicina ai loro interessi.
Oggi purtroppo, sentiamo intorno alla scuola un clima diverso. La scuola è un capitolo della spesa dello stato su cui è caduta pesantemente la scure del bilancio. Ci sono meno insegnanti, meno risorse per l’autonomia e quindi meno qualità, meno stabilità dei posti di lavoro, meno sostegno a chi è in condizioni di fragilità. Oggi siamo davanti a una politica dell’incertezza è della lesina, non della fiducia e degli investimenti.
Anche le amministrazioni locali, com’è noto, sono state colpite duramente nelle loro risorse finanziarie. E sono chiamate a garantire i servizi essenziali. In questi casi bisogna fare delle scelte politiche. Roma ha scelto di difendere le politiche sociali: scuola, casa, cultura, assistenza agli anziani. Nelle ultime due settimane, per esempio, abbiamo aperto due nuove asili nido e negli ultimi due anni e mezzo abbiamo creato 2.500 posti per i bambini che erano in lista di attesa. Entro i prossimi due anni siamo impegnati a costruire 30 nuovi nidi, con un incremento ulteriore di 1.500 posti. Abbiamo assunto 570 insegnanti per la scuola dell’infanzia comunale, di cui 420 per il sostegno.
Abbiamo attivato progetti educativi in tutta la città, dalle scuole dell’infanzia alle superiori, che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di bambini e ragazzi. E tra questi voglio ricordare quello sulla memoria, che coinvolge centinaia di giovani e insegnanti impegnati a non dimenticare gli orrori del nazifascismo, a tutelare i valori della libertà e della democrazia.
Oppure quello che coinvolge quattro licei della capitale, impegnati in un grande progetto di solidarietà a favore di una zona del Mozambico.
Queste, solo per citarne alcune, sono state le nostre scelte, un segno concreto della nostra fiducia nel sistema pubblico dell’istruzione e della nostra ferma volontà di tutelarlo e potenziarlo.
La scuola può e deve continuare a cambiare, nel segno della qualità e della garanzia dei diritti di tutti, in tutto il territorio nazionale. Ma per questo occorre salvaguardare l’autonomia, il numero degli insegnanti e il valore educativo del tempo pieno e del tempo prolungato.
Per tutti questi motivi la manifestazione di oggi pomeriggio è importante. E anche perché segna una ripresa dell’iniziativa da parte del mondo della scuola. E perché vede insegnanti e genitori gli uni accanto agli altri, e le bandiere del sindacato di nuovo insieme, a difendere, uniti, un bene prezioso, che ha sempre contribuito alla crescita economica, alla coesione sociale e al rafforzamento della vita democratica del nostro Paese.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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