Avvio anno scolastico: Emilia Romagna, operazione verità sulla “Buona scuola”
CGIL e FLC CGIL regionali denunciano: “l’organizzazione delle attività scolastiche è messa gravemente a repentaglio”.
A cura della CGIL Emilia Romagna e della FLC CGIL Emilia Romagna
Il calendario scolastico in Emilia Romagna ha previsto l’inizio delle lezioni per tutte le scuole di ogni ordine e grado per il 15 di settembre, ma in realtà il nuovo anno scolastico si è aperto in modo assai più travagliato rispetto a quelli precedenti, con un carico di problematiche irrisolte che hanno messo in discussione il regolare avvio delle lezioni e delle attività didattiche, con grave disagio per le famiglie e l'impossibilità di rendere fruibile il diritto allo studio fin dal primo giorno a tutti gli studenti e a tutte le studentesse, dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori.
L’organizzazione delle attività scolastiche è messa gravemente a repentaglio, in termini di efficacia e qualità, dal fallimento della legge 107/15, la cosiddetta “Buona scuola” che ha moltiplicato i problemi della scuola, invece di risolverli, contraddicendo i roboanti proclami dei rappresentanti del governo e la narrazione dei responsabili degli Uffici scolastici regionale e territoriali che a loro volta tendono a negare pubblicamente i problemi e le loro cause.
La FLC CGIL e la CGIL dell'Emilia Romagna denunciano che ad oggi permangono ancora numerose criticità per le quali è urgente individuare soluzioni che consentano un sereno e proficuo svolgimento delle attività scolastiche:
- gli effetti delle numerose irregolarità riscontrate nelle operazioni di trasferimento del personale, con tanti casi di lesione di diritti individuali, insieme al colpevole ritardo delle operazioni di assunzione del personale, hanno determinato lezioni ad orario ridotto e determineranno nei prossimi giorni e settimane condizioni di avvicendamento continuo del personale con conseguenze negative sulla continuità didattica degli studenti;
- resta alto il numero delle classi sovraffollate, delle sezioni di scuola dell’infanzia e delle classi a tempo pieno richieste dalle famiglie e non autorizzate, laddove le dotazioni organiche non consentono di far fronte all’incremento della popolazione scolastica e ai nuovi arrivi di bambini stranieri;
- la dignità professionale del personale della scuola è messa a dura prova dal mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro, bloccato da oltre sette anni, e da interventi ideologici previsti dalla 107 sulla premialità (bonus) e sulla “chiamata diretta” che hanno scardinato principi generali del lavoro e la libertà e la pluralità dell’insegnamento costituzionalmente garantite;
- le norme capestro della legge di stabilità, che non consentono la sostituzione del personale Ata, mettono a rischio il regolare svolgimento degli adempimenti amministrativi e le necessarie condizioni per la vigilanza degli ambienti scolastici e la stessa sicurezza degli allievi.
Ed infine il tema prioritario e più urgente che riguarda i bambini e i ragazzi più vulnerabili, e per questo più “esigenti”: in questa regione è a rischio l’integrazione scolastica di tantissimi studenti diversamente abili a causa della mancata assegnazione degli insegnanti di sostegno necessari.
Dare una risposta a questa emergenza è un dovere al quale nessuno deve sottrarsi.
Non possono bastare la professionalità e il senso di responsabilità degli operatori degli uffici decentrati del Miur e di tutto il personale della scuola che affannosamente, in condizioni impossibili, hanno cercato e cercano di rendere efficacemente il proprio servizio a favore della comunità scolastica, nel totale abbandono da parte del Ministero. Per i dirigenti scolastici, per i docenti, per il personale Ata, per gli studenti si preannuncia un anno scolastico carico di difficoltà, di caos, di disagi, in un vuoto di prospettiva che la legge 107 ci consegna e che costituisce elemento strutturale di debolezza destinata a pesare negativamente sulle sorti della scuola pubblica.
Al Direttore Regionale chiediamo di assegnare con urgenza i posti di sostegno in deroga in numero necessario per garantire a tutti gli studenti diversamente abili, nessuno escluso, una proficua integrazione scolastica.
Chiediamo a tutte le forze politiche e ai rappresentanti delle istituzioni locali di lavorare affinché siano recuperati gli spazi di confronto con il mondo della scuola, mancati nella fase di stesura della legge, che possono servire per affrontare le tante criticità della legge e individuarne i necessari cambiamenti.
Le riforme non si fanno con la riduzione dei diritti, della partecipazione e della democrazia.
Siamo convinti della necessità che tutte le componenti della scuola reale si uniscano nel rivendicare le condizioni per una scuola della Repubblica, in cui la serietà e la qualità degli studi e la condivisione delle scelte educative siano il caposaldo della realizzazione di un diritto allo studio universale.
La scuola pubblica statale è lo snodo necessario fra l’orizzonte dei diritti e l’esercizio attivo della cittadinanza, perciò dovrebbe costituire il più importante investimento del Paese.
Non dimentichiamo che ciò che interessa al personale della scuola, agli studenti, alle famiglie, ai cittadini non sono gli annunci, ma anche e soprattutto verificare se gli annunci trovino un’effettiva e adeguata traduzione operativa nei fatti, altrimenti invece di fare un'operazione verità si rischia di fare solo mera demagogia. Riteniamo che la scuola abbia bisogno di ben altro.