La forza evocativa delle parole
Perché la Scuola del Popolo si chiama così.
La Scuola del Popolo, il nome del nostro progetto, suscita un immediato e forte impatto emotivo dovuto alle parole utilizzate: “scuola del popolo”. Parole la cui scelta non è per niente casuale e il cui significato è stato chiarito definitivamente al Forum di Capua.
Scuola in che senso?
La parola “scuola” è utilizzata nella sua antica accezione latina schŏla, (dal greco σχολή) che stava ad indicare un tempo dedicato alla cura delle cose libere e intellettuali, slegate da ogni bisogno o scopo pratico. Uno spazio (l’otium latino), quindi, lontano dal lavoro che implicitamente implica fatica e sudore, ma dedicato invece alla cura di sé stessi e della propria personalità, che potrà così crescere, essere educata e formata per una consapevole partecipazione alla vita civile e sociale. Paradossalmente è l’esatto contrario del significato datole oggi, epoca in cui si cerca di rendere funzionale la scuola e l’istruzione alla produzione e al lavoro (ricordate le tre “I” di Berlusconiana memoria o l’alternanza scuola lavoro PCTO figlia della “Buona Scuola Renziana”?). Ripristinarne l’originale significato nel XXI secolo, accogliendo chi per svariati motivi vuole avvicinarsi alla cultura o che semplicemente vuole uscire dal labirinto della solitudine, diventa un atto politico di estrema rilevanza. Per moltissime persone, travolte dal lavoro e dai problemi del quotidiano, la possibilità di avere del tempo da dedicare alla cura della propria crescita intellettuale, con attività slegate da ogni bisogno o scopo pratico, diventa un’opportunità altrimenti inimmaginabile e impensabile. Per realizzare questo progetto l’altro attore coinvolto è il docente a cui viene data una missione “educativa”, nel suo significato più alto e completo: quello di condurre (e-ducere), trarre, portare fuori. Si tratta quindi di esaltare questa funzione del portare le persone ad un livello di consapevolezza superiore. Tutto questo in uno scambio gratificante, ma alla pari, tra chi “educa” e chi vuole raggiungere una crescita personale più avanzata. Un ambiente in cui l’obiettivo in definitiva, è la crescita personale e i corsi e le attività di animazione culturale, invece, sono solo alcuni degli strumenti utilizzati.
Che c’entra il “popolo” che tutti dicono di rappresentare?
L’altra parola è popolo. Un termine fin troppo utilizzato e abusato. Nel suo nome si sono fatte rivoluzioni, si governa, si gestisce la giustizia, gli si giura fedeltà. Definire il termine popolo è piuttosto complesso ma il “popolo” cui fa riferimento il nostro progetto è quello “sovrano” individuato dall’art. 1 della nostra Costituzione. “… La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Il senso è quindi quello di favorire una partecipazione consapevole dei cittadini nell’esercizio della sovranità da declinare nelle forme della democrazia disegnata da essa. Questa scelta si giustifica con i rischi che corre oggi la nostra democrazia. Il popolo, presentato da una certa politica come un insieme indistinto, omogeneo, sano e buono, viene contrapposto all’insieme delle istituzioni del nostro Paese definite inefficienti, se non corrotte, e sorde ai suoi bisogni. La rappresentazione è fatta in termini assoluti e non legati ad un partito o a un particolare momento politico. Questa rappresentazione finisce per favorire la sfiducia, la disaffezione, la mancata partecipazione e l’astensione al voto: “Sono tutti uguali! Non c’è nulla da fare”. Immaginare la vittoria del populismo che intende esacerbare una crisi vera, reale e feroce è un rischio sempre meno ipotetico.
Conclusione
La Scuola del Popolo si rivolge, quindi, al cittadino facente parte di quel popolo che deve esercitare sino in fondo la sua sovranità attraverso le regole della democrazia. La Scuola è sua, perché là trova la sua condizione ideale per appropriarsi degli strumenti utili a gestire la sua sovranità, consapevole che non esiste una vera democrazia senza un’adeguata preparazione culturale.