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La risorsa territoriale per un curricolo nazionale. Un`integrazione possibile per una cittadinanza terrestre - Ravello 18/04/2007

Resoconto lavori convegno promosso dal Proteo Fare Sapere nazionale e Campania

21/04/2007
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Resoconto della giornata del 18 aprile

“Scuola –Territorio è sempre un binomio interessante sul quale lavoriamo da anni considerando il territorio una risorsa , un libro aperto per la scuola che vive in un contesto variegato ma ricco di conoscenza e di saperi”.

Carmine Gonnella , coordinatore regionale di Proteo Fare Sapere Campania, ha aperto i lavori del Convegno Nazionale di Ravello, dove dirigenti scolastici, docenti della scuola e delle Università, operatori culturali, si sono incontrati in questi due giorni per un confronto sulla possibilità di coniugare il “fare” scuola con la valorizzazione del territorio, la costruzione di un curricolo verticale e orizzontale per rendere i protagonisti delle nostre scuole cittadini terrestri, così come indicato anche dagli studi di Edgar Morin.

“Le esperienze sul territorio sono fondamentali - ha precisato il Segreteria Nazionale della FLC Cgil Renzo Concezione – perché spesso simili anche in luoghi lontani. Il territorio è una forma di conoscenzae di identità utile a recuperare radici, memoria storica, per un confronto con altre esperienze e culture.”

“Dopo la raccolta delle nostre 92.732 firme della petizione per il superamento e l’abolizione delle Indicazioni Nazionali ancora in vigore – ha affermato nel suo intervento Omer Bonezzi, Presidente Nazionale di Proteo Fare Sapere – abbiamo con la nostra Associazione e la FLC Cgil chiesto l’istituzione di una Commissione pluralista e trasparente per una Scuola non del Governo ma della Repubblica, impegnata a rielaborare nuove indicazioni nel rispetto dell’autonomia scolastica.

Questo è strettamente collegato al decreto dipartimentale con il quale il Ministro della P.I. ha insediato la Commissione dei Saggi per le Nuove Linee – guida della Scuola.

Per la costruzione di un curricolo partire da linee-guida che diano indicazioni nazionali di orientamento alle scuole dell’autonomia è fondamentale , ma ci chiediamo perché fermarsi ai 13 anni, con un obbligo scolastico che è fissato a 16 e che per noi deve mirare ai 18.

Per noi la “ cittadinanza terrestre” è patto tra uomini con dichiarazioni universali, per una condivisione civile utile a tuttie nel riconoscimento di tutte le etnie, le religioni eculture. Elementi di identità localepotranno entrare in tutte le discipline, valorizzando le diversità positive del territorio negli ambiti disciplinari”.


Resoconto della giornata del 19 aprile

Ha aperto i lavori di questa seconda giornata l'Ispettore Tecnico del M.P.I. Giancarlo Cerini con una riflessionee un bilancio a dieci anni dall’applicazione della Legge n. 59 e dal DPR 275/99 sull’Autonomia.

“Occorre rimettere al centro l’autonomia, ripartire dal lavoro dei docenti della scuola, dove essi non siano soltanto i terminali dell’elaborazione di altri ma i veri protagonisti della costruzione del Progetto Scuola e dei curricula, ricostruendo un patto tra istituzione scolastica e cittadini.

La scuola della Repubblica – ha affermato Cerini –aperta all’Europa, è il legame con la scuola della “ comunità”, in essa il dirigente scolastico ha un ruolo fondamentale di garante dello Stato, della legalità , con compiti istituzionali, ma rappresenta anche la domanda sociale territoriale. Oggi è competitivo sul piano sociale e culturale un territorio, non un’impresa o una singola comunità. La scuola è fautrice di questa cooperazione e incide su un investimento di “capitale sociale”. Una “buona” scuola oltre all’apprendimento formale, colto, forma la “persona”, attraverso la cura educativa, rendendo con empatia e responsabilità i suoi alunni persone autonome, che apprendono insieme, in una comunità professionale finalizzata all’apprendimento individuale, di ognuno.

Autonomia didattica e di ricerca significa leggere il territorio recuperando il patrimonio culturale della nostra tradizione.

Dovremmo chiedere uno sforzo di sobrietàe serietà aiSaggi della Commissione Ministeriale. Nelle nuove Indicazioni Nazionali bisogna indicare non obiettivi specifici scanditi da annualità, con separatismi disciplinari, ma individuare alcuni traguardi lineari, obiettivi di apprendimento fondamentali, ambiti a banda larga, non contenutistici, ma procedurali, traguardi di sviluppo, offrendo una “sponda” istituzionale all’autonomia di ricerca.”

Isabella Filippi, Presidente di Proteo fare Sapere Bologn , con la sua relazione su “Spunti per un curricolo verticale” è partita dall’aspetto normativo per definire un percorso, che facendo riferimento agli studi di Piero Romei, Edgar Morin e Howard Gardner, guidi i docenti, in autonomia, ad imparare a riapprendere con una modalità non sequenziale, ma circolare e rispettosa del cambiamento generazionale.
“Una società che non investe nella scuola non ha futuro – ha affermato Isabella Filippi –e i pacchetti formativi sono quei processi che la scuola riesce a mettere in campo nel rispetto del territorio , senza pretenderedi “ governare” la complessità. Per un curricolo verticale occorre tener presente la formazione centrale dell’autonomia, secondo i principi della ricerca scientifica, che va progettata, valutata e incentivata, senza la rigidità di indicazioni nazionali.”

Per l’integrazione di un curricolo che considera importanti le tradizioni locali e popolari il prof. Paolo Apolito, docente di Antropologia Culturaledell’Università di Salerno e Roma 3, si è soffermato sul concetto di identità locale, considerata “ immaginaria”, perché ormai in estinzione nel mondo contadino e popolare, superato dalle realtà metropolitane.

“Il meccanismo dell’appartenenza non è il rimanere rigidamente legati ad un casuale luogodi nascita – secondo il prof Apolito – ma ai suoi valori migliori, che possono appartenere anche ad un altro territorio. Più che di identità dovremmo parlare di appartenenza e non di localismo, soprattutto in un luogo come il Mediterraneo che da ottomila anni è stato attraversato da incroci di culture, dove è difficile trovare autenticità.

Occorre abituare i giovani ad una diversità culturale, complementare al sé, con apertura e non chiusura conflittuale, ma apertura solidale, lavorando sui “ patrimoni simbolici comuni” che sono importanti e utili per l’umanità”.

Nel pomeriggio ha riaperto i lavori il dirigente scolastico di Montesanosulla Marcellana (SA) Angelo Sica, con una comunicazione di un’esperienza dal territorio ormai ventennale, di una scuola che costruisce i propri libri di testo, partendo dalla storia locale e integrando lo studio della storia nazionale e mondiale, in un continuo confronto e parallelismo, basato sulla ricerca-azione.

“Il Circolo Didattico di Montesano ha conquistato un’Autonomia su campo – racconta Sica – partendo dalle difficoltà dei ragazzi , dal loro isolamento, dall’incapacità a capire la cultura degli “ altri”. Recuperando e riappropriandoci delle risorse del territorio siamo andati oltre il libro di testo, con la ricerca sull’oralità, finalizzata al miglioramento di una pratica didattica, da un sapere originario che doveva raggiungere un sapere “esperto”. Abbiamo così imparato insieme: docenti, dirigente e alunni a documentare con metodo scientifico, per produrre software, libri, video - filmati recuperando la nostra storia, tra archivi, bibliotechee anche tribunali.

Per noi il curricolo è “ memoria” su cui lavorare nei laboratori con impegno “.

E’ seguita la relazione di Antonio Valentino, dirigente scolastico dell’IIS “A. Spinelli “ di Sesto S. Giovanni (MI), sull’Identità d’Istituto la progettazione curricolare.

Anche Valentino è partito dall’Autonomia, in quanto pratica ancora non molto diffusa sul nostro territorio nazionale e nelle scelte delle scuole, in quanto il tema dell’identità è strettamente collegato al Piano dell’Offerta Formativa e al DPR 275/99, che nell’art. 3 esprime l’identità culturale e progettuale delle scuole, dentro un’autonomia non assoluta ma organizzata.

“Pensare alla propria identità in termini progettuali – dice Valentino -sottrae ad un’idea di scuola negativa, ripetitiva, demotivante per studenti e docenti, opaca, non trainante, che non sviluppa appartenenza. Nella nostra scuola si lavora per l’utilità e il valore dei saperi, mettendo al primo posto le pratiche laboratoriali, con insegnanti che sono guide, tutors.

Con la Conferenza d’Istituto ci interroghiamo e ci confrontiamo con gli assessori, con le aziende, le forze sociali, per migliorare l’identità criticamente.

L’autoanalisi d’Istituto è un altro importante elemento, difficile da attuare ma necessario per superare l’autoreferenzialità, con competenza, coordinamento,coinvolgimento per una scuola democratica e avanzata, in una cultura dell’esserci, di ciascuno dentro il progetto, in una logica di squadra, per lo sviluppo, il miglioramento in una dimensione di ricerca continua.”

Ha concluso con un’esperienza del Liceo Scientifico “Genoino”di Cava de’Tirreni la D.S. Emilia Persiano, che da anni lavora nel territorio con uno sguardo all’Europa: “in un’ottica di confronto continuo con realtà diverse ma accumunate dall’intento di andare oltre i confini del proprio territorio o edificio scolastico, in una rete di scuole, che su aspetti diversi, in modo interdisciplinare operano parallelamente e affrontano diversi aspetti della cultura proiettata in un futuro vicino e lontano.”

Il cerchio della due giorni in costiera amalfitana si è chiusointorno alle esperienze, alle “buone pratiche” della nostra scuola, con gli interessanti e stimolanti spunti di analisi e riflessioni di tutti i relatori che con il loro contributo, hanno arricchito il dibattito e il confronto sul recupero della risorsa territoriale finalizzato all’appropriazione di una cittadinanza terreste se non “planetaria “. Restiamo tutti con i piedi sulla terra ma con lo sguardo puntato ad una “pedagogia con le ali” che ci consente di puntare in alto e di non limitarci ai confini delle singole realtà locali, per aprirci all’altro e al futuro di una scuola migliore.

Relazione integrale di Renzo Concezione

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Roma, 21 aprile 2007

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